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di Carlo Alberto Pari

Fatui ed ottimisti. Una riflessione che parte da una citazione di Bobbio

di Ospite   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
dom 6 ago 2023 07:44 ~ ultimo agg. 5 ago 19:06
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Non dico che tutti gli ottimisti siano sempre fatui, ma i fatui sono tutti ottimisti“. Si tratta di una sintetica e lungimirante citazione di Norberto Bobbio. Questo articolo è solo un resoconto, non certo un giudizio politico, ma una sintesi su quattro punti fondamentali, che incidono in modo determinante sulla vita degli italiani. Premetto, per estrema correttezza, che le congiunture evidenziate, sono il frutto di una sommatoria di anni, nei quali si sono alternate differenti amministrazioni nazionali. L’auspicio, è quello di favorire un passaggio, dall’ignavia, se qualcuno ne è affetto, ad una ponderata riflessione sul futuro.
SANITA’: La spesa sanitaria italiana rispetto al PIL (prodotto interno lordo) nel 2020 era già inferiore a quella della Spagna, della Francia, della Germania. Inoltre, l’inflazione ha eroso ed erode, una percentuale elevatissima dei finanziamenti, mentre avanza con passi da gigante la sanità privata. Le prenotazioni per le visite specialistiche, di sovente, sono dilazionate in un arco temporale estremamente dilatato. In aumento, anche i cittadini che rinunciano alle cure, a causa delle corpose liste di attesa, o peggio, per motivi economici. Infine, è bene prendere atto che la spesa privata degli italiani per curarsi, ha traguardato circa 40 miliardi annui, ben oltre le normali finanziarie dello Stato.
RETRIBUZIONI: Considerando i Paesi OCSE, i salari medi degli italiani sono tra i più bassi, le ripercussioni saranno significative anche sul futuro, difficilmente le contribuzioni potranno garantire rendite adeguate . Al riguardo le attuali pensioni, sono state recentemente tosate in modo molto significativo, tagliando la perequazione automatica (oltre i 1600 netti circa). Così facendo, considerando l’inflazione di questi ultimi anni, tanti pensionati che hanno versato (obbligatoriamente) contributi per svariati decenni, al fine di assicurarsi una rendita adeguata, perderanno una buona parte del valore reale, nel disinteresse pressoché generale.
INFLAZIONE: A dicembre 2022, l’inflazione italiana è stata tra le più elevate in Europa, (12,3%) dopo la Lettonia, la Lituania, l’Estonia, Slovacchia, mentre in Germania si è fermata al 9,6%, in Francia al 6.7% in Spagna al 5,6%. La media UE è stata del 9,2%. Appare evidente, la maggiore erosione delle retribuzioni nel nostro Paese (già tra le più basse) rispetto alla Germania, alla Francia, alla Spagna.
DEBITO PUBBLICO: il debito pubblico Italiano ha traguardato a maggio i 2.817 miliardi, una cifra abnorme, che lasceremo come eredità. Solo nell’ultimo anno (maggio su maggio) il debito è aumentato di quasi 60 miliardi, cui dovremo aggiungere il PNRR, infatti, sui circa 200 miliardi che riceveremo, 120 (circa) saranno prestiti, ergo, ulteriori debiti. Nei prossimi anni, una recente stima, indica il totale degli interessi che dovremo pagare : dai circa 57 miliardi all’anno del 2020, ai presumibili 100 miliardi del 2026, sperando non si pensi di reperirli, ad esempio,
dalla sanità o dalle pensioni. Tanto per fornire un ultimo dato significativo, il nostro “spread” (la differenza di rendimento tra titoli di debito italiani a 10 anni ed i tedeschi) a fine luglio 2023 era circa 160, quello della Grecia 125. Normalmente, nel mondo finanziario, lo spread è un indicatore di rischiosità.

Ciò che non comprendo, sono le motivazioni che spingono a volte a riempire le piazze per eventi sportivi, in alcuni disdicevoli casi, persino a lottare per supportare squadre di plurimilionari, oppure, accalcarsi per uno spettacolo, dove a fatica si vede il fortunato protagonista, mentre di converso, raramente le piazze sono colme per le pacifiche manifestazioni, ove si contestano stipendi da fame, blocco parziale della perequazione automatica sulle pensioni, riduzione o mancato adeguamento delle spese sanitarie, aumento esponenziale delle disuguaglianze e perché no, “bonus a pioggia”, spesso elargiti a prescindere dal reddito e dal patrimonio, mentre il debito da lasciare in eredità ai figli ed ai nipoti cresce esponenzialmente e peserà soprattutto sui poveri, oberati come i benestanti, dagli oltre 46.000 euro di debito pro capite, o se preferite, circa 110.000 a famiglia.
Arrivederci a settembre, buone vacanze a tutti.
Carlo Alberto Pari