Indietro
menu
Commenti dal territorio

Concessioni balneari. UE: niente rinnovo, disapplicare norme non conformi

In foto: repertorio
repertorio
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 8 minuti
gio 20 apr 2023 12:03 ~ ultimo agg. 21 apr 10:18
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 8 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

E’ arrivata la sentenza della Corte di Giustizia Ue sulle concessioni balneari che sancisce, nell’ambito della vertenza che coinvolge l’Autorità italiana garante della concorrenza e del mercato e il comune di Ginosa (Taranto), la linea già tracciata. “Le concessioni di occupazione delle spiagge italiane – si legge – non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente“. L’UE specifica quindi che i giudici nazionali e le autorità amministrative italiane “sono tenuti ad applicare le norme pertinenti” del diritto europeo, “disapplicando le disposizioni nazionali non conformi“.

Secondo indiscrezioni, scrive il senatore riminese del MoVimento 5 Stelle Marco Croatti, “sarebbe in arrivo una lettera con cui Bruxelles concederà due soli mesi all’Italia per eliminare la proroga delle concessioni balneari. Dopodiché, a meno che non trovi una ‘soluzione urgente’, il nostro Paese subirà deferimento e una salatissima multa“. Il senatore attacca il Governo di centro destra che “in sei mesi non è stato capace di fare nulla spalancando le porte proprio a chi finge di osteggiare, ossia multinazionali e grandi gruppi imprenditoriali a cui non occorreranno mesi per ottenere finanziamenti, garanzie e fideiussioni necessari per partecipare ai bandi“. Croatti teme che gli imprenditori locali vengano di fatto tagliati fuori. “I bandi – dice – saranno realizzati con estrema urgenza per evitare costose infrazioni e le conseguenze saranno gravi non solo per il comparto ma anche per i cittadini e per la competitività dell’offerta turistica delle nostre località balneari. Impossibile in tempi brevi costruire bandi che rispondano alle necessità e alle peculiarità delle comunità costiere, introducano minime protezioni per i piccoli imprenditori, impediscano offerte predatorie di grandi gruppi imprenditoriali.” Il senatore suggerisce invece di “ripartire dal decreto concorrenza del luglio 2023 e non perdere altro tempo per lavorare, insieme ai comuni, alle associazioni di categoria e a quelle dei consumatori e ambientaliste per costruire bandi trasparenti che eliminino inaccettabili privilegi e abusi e siano capaci di consegnarci concessionari che nei prossimi anni valorizzino le nostre spiagge con investimenti in sostenibilità e in innovazione rispettando vocazioni e tipicità dei nostri territori” conclude.

Ad intervenire è anche il deputato del PD Andrea Gnassi. “E’ arrivato il momento in cui il governo deve decidere di decidere. Non sono ammessi più rinvii” dice. “Quello che viene ribadito oggi a Bruxelles era chiarissimo a tutti da tempo – continua – e lo ripetiamo fin da quando questo governo si è insediato iniziando a mandare immediatamente la palla in tribuna sul tema. Ora non è più possibile tergiversare e continuare a lasciare nell’incertezza tutti gli operatori e i territori di un settore nevralgico per il nostro turismo e per la nostra economia, impedendo qualsiasi possibilità di programmazione e investimenti su un patrimonio paesaggistico, turistico, economico e lavorativo del Paese fatto di circa 8000 chilometri di coste e spiagge, 27.000 imprese e centinaia di migliaia di lavoratori. E’ una situazione ormai insostenibile che mette in grave difficoltà Regioni e Comuni ed è giunto il momento di definire una disciplina della materia organica, strutturale e compatibile con il diritto Ue: come sollecitiamo da mesi, il governo convochi immediatamente Regioni, Comuni e imprese per individuare i criteri per l’assegnazione delle concessioni con un approccio serio e concreto che guardi alle specificità territoriali” conclude Gnassi.

