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il femminicidio di via rastelli

La sorella dell'omicida chiede l'affidamento del figlio della coppia

In foto: Vultaggio mentre viene portato via dall'appartamento
Vultaggio mentre viene portato via dall'appartamento
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 5 lug 2022 20:32 ~ ultimo agg. 6 lug 16:19
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Un presente già segnato da una tragedia immane e un futuro ancora incerto. Il piccolo nato cinque mesi fa dalla relazione tra Simone Benedetto Vultaggio (il femminicida) e Cristina Peroni (la vittima) attualmente si trova in una comunità per minori, accudito e coccolato dagli assistenti dei servizi sociali. Viene descritto come un neonato vispo, attivo e socievole. Per fortuna non in grado di capire cosa è accaduto la mattina del 25 giugno nell’appartamento di via Rastelli a Rimini. All’interno della mura domestiche, Vultaggio, padre del piccolo, ha ucciso la sua compagna nonché madre di loro figlio con oltre 50 coltellate e quasi 20 colpi di matterello, prima di essere arrestato dalla polizia di Stato.

“Voglio solo il bene per mio figlio, è questa l’unica cosa che mi interessa”, sono le parole pronunciate questa mattina dal 47enne riminese nell’aula del Gip del Tribunale dei Minorenni di Bologna, dove si è tenuta l’udienza per l’affidamento del bimbo. A dare la propria disponibilità per accogliere e crescere il bimbo sono stati sia la sorella dell’indagato, 35 anni, sposata e madre di due bambini piccoli, sia la madre della vittima insieme all’attuale compagno. Il Tribunale, prima di prendere una decisione, attende la relazione degli assistenti sociali, che dovranno valute le capacità di entrambe le famiglie nella gestione e nella crescita del minore.

Vultaggio, intanto, che resta rinchiuso nel carcere riminese dei Casetti, continuerebbe a non ricordare gli attimi dell’efferato delitto. “L’ultima cosa che ricordo è che stavamo litigando e il bambino piangeva – aveva spiegato al gip del Tribunale di Rimini – poi il vuoto. Quando sono uscito dalla porta di casa ero tutto sporco di sangue e tenevo in braccio Joe. Cosa sia successo prima non lo ricordo”. Nessun dubbio sul movente del femminicidio: la decisione della Peroni di ritornare a Roma (sua terra d’origine) col bambino, come era già successo di recente a causa del carattere violento di Vultaggio. Che invece ha sempre respinto l’accusa di essere un compagno manesco: “Non l’ho mai picchiata, io l’amavo e volevo riconquistarla”. Domani, intanto, la Scientifica ritornerà nell’appartamento di via Rastelli per effettuare dei nuovi sopralluoghi e ulteriori accertamenti tecnici sulla scena del crimine, ai quali sarà presente anche il difensore dell’indagato, l’avvocato Alessandro Buzzoni, che per il suo assistito ha presentato richiesta al Gip del tribunale di Rimini di perizia psichiatrica con incidente probatorio.

Nel frattempo i famigliari di Vultaggio si sono detti sconvolti e addolorati per l’uccisione di Cristina e vorrebbero esprimere la loro più sincera vicinanza alla famiglia della vittima. Ecco perché nei prossimi giorni cercheranno un contatto diretto con i parenti della 33enne.