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convocata assemblea pubblica

Casa Madiba alza la voce: il nostro impegno vittima di progettazione calata dall'alto

In foto: Casa Madiba a Forlì
Casa Madiba a Forlì
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 12 giu 2023 07:48 ~ ultimo agg. 07:57
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Per martedì 20 giugno alle 20.30 Casa Madiba convoca un’assemblea pubblica , per decidere i prossimi passi. L’appuntamento è nel piazzale di via Dario Campana “liberato dedicato a Bafode Camara, Ebere Ugjunwa, e Romanus Mbeke”, vittime di sfruttamento sul lavoro.

L’annuncio dell’assemblea è l’occasione per lamentare l’atteggiamento dell’Amministrazione Comunale nei confronti dell’attività svolta  in varie forme negli spazi di via Dario Campana: “Ancora una volta la considerazione da parte del Comune nei confronti dei progetti sviluppati su vari livelli e forme ibride di organizzazione sul tema della grave marginalità adulta, è pari a ZERO. Dal 2015 nel piazzale di Casa Madiba è attivo il Guardaroba Solidale (GSM), un progetto rivolto alle persone in grave precarietà abitativa e homeless, rimasto attivo anche durante la pandemia, che svolge un servizio di drop-in e supporto fondamentale.

Già lo scorso lunedì le attività sono state compromesse dai sopralluoghi propedeutici allo svuotamento degli edifici individuati per la realizzazione del centro servizi a bassa soglia con i fondi del PNRR, senza alcun avviso da parte del Comune. Nonostante vari contatti e interlocuzioni con i tecnici, lunedì mattina le attiviste hanno trovato un camion con gru nel piazzale. Siamo di fronte ad un atteggiamento di arroganza da parte del Comune, che continua a mettere in campo azioni di sabotaggio dall’alto delle progettualità sociali sviluppate su questa area, motivo per il quale a novembre e dicembre scorso ci siamo mobilitat* davanti al Consiglio comunale e con la Madiba Street Parade.

Un Comune che dimostra ancora una volta di non avere alcuna considerazione degli sforzi che facciamo per tenere aperto uno spazio safer di cura e sostegno mutualistico come il Guardaroba solidale, attività totalmente autofinanziata, che siamo costrett* a svolgere all’esterno, adattandosi a spazi non adeguati. Guardaroba Solidale e Casa Madiba che sono ancora in prima linea, ricordiamolo, a Forlì a supporto della popolazione alluvionata ancora sotto shock.

E’ questo il modo con cui l’Amministrazione continua ad intendere la co-progettazione? E’ questo il modo con cui l’Amministrazione intende valorizzare esperienze virtuose e innovative del Terzo Settore che si sono sviluppate in quest’area urbana? Per noi l’azione nel campo della marginalità non è un hobby, né un passatempo, né una vomitevole carità verso le persone povere buona a lavarsi la coscienza.

Per noi è un’azione radicale, come ci ha insegnato Don Gallo, che mettiamo in campo facendo i conti con risposte istituzionali sempre emergenziali, con bisogni sempre più diffusi e complessi, senza neanche poter contare su spazi adeguati e sicur* per le persone che li attraversano. Adesso basta! Come ci hanno ricordato le compagne dell’autodifesa Transfemminista durante la Street parade di dicembre, troviamo assurdo che realtà come Casa Madiba siano imbrigliate nella categoria di “centro giovani”, un tentativo per normarle e normalizzarle.

Troviamo triste che le esperienze di accoglienza, mutuo aiuto e solidarietà dal basso presenti nell’area di Casa Madiba vengano soffocate da una progettazione comunale calata dall’alto, espressioni degli assetti di potere e dei ruoli e incarichi dentro la giunta e delle lobby e interessi da tutelare. A questa progettazione miope ed escludente noi vogliamo rispondere con un esercizio di immaginazione, di fantasia al potere.

Dichiariamo Casa Madiba Network un bene comune per la città di Rimini, uno spazio che non è né pubblico né privato ma della collettività, di noi tutt*. Immaginiamo allora tutta l’area Forlani come una cittadella da restituire alla comunità per attività socio-culturali, immaginiamo case di accoglienza per donne e soggettività lgbtq+ in condizione di homelessness che non sono presenti nella nostra città.

Immaginiamo progetti di inserimento lavorativo per persone svantaggiate coem la Cucina e Pizzeria sociale IL VARCO, anch’essa senza uno spazio adeguato per svilupparsi. Immaginiamo spazi per la cultura, spazi per una socialità non mercificata”.