Indietro
menu
"non è un gioco"

Gioco d'azzardo. La testimonianza: "chiedete aiuto, non scavatevi la fossa"

In foto: la testimonianza a Fuori dall'Aula
la testimonianza a Fuori dall'Aula
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
gio 11 apr 2024 10:24 ~ ultimo agg. 13:57
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 3 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Fermatevi immediatamente perché il gioco è una dipendenza degenerativa e perserverare è come scavarsi la fossa. Chiedete aiuto“. Sono le parole del ragazzo che è intervenuto alla trasmissione Fuori dall’Aula di Icaro TV per raccontare (di spalle e con la voce camuffata) la sua storia di giocatore d’azzardo patologico. Una storia di discesa, iniziata già a 18 anni, e di rinascita con la ritrovata consapevolezza di avere un problema e di non essere in grado di risolverlo da solo. “E’ legittimo avere paura e vergognarsi ma dobbiamo fare in modo che il coraggio sia più forte ed è importante farsi aiutare” ha spiegato la dottoressa Michela Muccioli, psicologa e psicoterapeuta dell’U.O. Dipendenze Patologiche dell’Ausl di Rimini. Mercoledì 17 aprile alle 20.30 in sala Manzoni a Rimini il tema sarà affrontato nel convegno “Azzardofollia. L’Italia che trasforma il gioco in azzardo” con il giornalista e docente universitario Marco Dotti e la psicologa/psicoterapeuta Chiara Pracucci.

Fuori dall’Aula. L’azzardo non è un gioco

L’azzardo non è un gioco ma un vero e proprio rischio che, spesso, resta nell’ombra finché non è troppo tardi. O quasi. Perché non si parla solo di slot machine o videopoker ma molto spesso anche di “gratta e vinci” o lotto, giochi di massa e ritenuti “socialmente” accettabili. Eppure in Italia i numeri fanno paura: i dati 2022 parlano di oltre 130 miliardi annui, primo paese per giocato pro capite in Europa e terzo al mondo. E se il gioco fisico è aumentato del 22% rispetto al 2021, il dato più preoccupante è l’impennata del 137% di quello on line. Restringendo il campo all’Emilia-Romagna, sono stati spesi 8 miliardi e 904 milioni nel gioco d’azzardo, con una spesa pro-capite di 1.997 euro l’anno. E la provincia di Rimini è poco sotto: quasi 1.800 euro speso a cittadino. Ma qual è l’identikit del giocatore medio? Uomo (8 casi su 10), di cittadinanza italiana (92%) e con una età media di 49 anni. Queste almeno le caratteristiche di chi più spesso chiede aiuto ai Servizi per le dipendenze in Emilia-Romagna. In totale nel 2022 sono stati 1.247 (oltre la metà nuovi assistiti), nel 2010 erano appena 513. Tra le fasce più a rischio ci sono anche gli over 65. Videogiochi nei bar o nelle sale gioco sono la “malattia” di circa il 38% degli assistiti mentre il 13,8% si concentra su Lotto, Superenalotto, Lotterie, Totocalcio e Gratta&vinci. Bar e tabaccherie i luoghi di gioco più frequentati (49,3%) seguiti Sale giochi/Snai (25%) e piattaforme online (16%). Numeri in crescita e preoccupanti ma, secondo gli esperti, solamente la punta dell’iceberg di un fenomeno ancora complesso da intercettare.

Parola d’ordine: sensibilizzare. Partendo dai più giovani. L’Emilia-Romagna continua a rafforzare l’impegno nella lotta al gioco d’azzardo attraverso il Piano d’azione contro la ludopatia: la Giunta regionale ha approvato una ripartizione delle risorse alle Aziende sanitarie di oltre 3,2 milioni di euro. Più di 10 milioni considerando gli ultimi 3 anni. Le priorità sono informare i cittadini sui rischi legati al gioco d’azzardo a partire dai più giovani, e dalle scuole. Formare il personale, sanitario ed anche educativo, delle associazioni, a riconoscere i segnali legati alla ludopatia. E poi far conoscere e consolidare la rete per il trattamento sanitario e sociale del giocatore e dei suoi familiari. Quest’anno è stato istituito anche un nuovo Osservatorio regionale per le attività di monitoraggio. L’Emilia Romagna nel 2013 si è dotata anche di una legge ad hoc che ha permesso in 10 anni di ridurre del 45,2% le attività con gioco d’azzardo situate a meno di 500 metri da luoghi sensibili come scuole, luoghi di culto, impianti sportivi, strutture residenziali in ambito sanitario e luoghi di aggregazione giovanile. “I dati – evidenziano gli assessori regionali Donini e Corsini – ci dicono, purtroppo, che le persone assistite dai Serdp, i Servizi per le dipendenze, sono in aumento: dobbiamo continuare a fare ogni sforzo per contrastare questo fenomeno”.