Se ancora ci fossero dei dubbi, la sentenza di oggi della Corte di Giustizia europea – aggiunge Roberta Frisoni, assessore al Demanio del comune di Rimini – ha contribuito a dipanarli definitivamente. Il verdetto, che abbiamo iniziato a studiare nel dettaglio, già ad una prima lettura pare non lasciare spazio interpretazioni: come scritto a chiare lettere nel comunicato della Corte Ue che sintetizza la sentenza, la direttiva Bolkeinstein “si applica a tutte le concessioni di occupazione del demanio marittimo, a prescindere dal fatto che esse presentino un interesse transfrontaliero certo”. Si mette quindi nero su bianco, per l’ennesima volta, un dato di fatto assodato: i titoli devono essere necessariamente riassegnati attraverso procedure selettive e i rinnovi automatici delle concessioni vanno considerati illegali. Aspetto, quest’ultimo, su cui si era già espresso in maniera perentoria il Consiglio di Stato, imponendo lo stop allo stillicidio di proroghe che si sono succedute negli anni. Niente di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire, se non fosse che, ora più che mai, la definizione dei decreti attuativi per definire i bandi diventa una urgenza, da porre in cima all’agenda politica del Paese. Un significativo passaggio conclusivo della nota della Corte Ue che accompagna la sentenza, oltre a sottolineare che l’obbligo di applicare “una procedura di selezione imparziale e trasparente, nonché il divieto di rinnovare automaticamente un’autorizzazione rilasciata per una determinata attività sono enunciati in modo incondizionato e sufficientemente preciso dalla direttiva” Bolkeinstein, aggiunge che “poiché tali disposizioni sono produttive di effetti diretti, i giudici nazionali e le autorità amministrative, comprese quelle comunali, sono tenuti ad applicarle, e altresì a disapplicare le norme di diritto nazionale non conformi alle stesse”.  E’ giunto quindi il momento di uscire dall’empasse e dal continuo gioco di rimpalli che ha segnato questa vicenda, se non si vuole mettere nell’angolo un settore economico fondamentale per il Paese come quello del comparto dei balneari, ancora senza certezze, nonché gli stessi i Comuni, a cui spetta il compito di emanare le evidenze pubbliche e che rischiano di rimanere con il cerino in mano, compressi tra scadenze strettissime e mancanza di indicazioni chiare da parte del Governo.  Ora dobbiamo tutti correre, se non vogliamo arrivare alla fine dell’anno con l’acqua alla gola ed esposti alle conseguenze che il mancato rispetto della direttiva comporta. Anche l’evocato tavolo di consultazione tra governo ed enti locali per entrare nel merito dei decreti attuativi, che sollecitiamo da mesi, rischia di arrivare fuori tempo massimo. E sappiamo bene che è quello il passaggio decisivo per costruire gare che rispondano ai criteri definiti dell’Europa e che trovino una sintesi tra l’apertura trasparente al mercato e all’innovazione e la tutela delle imprese e dei lavoratori che hanno investito nelle nostre spiagge.  Il Comune di Rimini dal canto suo ha cercato di accelerare sulle partite di sue competenza, a partire dal nuovo piano dell’arenile, strumento urbanistico che come ovvio dovrà intrecciarsi ed integrarsi con le evidenze pubbliche. Vogliamo arrivare all’estate con il nuovo piano pronto, in modo da poter poi avviare il percorso partecipativo, raccogliere le diverse osservazioni, e approvare definitivamente lo strumento che consentirà di stimolare la rigenerazione della spiaggia anche in coerenza con il Parco del Mare. E che sarà soprattutto l’opportunità per i privati di investire sull’innovazione del prodotto turistico, di cui abbiamo bisogno se vogliamo davvero essere competitivi e attrattivi anche sul piano internazionale. Noi stiamo correndo, ma ci auguriamo che non sia una corsa solitaria e contro vento”.

La decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea di oggi, che ribadisce ancora una volta come le concessioni delle spiagge italiane non possano essere rinnovate automaticamente – commenta l’assessore al Turismo della Regione Emilia-Romagna, Andrea Corsini – segna definitivamente la fine dell’irresponsabile bluff elettorale che l’attuale Governo sta portando avanti da troppo tempo sulla pelle dei titolari degli stabilimenti balneari”. “La direttiva Bolkestein – prosegue – riguarda migliaia di famiglie, solo in Emilia-Romagna oltre 1.500: è importante ricordare che queste persone sono la spina dorsale di una delle grandi industrie di questo paese e non meritano di continuare a essere prese in giro- continua Corsini-. Hanno bisogno di prospettive e certezze, anche se non sono quelle che alcuni auspicavano, già a partire da una stagione turistica ormai prossima”. Per l’assessore c’è solo una strada da percorrere in questo momento: “Su proposta dell’Emilia-Romagna, tutte le Regioni avevano fatto proprio un documento con una serie di criteri ben precisi, e soprattutto realizzabili, per affrontare le gare – conclude –: è da quel testo che dobbiamo ripartire il prima possibile, senza far perdere altro tempo a un settore che vale praticamente il 15% del Pil nazionale”.

Sul tema interviene la senatrice di Fratelli d’Italia Domenica Spinelli: “Il richiamo della Corte di Giustizia europea sulla questione delle concessioni balneari – la Corte ci evidenzia l’impossibilità di rinnovo automatico delle stesse e la necessità di una procedura di selezione imparziale e trasparente – va senza dubbio letta con attenzione, ma ritengo che non sia una bocciatura, come qualcuno vorrebbe far intendere, della linea impostata sulla questione dal Governo Meloni. Se da un lato l’Ue ci ricorda alcuni principi già noti, dall’altro conferisce piena legittimità e rafforza l’utilità del lavoro impostato dal governo con il tavolo tecnico, che sarà chiamato a breve a predisporre la mappatura delle aree demaniali. Da tempo su questa questione, praticamente da quando l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni si è insediato, è in atto un dialogo costruttivo tra il governo, appunto, e gli organi competenti dell’Unione europea. Il governo e la maggioranza che lo sostiene sono pronti ad una ulteriore interlocuzione proficua e costruttiva e sono fiduciosa che tutte le parti saranno soddisfatte da quanto verrà predisposto”.

