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Scatta il toto nome

Candidatura Bonaccini, i commenti. M5S: si volta pagina; Fd'I: fuga a Bruxelles

In foto: Stefano Bonaccini
Stefano Bonaccini
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
sab 20 apr 2024 19:06 ~ ultimo agg. 21 apr 16:05
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La candidatura di Stefano Bonaccini come capolista nella circoscrizione nord-est per il PD (vedi notizia), benché attesa, è la notizia politica del giorno. Tanti i commenti da parte di alleati e avversari ma anche l’avvio delle grandi manovre, interne allo stesso Pd, per individuare il nome da schierare per la sua successione alla guida dell’Emilia-Romagna. Tanti i nodi da sciogliere a partire dalla scelta delle primarie o meno. Tra i nomi che girano da tempo ci sono quello dell’attuale assessore regionale ed ex segretario della Cgil Vincenzo Colla e della vicepresidente Irene Priolo. Più defilato l’assessore al Turismo e ai Trasporti, Andrea Corsini. Al di fuori della Giunta si fa invece il nome del sindaco di Ravenna, Michele De Pascale, che avrebbe però ancora due anni di mandato. Il voto dovrebbe avvenire in autunno e di tempo per presentare, ed eventualmente, bruciare nomi ce n’è parecchio. Così come parecchi, come detto, sono i commenti.

Dure le parole del consigliere regionale di Fratelli d’Italia Giancarlo Tagliaferri: “Bonaccini ha ufficializzato la sua candidatura alle elezioni europee nella circoscrizione di nordest per il Partito Democratico. Ebbene, dopo aver fatto danni in Emilia-Romagna insieme alla sua squadra di governo regionale (solo per citarne alcuni: buco di bilancio nella sanità, nessuna lotta al dissesto idrogeologico e sonni tranquilli dormiti sul dilagare della peste suina con un intero comparto che rischia davvero grosso), ora pensa al suo futuro e tenta la fuga a Bruxelles. Gli Emiliano-Romagnoli – traditi dal loro governatore – meritano sicuramente di meglio. Noi siamo pronti!”.

Cui fa seguito il Coordinamento Provinciale di Fratelli d’Italia che “esprime il suo netto dissenso e preoccupazione rispetto alla candidatura di Stefano Bonaccini alle elezioni europee, contestando con forza la gestione amministrativa di cui si è reso protagonista in Emilia-Romagna.

È inaccettabile che una figura politica che ha lasciato la sanità emiliano-romagnola in uno stato di grave difficoltà finanziaria e di inefficienza nelle prestazioni aspiri ad un ruolo all’interno del Parlamento Europeo. Sotto la guida di Bonaccini, il sistema sanitario della regione ha mostrato crepe profonde, tradendo le aspettative dei Cittadini che hanno dovuto fare i conti con una gestione inadeguata delle risorse e dei servizi.

Altrettanto grave appare la situazione legata alla struttura commissariale per la ricostruzione post-terremoto del 2012, ancora operativa dopo anni di promesse non mantenute. La comunità emiliano-romagnola, ancora in attesa di vedere realizzata una piena ripresa dalle devastanti conseguenze del sisma, si vede irrisa da una candidatura che ignora i fallimenti del passato recente.

Non meno rilevante è il modo in cui l’alluvione del 2023 è stata gestita, o meglio, non gestita. Le responsabilità di una tale disastrosa risposta alle emergenze climatiche non possono e non devono essere dimenticate. Questi fatti sollevano seri dubbi sulla capacità di Bonaccini di rappresentare efficacemente gli interessi dei Cittadini a livello europeo, considerata la sua evidente incapacità di far fronte a criticità sul territorio che ha amministrato. Inoltre, è doveroso evidenziare come la sinistra, cui Bonaccini appartiene, proclami ad alta voce il proprio impegno ambientalista, salvo poi fallire miseramente nell’attuazione di politiche concrete a tutela dell’ambiente.

