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rialzi fisiologici

Ortofrutta. CAAR: maggiori costi non scaricati sul consumatore finale

In foto: Gianni Indino
Gianni Indino
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 28 gen 2022 15:40
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Anche il settore ortofrutticolo rischia di essere messo al tappeto dall’energia che costa troppo, ma i rialzi dei prezzi dei prodotti alimentari di questo periodo non possono essere imputati a queste dinamiche, almeno per il momento. Ad affermarlo il presidente  del Centro Agro Alimentare Riminese, Gianni Indino. “Dentro al CAAR – spiega – aumenta la preoccupazione tra gli operatori: preoccupazione per i costi, ma anche il timore che tra gli effetti dei rincari possa esserci la contrazione della domanda. Oltre all’energia elettrica raddoppiata e al gasolio con prezzi lievitati già da un paio di mesi, arriva anche l’aumento delle materie prime e dei fertilizzanti, schizzati in poco tempo a +140%. Così come si prevede un forte aumento del prezzo degli imballaggi calcolato in 30 euro in più a trasporto e in 5 euro a pedana: costi che, per chi consegna, diventano insostenibili. Ma a fare paura in questo contesto sono anche l’inflazione e il caro bollette, che potrebbero portare ad una contrazione della domanda determinando minori acquisti e merce invenduta”.

Dall’osservatorio di Italmercati, la rete nazionale dei mercati ortofrutticoli che rappresenta 18 strutture e 2.500 aziende, risulta che c’è stato un aumento dei costi di produzione, ma anche che questi non sono stati scaricati sui prezziperché siamo in una situazione di consumi molto deboli e tutti stanno usando la leva del prezzo con molta cautela. Credo che ci sia stata un po’ di confusione tra aumenti di prezzo dovuti a fattori climatici che hanno comportato una minore produzione ripercuotendosi fisiologicamente sui prezzi e gli aumenti dovuti a produzione e logistica che non sono stati scaricati sul consumatore. In questa fase la filiera e in particolare i mercati all’ingrosso stanno soffrendo e riducendo i margini: gli operatori sono in grande difficoltà, ma prima di alzare l’indice serve guardare da vicino cosa accade all’interno dei mercati, che sono i migliori termometri in grado di dirci effettivamente come vanno le cose. Le aziende stanno stringendo i denti, ma purtroppo i recenti provvedimenti varati dal governo e i contenuti nel Decreto Sostegni per calmierare il caro bollette, non sono sufficienti e risolutivi”.