Indietro
menu
la base operativa a Rimini

Crediti d'imposta monetizzati: una maxi frode tra le pieghe delle misure di sostegno

In foto: i contanti sequestrati (immagine Guardia di Finanza)
i contanti sequestrati (immagine Guardia di Finanza)
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
lun 31 gen 2022 14:19 ~ ultimo agg. 1 feb 16:15
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 3 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Un sistema complesso che, da quanto ricostruito dalle indagini, sfruttava la possibilità di più cessioni dello stesso credito, fittiziamente creato, una volta inserito nel “cassetto fiscale” previsto dalle misure di sostegno: in particolare il bonus locazione ma anche il Sismabonus e il Bonus facciate. E’ quanto emerso dall’operazione “Free Credit” della Guardia di Finanza di Rimini.

35 le misure cautelari personali di cui otto in carcere e quattro ai domiciliari, nei confronti di un sodalizio criminale con base operativa a Rimini ma ramificato in tutto il territorio nazionale, ritenuto responsabile di aver creato e commercializzato per un totale di 440 milioni di euro falsi crediti di imposta, introdotti tra le misure di sostegno emanate dal Governo con il decreto rilancio (D.L. 34/2020), durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria da Covid-19 per aiutare le imprese e i commercianti in difficoltà. Oltre 200 i militari che hanno dato avvio all’alba di oggi, ad una vasta operazione di polizia in Emilia Romagna ed in contemporanea in Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino e Veneto, anche con l’ausilio di elicotteri

Sono state effettuate nel complesso 80 perquisizioni ed il sequestro dei falsi crediti, di beni e assetti societari per il reato di indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato.  In totale al centro delle indagini di sono 56 soggetti che si sono avvalsi di 22 prestanome. Tra gli indagati, in nove avevano presentato domanda di reddito di cittadinanza e tre, figure marginali, avevano precedenti di polizia per associazione a delinquere di stampo mafioso. Il nucleo centrale, le 12 persone sottoposte a misure cautelari in carcere o ai domiciliari, è composto da imprenditori e commercialisti. Quattro di queste misure sono state eseguite a Rimini. Le altre a Milano, Rovigo, Napoli, Salerno e Barletta.  Nei sequestri, nelle prime ore di oggi, sono stati impiegati anche i “cash dog”, unità cinofile addestrate a fiutare l’odore dei soldi: è stato trovato anche diverso contante nascosto in trolley. A Rimini avvenivano le riunioni, poi ognuno proseguiva le attività nei propri territori. Il meccanismo si basava infatti anche sulla parcellizzazione: 116 le società che in pochi mesi hanno movimentato un miliardo di euro di crediti d’imposta grazie alla possibilità di reiterare cessioni dello stesso credito. E gli ultimi anelli della cessione, spesso inconsapevoli, non avevano responsabilità.

Tra le otto persone raggiunte da ordinanza di custodia in carcere, il commercialista riminese Stefano Francioni, uno dei tre commercialisti arrestati nell’operazione e interdetti dall’esercizio della professione, e altre tre persone domiciliate nel riminese: l’imprenditore Nicola Bonfrate, la coniuge di origine marocchina Imane Mounsiff, e Giuseppe Guttadoro.
Coinvolti, con misure più leggere, anche l’imprenditore Diego Carli e Michele Piemontese.

Le accuse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere con le aggravanti di indebita percezione di erogazioni a danno dello stato, autoriciclaggio; impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. L’indagine è partita nel 2021 da un procedimento fallimentare, quando un commercialista (che, sottolinea il procuratore di Rimini Elisabetta Melotti, “ha fatto il suo dovere”, ha segnalato la natura sospetta di alcuni crediti proposti come compensazione.

Tra le 80mila intercettazioni, frasi che lasciano sconcertati come quelle di un imprenditore: “Non sanno più dove andare ad aprire i conti correnti in giro per il mondo per mettere i soldi”. E un altro: “L’inizio del coronavirus ci ha portato bene, economicamente. Ho approfittato, ti dico la verità. Sono diventato uno squalo”.

Le indagini, suffragate dagli accertamenti bancari e dai dati pervenuti dall’Agenzia delle Entrate di Rimini e dalla Sogei S.p.A., hanno ricostruito le modalità delle operazioni incriminate.
Tramite professionisti compiacenti, si reperivano società attive in grave difficoltà economica o ormai decotte, utili alla creazione degli indebiti crediti d’imposta; si sostituiva il rappresentante di diritto di tali società con un prestanome, da cui ottenere le credenziali per poter inserire le comunicazioni di cessioni crediti nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate, così da avere uno schermo in caso di futuri accertamenti; si inserivano le comunicazioni dichiarando di aver pagato canoni di locazione superiori agli effettivi (persino oltre il 260.000%) o effettuato lavori edili mai iniziati, a volte intestati a proprietari ignari, così da generare crediti di imposta non spettanti; cedere i crediti d’imposta a società compiacenti e dopo il secondo passaggio a società terze inconsapevoli, così da rendere più difficile la ricostruzione.
Neppure le recenti modifiche normative introdotte dal c.d. decreto antifrode n. 157/2021, che hanno limitato la possibilità di cessioni multiple, hanno scoraggiato i membri dell’organizzazione criminale. Alla base di tutto, per i bonus sisma e facciate, canoni di affitto e importi di lavori gonfiati se non inesistenti, addirittura all’insaputa dei proprietari di alcuni immobili.

Il profitto dei reati, secondo quanto ricostruito, è stato investito in attività sia commerciali che immobiliari (subentro nella gestione di ristoranti, acquisto di immobili e/o quote di partecipazioni societarie); veicolato, attraverso una fatturazione di comodo, verso alcune società partenopee per essere monetizzate in contanti; trasferito su carte di credito ricaricabili business, con plafond anche di 50.000 euro e prelevato in contanti presso vari bancomat; impiegato per finanziarie società a Cipro, Malta, Madeira; convertito in cripto valute; investito in metalli preziosi ed in particolare nell’acquisto di lingotti d’oro.