Emblematica è la loro negligente gestione della pulizia dei fiumi e la latitanza nella realizzazione di opere fondamentali per la prevenzione delle alluvioni, come le vasche di laminazione, che avrebbero potuto mitigare gli effetti delle catastrofi naturali sulla vita dei cittadini. Questa contraddizione tra il dichiarare e il fare evidenzia un atteggiamento ambientalista solo a parole, che smentisce la retorica prevalente di un impegno effettivo per la salvaguardia del nostro territorio. L’aspetto forse più inquietante è il tentativo da parte di Bonaccini di evitare le conseguenze di una gestione politica tanto fallimentare scappando a mandato non ultimato, in cerca di rifugio all’interno del Parlamento Europeo, per sottrarsi al giudizio degli elettori nelle prossime elezioni. Tale manovra appare come un tentativo trasparente di evitare di rispondere delle proprie responsabilità politiche, dimostrando un chiaro disinteresse per il destino delle comunità che ha lasciato dietro di sé.

L’Europa e l’Italia hanno bisogno di figure che portino avanti politiche di rilancio economico, sociale e ambientale con decisa determinazione, non di chi ha dimostrato di non saper gestire le emergenze e il quotidiano amministrativo, né tanto meno di chi cerca di eludere il giudizio popolare attraverso fughe opportunistiche. Fratelli d’Italia continuerà a battersi affinché al Parlamento Europeo siedano persone di comprovata capacità e integrità, in grado di affrontare con serietà e impegno i compiti che li attendono. La candidatura di Stefano Bonaccini appare, alla luce dei fatti, in netto contrasto con questi principi.

Netta anche la posizione del consigliere regionale della Lega Massimiliano Pompignoli.Finalmente si alza il sipario su Stefano Bonaccini, sulla sua dipendenza dalla poltrona e sull’incapacità di portare a termine un mandato fragile, caratterizzato da una progressiva insofferenza a capire e ascoltare la propria gente, i territori e anche gli avversari. Bonaccini scappa nel momento più difficile, a meno di un anno dall’alluvione che ha distrutto buona parte della Romagna. Scappa di fronte a una ricostruzione che contesta ma decide di mettere da parte, anteponendo la propria carriera al futuro degli emiliano romagnoli, prediligendo una campagna elettorale per l’ennesimo posto fisso che a scadenza di mandato forse non sarebbe arrivato. In pieno stile Pd, dopo giorni di moine e giri di parole, getta la scialuppa in mare e prende il largo dopo aver lanciato la nave alla deriva. C’era da aspettarselo?! Forse sì… ma credevo che di fronte a una tragedia come quella dell’alluvione, alla necessità di fare squadra e mettere da parte la propria carriera, Bonaccini facesse una scelta più intelligente, più nel suo stile. Ma ancora una volta la sinistra lo ha fagocitato e acceso di avarizia. Dunque in bocca Presidente, il centrodestra è pronto a guidare l’Emilia Romagna.

Il senatore del MoVimento 5 Stelle Marco Croatti parla invece di una Regione che volta pagina: “In regione Emilia-Romagna si volta pagina, dopo dieci anni, e nel campo progressista c’è l’opportunità e l’occasione di costruire un nuovo percorso politico condiviso forte, credibile, innovativo, che potrà mostrare a tutto il Paese una politica davvero alternativa a quella classista, eversiva, lobbista della destra di Meloni e Salvini. In Emilia-Romagna possiamo costruire un progetto progressista che metta al centro l’interesse comune e non quello di pochi, che sia inclusivo, solidale e contro le disuguaglianze, che sia davvero ambientalista e capace di puntare sulla sostenibilità come chiave per rendere le nostre imprese sempre più competitive e innovative. I confronti con le altre anime progressiste, ambientaliste, pacifiste della regione, già avviati sui territori e nei comuni, si intensificheranno e auspico che nel percorso di dialogo in vista delle elezioni regionali di novembre non ci si fermi ad aspettare quelle forze politiche che spesso in Parlamento e nel Paese si schierano e votano a favore delle pessime misure volute dalla destra su giustizia, legalità, sull’informazione. Le stesse forze politiche che su ambiente, pace, sviluppo, sono lontanissime da posizioni progressiste e vicine piuttosto a politiche conservatrici. Serve una visione forte e condivisa e se ci sarà la volontà di lavorare in tal senso non sarà complicato trovare la persona giusta per rappresentare questo progetto. Come M5S agiremo per dare all’Emilia Romagna un grande futuro”.