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Partita dal cesenate

Operazione 'Dirty Business' delle Fiamme Gialle. Arresti e sequestri per 6,5 milioni

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 23 apr 2021 08:08 ~ ultimo agg. 15:45
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Con l’operazione “Dirty Business”, nell’ambito di una complessa ed articolata attività di polizia giudiziaria diretta dalla Procura della Repubblica di Forlì, la Compagnia della Guardia di Finanza di Cesena ha disarticolato un ramificato e strutturato sodalizio criminale responsabile di reati di natura economico- finanziaria e fallimentari.

In totale le società coinvolte nel meccanismo fraudolento sono risultate  33, prevalentemente dislocate nella provincia di Forlì-Cesena ma anche in altre Regioni italiane e in Slovenia; complessivamente, sono state deferite all’Autorità Giudiziaria 29 persone fisiche.

Alla luce della gravità dei reati commessi e del pericolo di recidiva delle condotte da parte dei soggetti coinvolti, taluni dei quali già gravati da precedenti penali specifici, il GIP di Forlì ha emesso un’ordinanza contenente misure restrittive della libertà personale, eseguite dai militari delle Fiamme Gialle.

Complessivamente tre soggetti sono stati associati alla Casa Circondariale della zona, per due sono stati disposti gli arresti domiciliari e sette sono stati colpiti da provvedimenti interdittivi che non consentiranno loro l’esercizio di imprese o uffici direttivi di persone giuridiche per 12 mesi. I tre arrestati sono un commercialista che ha l’ufficio a Rimini e che risiede a Riccione, e due persone che vivono nella zona del Rubicone, a Savignano e Longiano.

Per recuperare gli illeciti profitti accumulati dagli indagati nonché quanto dovuto ancora nei confronti dell’Erario, è stato disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni o valori per un importo complessivo pari a circa 6,5 milioni di euro.

L’attività di indagine ha permesso di appurare che il sodalizio ha commesso diversi illeciti di rilevanza penal-tributaria (emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazioni fiscali fraudolente, indebite compensazioni di crediti d’imposta inesistenti, distruzione di contabilità e omessi versamenti di imposte) nonché altri gravi illeciti legati alle procedure fallimentari che hanno interessato alcune delle società coinvolte nell’indagine (bancarotta semplice e fraudolenta).

Le frodi, sono state realizzate attraverso l’utilizzo di società “cartiere”, interposte tra soggetti esteri e soggetti nazionali, e prestanome dietro cui si nascondevano i veri beneficiari dei proventi delittuosi.