Scarsità di risorse naturali utilizzabili in Italia con 8.000 chilometri di coste? Via non scherziamo, questi sono i parametri oggettivi – a dirlo è il parlamentare della Lega Jacopo MorroneDunque, non vedo bocciature dalla Corte di Giustizia europea ma di un indiretto riconoscimento di una realtà. Ora procediamo con la mappatura delle spiagge della penisola e con l’insediamento di un Tavolo interministeriale che in termini chiari ed equi stabilisca i criteri per determinare la quantità delle risorse del demanio a livello nazionale”. “Concordo con il collega Gian Marco Centinaio – prosegue Morrone -, la Lega è sempre stata sulla linea che oggi appare ribadita dalla sentenza della Corte di Giustizia europea. L’eventuale applicazione della direttiva UE sulla concorrenza è direttamente connessa alla quantità di risorse presenti a livello nazionale e non limitata al solo livello locale. Salta agli occhi che l’Italia non può essere considerata scarsa di litorali e quindi può a ragione uscire dal vicolo cieco di interpretazioni arbitrarie quando non capziose” conclude il parlamentare romagnolo.

Il commento di Roberto Biagini (Coordinamento Nazionale Mare Libero)

Tanto tuonò che…..piovve “, si potrebbe dire. I concessionari balneari, riuniti nel  conclave permanente delle banalità e del falso racconto pubblico  che quotidianamente divulgano, per l’ennesima  volta,  credendo di entrare “papi” in Europa, non solo non ne  sono usciti neppure “cardinali”, ma questa volta  addirittura rimangono …”spretati” visto come hanno mistificato, urbi et orbi, le attese di questa scontata pronuncia.  Anche il TAR Lecce ed il suo presidente subiscono una sorta di “capitis deminutio” in tema di interpretazione del diritto euro-unitario e di coordinamento con quello nazionale. Nessuna delle “sue”  interpretazioni creative sono state accolte dai giudici Lussemburghesi. Sono stati riconfermati i principi già scolpiti sulla pietra del diritto e del buon senso dalla precedente sentenza della C.G.U.E.  “Promoimpresa” del 2016 e ne sono stati aggiunti altri importanti. Vediamoli:

1) ” L’articolo 12, paragrafi 1 e 2, della direttiva 2006/123/CE del
Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2006, relativa ai
servizi nel mercato interno,
deve essere interpretato nel senso che:
esso non si applica unicamente alle concessioni di occupazione del
demanio marittimo che presentano un interesse transfrontaliero certo” . Quindi l’esame comparativo di messa in gara  deve valere anche se l’ interesse concessorio si limiti a parametri con riferimenti  strettamente nazionali, cioè confinati nei perimetri dei singoli stati  membri.
2) ” L’articolo 12, paragrafo 1, della direttiva 2006/123
deve essere interpretato nel senso che:
esso non osta a che la scarsità delle risorse naturali e delle concessioni  disponibili sia valutata combinando un approccio generale e astratto, a livello nazionale, e un approccio caso per caso, basato su un’analisi del  territorio costiero del comune in questione.” Quindi si deve attribuire rilevanza, in ogni caso, all’indice di occupazione concessoria di un comune costiero concedente per valutare se in quel determinato territorio la “risorsa” sia scarsa o meno;  e la risposta non può che essere positiva ( nel senso della scarsità), ad esempio,  in quei casi di occupazione concessoria superiore al 50 e 60% del litorale comunale.  Se poi si considera pure la legislazione nazionale che impone, un adeguato-giusto equilibrio tra spiagge libere ed in concessione, a questo punto da “scarse le risorse” diventano …..scarsissime…
3) “Dall’esame della prima questione non è emerso alcun elemento idoneo  ad inficiare la validità della direttiva 2006/123 alla luce dell’articolo  94 CE” . Della serie ….guardiamo la sostanza, l’ obiettivo del sistema eurounitario e non il formalismo delle “maggioranze  o unanimità ” dei modelli deliberativi.
4) “L’articolo 12, paragrafi 1 e 2, della direttiva 2006/123 deve essere interpretato nel senso che:
l’obbligo, per gli Stati membri, di applicare una procedura di selezione  imparziale e trasparente tra i candidati potenziali, nonché il divieto di  rinnovare automaticamente un’autorizzazione rilasciata per una determinata attività sono enunciati in modo incondizionato e
sufficientemente preciso da poter essere considerati disposizioni  produttive di effetti diretti”. La Bolkestein ha efficacia diretta nel nostro ordinamento. Punto.
5)” L’articolo 288, terzo comma, TFUE deve essere interpretato nel senso che:
la valutazione dell’effetto diretto connesso all’obbligo e al divieto previsti dall’articolo 12, paragrafi 1 e 2, della direttiva 2006/123 e
l’obbligo di disapplicare le disposizioni nazionali contrarie incombono ai giudici nazionali e alle autorità amministrative, comprese quelle comunali”. Gioco, partita, incontro. Si sapeva già ed è confermato: i comuni non possono mettere la testa sotto la sabbia e devono disapplicare ogni proroga (illegittima) che gli venga proposta da un legislatore inadempiente agli obblighi U..E..