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Verso nuovo rinvio

Concessioni demaniali, le voci di politica e categorie

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 12 gen 2023 14:04 ~ ultimo agg. 19:26
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Si va verso una ulteriore rinvio per la riforma delle concessioni demaniali. Il Governo sembra infatti intenzionato a prendere tempo per effettuare la mappatura delle coste prima di definire il ricorso alle evidenze pubbliche. Il tema è stato al centro della nuova puntata di Fuori dall’Aula: presenti Mauro Vanni, presidente di Confartigianato Imprese Demaniali, e Paola Fagioli, direttrice di Legambiente Emilia Romagna. Interviste all’on. Jacopo Morrone della Lega e all’on. Marco Croatti del Movimento 5 Stelle.

Il 2022 si è chiuso con una novità, in parte inattesa, per i concessionari di spiaggia. Il ministero delle infrastrutture ha definito infatti un aumento dei canoni del 25,15%, il più alto mai avvenuto. L’aumento è stato calcolato facendo la media sul paniere Istat tra i prezzi all’ingrosso e i prezzi al dettaglio dell’anno appena concluso. Tutti gli anni i canoni vengono adeguati agli indici Istat ma finora l’incremento più consistente era stato il +7,95% del 2022. Il canone demaniale minimo per il 2023 ammonterà così a 3.377 euro rispetto ai circa 2.500 dello scorso anno. I 473 concessionari demaniali del comune di Rimini verseranno circa 3,8 milioni a cui aggiungere 190.000 euro di imposta regionale. La media al metro quadro è di circa 15 euro per chioschi/bar/ristoranti di spiaggia e di circa 2 euro per gli operatori di spiaggia. Gli aumenti hanno colto di sorpresa la categoria che comunque, più che contestare i rincari, chiede una riforma del settore che stabilisca criteri più equi. In primis tenendo conto della redditività dell’area oggetto di concessione. A preoccupare di più i balneari è invece è l’assenza di risposte certe sul futuro delle spiagge ancora in balia della direttiva Bolkestein, risalente al 2006 e ancora inapplicata. A mettere, apparentemente, fine al regime delle proroghe dopo 15 anni era stata nel 2021 una sentenza del Consiglio di Stato che aveva sancito il ricorso alle evidenze pubbliche. Il Governo Draghi aveva quindi fissato a fine 2023 prima e a fine 2024 poi la data per mettere all’asta le concessioni e nel Ddl concorrenza, definitivamente approvato lo scorso agosto, erano stati messi i paletti di una riforma in attesa però dei decreti attuativi per la definizione di dettagli fondamentali come gli indennizzi per i concessionari uscenti, punteggi bonus per premiare l’esperienza nel settore e altro ancora. Per l’adozione dei decreti il tempo, sei mesi, è ormai agli sgoccioli ma le elezioni hanno frenato tutto. Il nuovo esecutivo infatti sembra intenzionato a posticipare di un altro anno la riforma. 2025 quindi. Ma l’incertezza non aiuta il settore, denunciano gli operatori, restii a fare investimenti al buio senza avere prospettive per il proprio futuro.