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Sequestrate 5 società

Maxi frode nel commercio inerti. Quattro arresti, perquisizioni in tutta Italia

In foto: alcuni beni sequestrati
alcuni beni sequestrati
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 22 mag 2024 08:43 ~ ultimo agg. 17:37
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La Guardia di Finanza di Rimini ha scoperto una maxi frode nel commercio di materiali inerti nell’ambito dell’operazione Black Sand. Alle prime luci dell’alba, le fiamme gialle, con il coordinamento della locale Procura e la collaborazione dei Comandi Venezia, Ferrara, Forlì, Roma, Chieti, L’Aquila, Benevento, Caserta, Napoli, Salerno e Messina, hanno eseguito misure cautelari nei confronti di quattro persone, tratte in arresto: due in carcere e due ai domiciliari. Contestualmente, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di 5 complessi aziendali con sede nel riminese per i reati di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e trasferimento fraudolento di valori. In merito invece all’ipotesi di reato di emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, è scattato un sequestro per equivalente da circa 2,1 milioni di euro. Impegnati in vari comuni della provincia 50 militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e del Gruppo di Rimini. In corso anche 44 perquisizioni in 12 province d’Italia. Sequestrati anche 17 veicoli, conti correnti, somme di denaro, rolex e un immobile a Rimini.
I reati contestati sono dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, trasferimento fraudolento di valori e calunnia. I fatti risalgono al periodo tra il 2018 e il 2021. La puntuale ricostruzione effettuata dalle Fiamme Gialle riminesi, ha permesso di accertare che una società con sede nella provincia di Rimini, amministrata di fatto da un soggetto gravato da precedenti penali e carichi pendenti per reati tributari, operante nel settore del trasporto di merci su strada e commercio all’ingrosso di materiali da costruzione, annotava in dichiarazione elementi passivi fittizi derivanti dall’uso di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti, emesse da ditte individuali e società con sede legale nelle province di Ferrara, Rimini, Roma, Chieti, Caserta e Napoli, per un imponibile complessivo di circa 5 milioni di euro. Le investigazioni hanno evidenziato che lo stesso soggetto, per eludere le misure di prevenzione patrimoniali a cui poteva fondatamente presumere di essere sottoposto e di sottrarsi fraudolentemente al pagamento delle imposte, aveva intestato fittiziamente a terzi le quote ed i beni strumentali di 5 società e di un immobile, tutti nel riminese.