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Cento città contro il dolore

Dieci anni della Legge 38/2010: il convegno di Isal

di Cristina Gambini   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 27 ott 2020 08:51
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E’ andata in onda nel pomeriggio di sabato 24 ottobre la trasmissione in streaming dal Palacongressi di Rimini dal titolo Legge 38/2010 dieci anni dopo: una legge di civiltà per una rete di qualità, un appuntamento voluto dalla Fondazione ISAL nell’ambito di Cento città contro il dolore, l’iniziativa annuale volta a sensibilizzare e informare i cittadini sul tema del dolore cronico.

L’evento ha rappresentato un’occasione speciale per fare il punto sulla legge 38/2010 a dieci anni dalla sua emanazione, una legge che ha segnato uno spartiacque fondamentale nell’organizzazione della cura del dolore in Italia e esprime il diritto per ogni cittadino di avere accesso a una cura personalizzata per il suo dolore.

Con la conduzione di Monia Angeli si sono confrontati con il prof. William Raffaeli, presidente della Fondazione ISAL, Maria Pia Garavaglia, Vice presidente del Comitato nazionale di bioetica Presidenza del Consiglio dei Ministri (già Ministro della Salute 1993-1994), Livia Turco, Presidente Fondazione Nilde Iotti (già Ministro della Salute 2006-2008), Lucio Romano, Comitato nazionale per la bioetica Presidenza del Consiglio dei Ministri, Giuliano De Carolis, Presidente nazionale Federdolore SICD, Virgilia Toccaceli, Istituto Superiore di Sanità, Valentina Malafoglia, biologa e ricercatrice ISAL, mentre hanno inviato un contributo video Teresa De Sio, Fabio De Luigi, Gabriele Cirilli in quanto testimonial e ambasciatori della Fondazione.

Diversi i collegamenti dalle piazze e dai presidi ospedalieri della rete ISAL, mentre è intervenuto dagli Stati Uniti Antonello Bonci, Direttore Istituto GIA (Global Institute Addiction – Miami, USA) e coordinatore ricerca Fondazione ISAL.

Tutti i protagonisti hanno sottolineato l’importanza di questa legge frutto di confronto, dialogo e condivisione, sottolineando al contempo che la sua applicazione sul territorio nazionale è però a macchia di leopardo e in alcune regioni del Paese la risposta per i pazienti non è così efficace. “Si rinnova dunque – ha sottolineato in chiusura Raffaeli – un messaggio di vita e la speranza di una presa in carico da parte delle persone che sono competenti, una battaglia di solidarietà e di scienza”.