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revocati i domiciliari

Tentato omicidio a Viserba, l'aggressore patteggia 4 anni

In foto: i carabinieri sul posto e le macchie di sangue (foto Adriapress)
i carabinieri sul posto e le macchie di sangue (foto Adriapress)
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 13 apr 2023 17:43 ~ ultimo agg. 14 apr 11:30
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Nel maggio del 2022 fu arrestato dai carabinieri di Rimini con l’accusa di tentato omicidio aggravato, perché nel tardo pomeriggio del 22 aprile, a Viserba, ferì alla coscia e all’addome con un coltello un collega di lavoro col quale c’era stata prima una discussione per futili motivi e, successivamente, una zuffa.

Questa mattina l’imputato, un ragazzo all’albanese di 19 anni, finora incensurato, che vive in provincia di Bologna, difeso dagli avvocati Roberto Godi del Foro di Bologna e Alessandro Falzoni del Foro di Ferrara, ha patteggiato davanti al gup del tribunale di Rimini, Manuel Bianchi, una pena a 4 anni di reclusione che non sconterà in carcere. Da luglio, infatti, era agli arresti domiciliari con la possibilità di uscire solo per recarsi a lavoro. Ora invece la misura detentiva gli è stata revocata e nei suoi confronti è stato disposto l’obbligo di dimora nel comune di Monzuno in cui lavora.

Erano circa le 18.10 quando i carabinieri del Nucleo Radiomobile intervennero in via Polazzi, a pochi passi dal sottopasso pedonale di via Mazzini. Fu lì che l’albanese, all’epoca 18enne da qualche mese, accoltellò un suo connazionale di 19 anni, nonché collega di lavoro, al culmine di una lite. Entrambi lavoravano per una ditta di allestimenti fieristici e gli attriti erano iniziati già sul lavoro. Finito il turno, 19enne avrebbe rimproverato e provocato il neo maggiorenne. Tra i due nacque una zuffa in strada, con il più grande che sferrò un pugno in pieno volto al connazionale, spaccandogli un dente. D’istinto il 18enne prese il coltello da lavoro a serramanico, con una lama di 8 centimetri, che aveva ancora in tasca e colpì alla cieca per due volte il collega, prima all’addome poi alla coscia, lasciandolo sanguinante a terra.

Preso dal panico, corse via facendo perdere le proprie tracce. Non per molto, dato che il collega ferito face il suo nome ai carabinieri. Un mese più tardi fu rintracciato in un appartamento del Bolognese, ospite di un amico. In quell’occasione fu sequestrato anche il coltello a serramanico verosimilmente utilizzato per l’aggressione. Il collega ferito riportò per fortuna delle lesioni minime, anche se quei fendenti avrebbero potuto provocargli morte, secondo la Procura di Rimini, che questa mattina ha accolto il patteggiamento, poi ratificato dal giudice.