Indietro
menu
Il commento di Gnassi

Gnassi scende, Bonaccini sale. I consensi della Governance Poll 2021

In foto: Andrea Gnassi
Andrea Gnassi
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
lun 5 lug 2021 09:53 ~ ultimo agg. 17:44
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 4 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Il sindaco di Rimini Andrea Gnassi (centrosinistra) perde l’1,5% dei consensi rispetto al giorno della sua seconda elezione nel 2016 e si posiziona al 42esimo posto in Italia con un gradimento che supera comunque ancora il 55,5%. E’ quanto emerge nella Governance Poll 2021 pubblicata oggi sul Sole24Ore che vuole essere il termometro della popolarità di presidenti di Regione e sindaci dei comuni capoluogo. Per quanto riguarda le performance degli altri sindaci dell’Emilia Romagna, i migliori piazzamenti sono di Luca Vecchi (Reggio Emilia), Patrizia Barbieri (Piacenza) e Gian Carlo Mazzoleni (Modena), tutti al 22° posto della classifica. La performance peggiore tocca al Sindaco di Parma Federico Pizzarotti (97° posto), ormai lontano dalle prime posizioni occupate qualche anno fa. Il sindaco di Ravenna Michele De Pascale (centrosinistra), come Gnassi ormai a fine mandato, si posiziona 70esimo con un gradimento del 50% (rispetto al 53,3% del 2016). Il sindaco di Forlì Gian Luca Zattini (centrodestra), a due anni dall’elezione, è invece 52esimo col 53,5% di gradimento in calo dello 0,4% rispetto alle amministrative del 2019. In vetta alla classifica il sindaco di Bari Antonio Decaro col 65% seguito da Luigi Brugnaro (Venezia, centrodestra), terzo posto ex aequo a Giorgio Gori (centrosinistra, Bergamo) e a Marco Fioravanti (centrodestra, Ascoli Piceno). Beppe Sala (centrosinistra, Milano) per la prima volta sotto al 50% (81° posto), le sindache Cinque Stelle Virginia Raggi (Roma) e Chiara Appendino (Torino) parimerito al 94° posto con il 43% di gradimento.

Fa un gran balzo in avanti invece il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini (Pd) che, con una crescita del 6% (+8,6 rispetto al giorno delle elezioni), raggiunge quota 60% e scalza dal secondo posto Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia, Lega), il quale tra l’altro deve condividere il terzo gradino del podio con Vincenzo De Luca (Campania, PD) entrambi al 59%. Luca Zaia, presidente della Regione Veneto (Lega) si conferma in vetta con il 74% dei consensi. Nei top five, al quarto posto, anche il presidente ligure Giovanni Toti (centrodestra) al 56% e al quinto posto Alberto Cirio (Piemonte, centrodestra) al 52,5%.

Il commento di Andrea Gnassi

E’ un sondaggio, e deve essere preso come tale. Uno spunto di lavoro e non un giudizio. Seppure quello del Sole24 ore sui sindaci sia un consolidato riferimento per tutti. Resta molto alto il consenso intorno a questa amministrazione, anche se sono passati 10 anni dal suo insediamento: un’era geologica, visto che è stato un periodo molto difficile, stretto tra la crisi economica finanziaria globale degli anni ’10 e la pandemia. Questo consenso netto non è verso di me, ma il frutto di un lavoro collegiale e di risultati tangibili che la comunità può toccare ogni giorno. Non ho mai considerato i sondaggi come una Bibbia, sia quando favorevoli sia quando sfavorevoli Se il sondaggio dice una cosa, al netto delle fisiologiche oscillazioni percentuali nella forbice di un punto e mezzo o 2 punti, guardando la progressione dei numeri in 10 anni (nel 2015, restando a questo strumento, eravamo al 46,5 per cento) è che il lavoro paga. Si consolida un consenso che si attesta tra il 55% e 57%. Un risultato di consolidamento forte per Rimini e per la sua volontà di cambiare, di scommettere. Nelle ultime elezioni regionali di un anno fa, il centrosinistra tra Rimini e provincia ha raccolto il 47.6%. Se guardiamo al trend dal 2011, 37% al primo turno, la crescita è quasi del 20%. E’ pur sempre un sondaggio, ma è un dato che alla fine del mandato, per una città colpita al cuore dalla pandemia, rappresenta un segnale importante. Un trend non da esaltare o su cui esultare, ma una base solida su cui investire i prossimi anni, la conferma che il consenso per la città che cambia è inscalfibile, guarda alla sostanza e non ai gruppi di interesse. Il ringraziamento va ai riminesi, per aver tenuto botta soprattutto nell’ultimo periodo così difficile, per aver creduto nella rivoluzione che abbiamo portato avanti in questi anni, che si è tradotta in cantieri e opere che creano disagi, ma una volta terminati ci riconsegneranno una città con nuovi orizzonti per il futuro, più forte e con un volto nuovo.
Alla fine l’opinione su noi sindaci è semplice: siamo giudicati per quello che facciamo o non facciamo. Anche per me il giudizio, davanti a una scadenza del mandato ormai prossima, tra i dieci anni più difficili della storia recente italiana, sarà su quello che ho fatto o non ho fatto, in anni molto complessi, di grandi cambiamenti, di traumi collettivi epocali. Questo numero, questo sondaggio, dice poco ma indica un orizzonte: non si deve fermare il cammino di innovazione intrapreso, si deve perseverare nell’offrire orizzonti, progetti, visione, passione. La robustezza di un trend così forte dopo di dieci anni di rivoluzione radicale è una base per il futuro. Seppure la Riviera e Rimini, si veda il voto regionale dell’anno scorso, siano contendibili e soffrono di una certa distanza (si direbbe periferia) dal centro regionale e politico della regione stessa. E’ un incentivo ad andare avanti, a proseguire su questa strada. Cambiando, perché il mondo cambia. Intorno a questo si può e si deve creare partecipazione e anche consenso.
L’eredità di questi lunghi anni sta soprattutto in questo, e non tanto e non solo in un numero che comunque, alla vigilia di una elezione amministrativa, resta per il centrosinistra una opportunità evidente di riconfermarsi al governo della città e uno strumento strategico contro un centrodestra assai insidioso sull’onda nazionale. E al di là delle alchimie e di una campagna elettorale che sarà breve e nervosa, io penso che alla fine Jamil Sadegholvaad sarà eletto sindaco perché porta con sé l’esperienza del buon governo, insieme a una capacità di fare squadra e di condivisione che introdurrà ancora innovazione, nuove idee, nuovi contributi, in sintonia con un mondo profondamente cambiato dalla pandemia in poi.