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il bilancio del 2022

Guardaroba Solidale, la richiesta resta alta. Crescono casi di precarietà abitativa

In foto: il Guardaroba Solidale
il Guardaroba Solidale
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 5 minuti
sab 17 set 2022 07:12 ~ ultimo agg. 07:13
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Resta alta la richiesta di indumenti e servizi al Guardaroba Solidale Madiba, il servizio attivato da Casa Madiba a sostegno delle persone in situazioni di difficoltà. Oltre a offrire indumenti e ascolto, il Guardaroba raccoglie i dati degli utenti per avere un quadro aggiornato delle situazioni di povertà. Dopo la pandemia, si fanno sentire le conseguenze della nuova crisi.


Il bilancio del Guardaroba Solidale (a cura di Casa Madiba).

Il Guardaroba Solidale Madiba nasce nel 2015 all’interno dell’occupazione abitativa del Villino Ricci e nei primi 5 anni di attività le persone che accedevano ai servizi erano prevalentemente senzatetto. “Con la pandemia, la situazione è visibilmente cambiata, con un aumento esponenziale degli accessi di persone anche in precarietà abitativa, che abbiamo affrontato con una riorganizzazione interna e l’attivazione di nuovə attivistə volontarie per rispondere prontamente alle richieste” riportano le attiviste nell’ultimo report.
Le aperture e attività sono proseguite anche per tutto il periodo della pandemia, salvo l’interruzione nel primo lockdown (marzo/maggio 2020) per poi ripartire con due aperture settimanali: Lunedì e Venerdì, dalle ore 9 alle 11. “Fondamentale è stata la riorganizzazione degli spazi in 4 differenti aree, per accogliere in modo adeguato le persone: rispetto dello spazio interpersonale, della privacy e delle funzionalità del guardaroba” continuano le attiviste. Da questa necessità emerge ancora una volta che gli spazi attualmente utilizzati sono insufficienti e inadeguati per le attività e soprattutto per le esigenze psicofisiche delle persone.
Le aree sono così organizzate: l’Area filtro, è lo spazio adibito all’accoglienza, ad ogni accesso, attraverso una scheda individuale cerchiamo di indagare il contesto di vita e le problematiche di ogni persona; si tratta di attività di drop-in e bassa soglia dove la nostra attenzione è orientata all’ascolto. L’Area salute e sonno: è lo spazio dove vengono distribuiti kit per l’igiene personale, sacchi a pelo e coperte. L’Area distribuzione vestiario: è lo spazio “storico” del Guardaroba, organizzato come un vero e proprio “negozio” dove le persone in difficoltà possono scegliere liberamente i capi e provarli. Tutto l’abbigliamento è donato dai/dalle cittadine e previamente selezionato dalle attiviste. Importante è la collaborazione con il Campo Lavoro Missionario, che ci sostiene ogni qual volta abbiamo necessità. L’Area RISTORO è l’area dove due abitanti di Casa Don Gallo si occupano di organizzare le colazioni. Uno spazio di socialità e di scambio, dove le persone possono rilassarsi e vivere momenti di socialità. Un modo semplice ma fondamentale per accogliere le persone e farle sentire parte del Guardaroba Solidale Madiba.

Alcuni dati
Anche nel 2022 è proseguita la raccolta dati, nel primo Semestre del 2022 sono stati 833 gli accessi totali di cui 90 NUOVI accessi (una media di 3 nuove persone circa ad ogni apertura).
Per quanto riguarda il genere, 526 uomini, 299 donne, 8 altro (non binario, trans). In crescita il numero delle persone migranti (578), delle persone di nazionalità italiana (255) e delle persone senza tetto (355). Il dato più allarmante rimane l’aumento delle persone in precarietà abitativa (da 413 a 471 da un semestre all’altro) che supera di fatto, per numero di accessi totali, quello delle persone senza tetto (da 324 a 355).
“Molte persone stanno sperimentando per la prima volta la condizione di precarietà abitativa a causa della situazione di crisi, della perdita del lavoro e soprattutto in estate, quando il turismo occupa residence, stanze di hotel, appartamenti diventa davvero difficile trovare un alloggio dignitoso” precisano le attiviste del Guardaroba.

