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L'amico scappa con la droga e lui viene sequestrato, condannati tre 20enni

In foto: L'ingresso dell'aula Falcone Borsellino
L'ingresso dell'aula Falcone Borsellino
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 20 mar 2023 19:07 ~ ultimo agg. 21 mar 13:16
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La Corte d’Assise di Rimini, presieduta dalla giudice Fiorella Casadei, dopo oltre tre ore di camera di consiglio, ha ritenuto colpevoli di sequestro di persona ai fini di estorsione tre giovani senegalesi residenti tra Milano e Pavia, che la notte del 22 agosto scorso, a Riccione, tennero in ostaggio un turista 18enne di Busto Arsizio per pochi grammi di stupefacente non pagati da un amico in vacanza con lui.

Il pubblico ministero Luca Bertuzzi aveva chiesto per i tre imputati pene severe, che andavano da un massimo di 16 anni di reclusione a un minimo di 14. La Corte, che ha riqualificato l’estorsione nell’ipotesi più lieve, ha inflitto loro condanne inferiori ma comunque pesanti: 12 anni e 4 mesi per il più giovane del terzetto, un 19enne difeso dall’avvocata Tiziana Casali del foro di Rimini; 11 anni e 11 mesi per un 24enne difeso dall’avvocata Francesca Baroncelli del foro di Rimini; 11 anni e 9 mesi per un 25enne difeso dall’avvocato Federico De Micheli del Foro di Milano. Una volta espiata la pena, gli imputati dovranno essere espulsi dall’Italia.

Secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri di Riccione, che effettuarono gli arresti, l’incontro dei turisti con i tre senegalesi avvenne in piena notte davanti a un locale del Marano, lungo la passeggiata del lungomare Goethe. Il terzetto – è la ricostruzione dei militari dell’Arma, intervenuti su segnalazione delle guardie giurate della Vigilar – avrebbe offerto della marijuana al più grande dei turisti lombardi, che alla fine decise di acquistare qualche grammo. Solo che invece di pagare quanto pattuito, una volta avuta la droga nella mani, scappò via nella speranza che anche l’amico 18enne lo seguisse. Invece venne bloccato dai pusher e tenuto in ostaggio. Sotto la minaccia di un coltello a scatto sarebbe stato poi costretto a seguirli in vari spostamenti per più di un’ora: “Ora, fino a quando il tuo amico non torna coi soldi, tu resti con noi”.

Al 18enne venne anche sottratto l’Iphone 11, che fu costretto a sbloccare in modo che i senegalesi potessero contattare l’amico fuggito. L’intento era quello di  farlo tornare con il denaro. A notare per primi qualcosa di strano furono le guardie giurate della Vigilar, attirate verso le 2.40 da tre ragazzi di colore che circondavano all’altezza dei Bagni 124 e 125 un giovane presumibilmente italiano. Immediato l’allarme ai carabinieri del Radiomobile di Riccione che rintracciarono i senegalesi e liberarono l’ostaggio. Dopo aver raccolto varie testimonianze e visionato i filmati delle telecamere di videosorveglianza, ricostruirono nei dettagli l’accaduto e arrestarono in flagranza i tre senegalesi. Nelle tasche di uno di loro, già destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Corte d’Appello di Milano, trovano tre grammi di cocaina, due di marijuana e cinque di hashish.

Le difese nel corso del processo hanno contestato a più riprese la ricostruzione dell’accusa. Gli imputati, secondo i loro legali, non avrebbero mai costretto con la forza la vittima a restare con loro. Il coltello sequestrato dai militari e nelle mani del più giovane dei senegalesi, sarebbe stato estratto un’unica volta alle spalle del turista, senza che questo nemmeno se ne accorgesse. Gli stessi filmati delle telecamere, inoltre, mostrerebbero che non vi fu costrizione fisica nei confronti del 18enne. Ecco perché i difensori degli imputati hanno preannunciato ricorso in Appello.