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annunciata per il 15 gennaio

Apertura provocatoria locali. Confcommercio non aderisce

In foto: Callà e Indino
Callà e Indino
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 12 gen 2021 16:08
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Fipe-Confcommercio non aderisce alla protesta che ha portato alcuni ristoratori ad annunciare l’apertura dei propri locali venerdì 15 gennaio nonostante i divieti imposti dal Dpcm in vigore. “Come Associazione di categoria spiega il presidente di Confcommercio della provincia di Rimini, Gianni Indino – non metteremo mai le imprese del territorio in difficoltà, incitandole a disubbidire alle Leggi dello Stato. Riteniamo che non sia questo il ruolo di un’Associazione seria, che come primo obiettivo si pone la tutela dei propri associati”.

Continueremo – prosegue Indino – a lavorare per i settori messi in ginocchio dalle conseguenze della pandemia, continueremo a cercare soluzioni, a chiedere ristori a fondo perduto, moratorie e dilazioni sulle imposte, anche quelle legate alle utenze, e un efficace accesso al credito che non venga condizionato dalla burocrazia. Continueremo a pressare il Governo affinché abbandoni il balletto dell’incertezza che logora oltremodo le imprese e ponga in essere misure coerenti, strutturali e di ampio respiro anche in vista della distribuzione dei fondi del Recovery Plan.

Il presidente, invitando tutti alla calma, ricorda anche le multe che potrebbe essere comminate agli imprenditori: “Le proteste, se fatte nel rispetto degli altri, sono legittime, ma attenzione a chi dice che non possono portare a sanzioni. L’Art. 3 del DL Ponte replica, in sostanza, la struttura sanzionatoria dei precedenti Dpcm. Ne deriva che le violazioni delle misure restrittive imposte potranno esser punite: – con una sanzione amministrativa da 400 a 1.000 euro, suscettibile di essere applicata sia agli esercenti che ai consumatori; per quanto riguarda le categorie rappresentate, con la sanzione accessoria della chiusura dell’esercizio o dell’attività da 5 a 30 giorni; eventuale configurazione a carico dei trasgressori di gravi ipotesi di reato, come i delitti colposi contro la salute pubblica di cui all’art. 452 c.p.

Dall’inizio del lockdown, su 8,5 milioni di controlli nelle attività economiche, solo 0,19% si è tradotto in sanzione, certificando che le imprese rispettano linee guida e protocolli. Anche per questo continuiamo a chiedere con forza la riapertura delle attività di pubblico esercizio, anche in orario di cena, perché capaci di ottemperare alle regole imposte. Non siamo contenti delle decisioni prese dal Governo che ha dimostrato in più di un’occasione di navigare a vista, ma proprio per questo dobbiamo continuare a comportaci con lucidità senza farci sopraffare dalla rabbia”.

Non abbiamo iniziato adesso, abbiamo lavorato fin dal primo giorno di lockdown ormai un anno fa – dice Gaetano Callà, presidente di FIPE della provincia di Rimini e consigliere nazionale -, anche ottenendo risultati, magari non sufficienti ma comunque fondamentali, come i vari ristori, che di certo non sarebbero arrivati senza un’azione coordinata e pressante di tutto il sistema associativo e non solo. Il presidente FIPE, Stoppani, insieme ai sindacati dei lavoratori, sarà al tavolo del ministro dello Sviluppo Economico, Patuanelli per elaborare insieme un piano organico di interventi per imprese e lavoratori dei pubblici esercizi, anche con l’obiettivo di programmare una veloce riapertura in sicurezza dei locali, garantendo anche il servizio di cena. E’ innegabile: circa il 40% dell’intero fatturato annuo del settore pubblici esercizi è andato in fumo ed è normale essere arrabbiati con chi impone le restrizioni, ma invito tutti alla ragionevolezza perché farsi guidare dalla rabbia porta solo problemi, perché ogni decisione magari presa in buonafede rischia di diventare un boomerang e di essere strumentalizzata per fini che nulla hanno a che fare con l’impresa”.