FOCUS DONNE
Nel Report semestrale uno spazio è stato dedicato ad un focus sul tema delle donne “negli ultimi mesi siamo riuscite a creare uno spazio sicuro e accogliente, di inchiesta e di supporto attorno alle donne che abbiamo incontrato partendo dall’ascolto delle loro esperienze, dei loro bisogni ecercando di lavorare sui loro desideri, stimolandone l’autodeterminazione e l’autonomia” scrivono le attiviste. Sono donne che vivono in contesti di violenza e precarietà da tanto, troppo tempo.
Sono donne che programmano la loro vita in base al lavoro che trovano, spesso mal retribuito e stagionale. Sono donne che non hanno una rete famigliare che le sostiene e fanno fatica ad accedere ai servizi della città. Sono donne che hanno un profondo desiderio di riscatto ma non trovano gli strumenti adatti per raggiungerlo. Alcune sono donne con figli che riescono a malapena a provvedere all’acquisto dei beni di prima necessità.
“La situazione particolare di queste donne ci ha riconfermato che non esistono risposte univoche a bisogni e situazioni complesse. Abbiamo capito che le particolarità di queste donne – continuano le attiviste – mettono in difficoltà i servizi sociali e sociosanitari di questa città perché
pensati e strutturati per dare risposte omologate e stigmatizzanti, come se le persone fossero tutte colpevoli della loro condizione e tutte uguali rispetto ai bisogni, quindi una visione miope e discordante dalla realtà in cui viviamo”. Questo poi può generare sconforto e allontanare le donne dalla salute, dal benessere e dall’autonomia. C’è un forte bisogno di spazi adeguati progettati sui bisogni delle donne, spazi safe dove accogliere e supportare loro concretamente e tempestivamente, senza distinzione di razza, classe, età, identità di genere, orientamento sessuale, occupazione o livello di istruzione.
“Lo spazio che abbiamo è poco ma lo abbiamo condiviso. Le risorse sono minime ma le abbiamo redistribuite. Attraverso la creazione di una rete che connette competenze e risorse, incrociando attivismo e volontariato, stiamo gettando le fondamenta per un nuovo approccio alla marginalità delle donne giovani e adulte”, scrivono le attiviste.
Per continuare a costruire una città della cura e dell’interdipendenza
Il Guardaroba Solidale Madiba si conferma quindi anche in questo semestre un porto d’approdo dove le persone con situazioni fragili e precarie cercano supporto e orientamento nell’assenza delle istituzioni e a causa della complessità dell’accesso ai servizi. “Un termometro diretto sulla situazione di donne, uomini e transgender, famiglie in precarietà, migranti che chiedono aiuti, strumenti e contatto umano” continuano le attiviste. Ma è anche “un’esperienza alternativa a quei servizi che funzionano ormai come bolle, più interessati alla gestione dei diversi fenomeni sociali che non ad un intervento sulle cause che li producono, dove l’approccio “dell’empatia prepotente” e della solidarietà caritatevole sostengono un’ottica auto-assolutoria che ostacola la necessaria riflessione ad adattare le pratiche alle persone a cui sono rivolte così come sulle cause che hanno prodotto quella condizione per poi provarla a cambiare”.
Dove vi è un passaggio di grossi investimenti da un apparato all’altro, dove il metodo adottato continua ad essere quello di imporre le decisioni dall’alto senza il coinvolgimento delle persone interessate, di azzerare gli elementi di criticità, di continuare a gestire il potere decisionale tra pochi,
Il Guardaroba Solidale testimonia che è possibile immaginare e costruire insieme una prospettiva alternativa perché è un’esperienza che ha al centro un gruppo soggetto pensante e che progetta, non sulla carta, ma sui bisogni che incontra e con i quali, volenti o nolenti, chi governa la città si dovrebbe confrontare. In via Dario Campana c’è uno spazio di vita e relazioni che ha al centro infrastrutture della condivisione e della cura promiscua, spazi di cooperazione e costruzione di progettualità dal basso, spazi tutelanti per chi ha vulnerabilità, spazi di inclusione e socialità libera.
Gruppi soggetto che si stanno riorganizzando, in vista di un autunno e inverno che saranno complessi e difficili, con una Call for action dove verranno presentate le attività del Guardaroba Solidale Madiba e degli altri progetti attivati nel Network solidale in programma per Mercoledì 5 Ottobre alle ore 18.00 a Casa Madiba in via Dario Campana 59/f.