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Pillola abortiva-veleno

Manifesti contro uso pillola. Il comune resiste a giudizio dinanzi a Consiglio di Stato

In foto: palazzo Garampi
palazzo Garampi
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 9 giu 2021 14:09
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Il Comune di Rimini decide di resistere nel giudizio dinanzi al Consiglio di Stato ai due ricorsi presentati dell’Associazione Pro Vita e Famiglia Onlus, per l’annullamento delle ordinanze cautelari emesse dal Tar dell’Emilia-Romagna, sede di Bologna. La giunta ha dato mandato alla civica avvocatura di continuare a difendere la scelta,  presa nel dicembre 2020,  con la quale aveva negato l’affissione di 100 manifesti nell’ambito della campagna nazionale contro l’uso della pillola abortiva RU 486, presentata dall’associazione.

I manifesti rappresentavano una donna stesa per terra con un mela rossa accanto, accompagnata dalla scritta “Prenderesti mai del veleno? Stop alla pillola abortiva RU486. Mette a rischio la salute e la vita della donna e uccide il figlio nel grembo”.  Una campagna di comunicazione contenete un’ informazione che la Giunta aveva ritenuto “idonea a ingenerare in maniera ingiustificata allarme per la salute e la vita delle donne che ne fanno uso” – visto che – “ il farmaco oggetto della campana d’informazione in parola risulta essere approvato dal’AIFA , Agenzia Italiana del Farmaco”.  Una decisione che era stata anche confermata anche dal TAR dell’Emilia-Romagna che, con ordinanza cautelare del marzo 2021,  aveva respinto il ricorso presentato dall’Associazione “Pro Vita e Famiglia”. A Milano e Bergamo gli stessi manifesti erano stati rimossi sempre per i messaggi che venivano veicolati.

La definizione di “veleno” per un farmaco approvato dall’Ema e dall’Aifa – spiega la Giunta – , giudicato quindi sicuro dalle massime autorità in materia, rappresenta una comunicazione falsa, fuorviante e ingannevole e non sostenuta da fatti accertati. Dunque, al netto delle considerazioni in merito all’utilizzo del farmaco che rientrano nel campo delle scelte più private dell’individuo, questa pubblicità costituisce una comunicazione distorsiva della realtà, volta a disincentivare l’uso della pillola creando un falso allarmismo, senza il supporto dei fatti. Allarmismo ancora più pericoloso quando il tema è la salute, in questo caso delle donne”.