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fiduciosi nella giustizia

Cinque mesi dall'omicidio Paganelli. I figli: frustrazione nel vedere il tempo che avanza

In foto: Pierina con i tre figli e l'ex marito
Pierina con i tre figli e l'ex marito
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
dom 3 mar 2024 15:05 ~ ultimo agg. 4 mar 14:06
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3 ottobre, 3 marzo. Sono passati cinque mesi dalla sera del terribile omicidio di Pierina Paganelli, la 78enne trovata senza vita nel garage della palazzina dove viveva in via del Ciclamino a Rimini. Il suo corpo, straziato da 29 coltellate, sarà rinvenuto la mattina del 4 ottobre dalla nuora Manuela Bianchi. Un omicidio che resta ancora senza un colpevole e da alcune settimane tutto tace anche sul fronte delle indagini. Per mesi i principali sospettati sono stati la stessa Bianchi, il fratello Loris e Louis Dassilva, il vicino di casa che ha avuto una relazione con la nuora di Pierina, tutti e tre ascoltati dagli investigatori come persone infornate sui fatti. Nonostante ciò, nessuno di loro è mai stato iscritto nel registro degli indagati.

Un dolore fortissimo è quello che sta attraversando la famiglia di Pierina, in particolare i suoi tre figli, Giacomo, Chiara e Giuliano, acuito ancora di più dal non sapere chi e perché abbia ucciso la loro mamma. Li abbiamo interpellati e tramite i loro legali, gli avvocati, Marco e Monica Lunedei, raccontano ancora una volta il loro strazio, vissuto lontano dai riflettori, dicono che resta incrollabile lo loro fiducia nella Procura, ma sono molto frustrati dal tempo che passa senza risposte e chiedono sia fatta giustizia, perché è umano pretenderla nel minor tempo possibile.

La nota degli avvocati: A distanza di cinque mesi dalla tragedia che ha colpito la loro famiglia i nostri assistiti convivono ogni giorno con il vuoto incolmabile lasciato dalla madre e con l’incredulità per quanto accaduto a una donna amata e rispettata da tutti coloro che la conoscevano, sempre pronta a dedicarsi al prossimo senza riserve; non è passato giorno in cui i familiari non si siano domandati chi possa aver compiuto un simile gesto e perché, ma hanno scelto di vivere il dolore in forma privata per il rispetto dovuto a quella figura, Pierina, che troppo è stata oggetto di dibattiti, chiacchiere, pettegolezzi, sproloqui. La difficile convivenza con questi pensieri è lenita da un’incrollabile fiducia nel lavoro della Procura: è umano “pretendere giustizia” nel minor tempo possibile e provare frustrazione nel vedere il tempo che avanza, ma ugualmente è logico comprendere che la gravità dei fatti e la complessità dell’indagine richiedano un tempo congruo.