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l'allarme della Figisc

Prezzo carburante. I benzinai: le compagnie continuano ad aumentarlo

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mer 30 mar 2022 13:35 ~ ultimo agg. 16:04
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La Figisc-Confcommercio torna a dare l’allarme per il caro-carburante. Quella dei prezzi di benzina e gasolio sembrava, infatti, una sfida vinta grazie alla misura del governo che calmiera i costi alla pompa di 30 centesimi compresa l’Iva tagliando le accise per un mese, ma l’immediato futuro sembra fosco. A spiegare la situazione è Alberto Semprini, presidente di Figisc-Confcommercio della provincia di Rimini.

Purtroppo la situazione che si è andata a creare in quest’ultimo mese è un danno per tutti gli italiani e anche per noi benzinai – spiega Semprini – . Questo provvedimento è importante, ma sta mascherando il fatto che le compagnie petrolifere continuano ad aumentare ogni giorno i prezzi delle forniture di qualche centesimo e se continuerà di questo passo, appena finirà il provvedimento del governo, rischiamo di ritrovarci i prezzi di diesel e benzina addirittura più alti di quelli di metà marzo, cadendo dalla padella alla brace”.

Alberto Semprini

Semprini spiega che la situazione non dipende dai benzinai: “noi abbiamo prezzi consigliati di vendita decisi dalle compagnie, da cui non possiamo discostarci. Che la benzina costi 1 euro oppure 2 euro, il nostro guadagno è il medesimo perché non andiamo a percentuale, ma ad aggio fisso. In più, siamo costretti a gestire un ingente flusso di denaro che ci rende più esposti sia a problemi di sicurezza, sia con gli istituti di credito perché le forniture dei carburanti vanno pagate in anticipo e non tutti in questo momento possono permettersi di anticipare cifre molto importanti o di pagare maggiori interessi alle banche in caso di prestiti”.

Non è possibile che si permetta alle compagnie di attuare aumenti che a logica sono senza senso: fino agli anni Novanta il CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) metteva un tetto al prezzo dei carburanti. Ora è stato abolito e si dà libertà di fare il prezzo alle compagnie. Così gli aumenti sono diventati spropositati rispetto al prezzo della materia prima e vengono applicati al primo sentore di un problema, ben prima che si palesi. Nel 2008 il petrolio costava 147 dollari al barile è il prezzo della benzina alla pompa aveva sfiorato i 2 euro al litro; ora il prezzo del petrolio va a circa 135 dollari al barile e la benzina prima dello sconto sulle accise, costa circa 2,30 euro al litro. Si capisce bene che il prezzo non lievita per l’aumento della materia prima alla fonte: il governo deve intervenire in questo senso rimettendo un tetto massimo almeno in questo periodo emergenziale. Aggiungo che alcune compagnie si permettono anche di intervenire sui tempi delle forniture: quando si richiede il rifornimento dell’autobotte per il lunedì, capita che alcune compagnie tardino la consegna o consegnino solo parte del carburante richiesto aspettando il martedì, giornata in cui vengono ritoccati settimanalmente i prezzi, costringendoci così a pagarlo con le nuove quotazioni.”

Sulle accise. “È assurdo che il carburante si paghi il doppio del prezzo reale perché ancora abbiamo da smaltire tasse dichiarate provvisorie che provengono dal passato. Credo che ora più che mai lo Stato debba smettere di chiedere ai cittadini ulteriori sacrifici tassando oltremodo un bene primario come è il carburante per gli spostamenti. Un bene primario, lo ripeto, confermato dal fatto che durante il lockdown abbiamo avuto la possibilità di rimanere aperti al pari di farmacie e supermercati”.

A ciò si aggiunge il discredito da parte dei clienti: che, ignari di come stiano realmente le cose, imputano a noi parte del problema.

 

In merito ai controlli potenziati da parte della Guardia di Finanza spiega Semprini:  “hanno portato solamente ad un’ammenda per un collega reo di non avere trasmesso i prezzi della sua pompa al MISE come da obbligo di legge. Si tratta solo di una trasmissione burocratica obbligatoria su prezzi che non abbiamo la facoltà di toccare ed è stato un problema legato al fatto che quel giorno il portale pubblico ha avuto problemi. Eppure anche questo alle persone comuni è sembrato un tentativo di lucro. Serve chiarezza, ma soprattutto serve un intervento strutturale da parte del governo. Imprenditori del settore e cittadini devono fare fronte comune: non si esce da questo problema innescando una guerra tra poveri”.