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Una città per giovani?

"Io non sono Furio". Riflessioni di un educatore riccionese

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
dom 30 ago 2020 08:00 ~ ultimo agg. 28 ago 15:20
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Elia Pasolini è un giovane ricercatore in Pedagogia ed educatore scout riccionese. Un venerdì, poco prima di Ferragosto (quando ancora le discoteche erano aperte), sul treno da Bologna fa un incontro con alcuni coetanei che a Riccione ci stanno andando in vacanza. Da lì nasce in Elia una riflessione sugli stereotipi legati ai giovani riccionesi, con un po’ di amarezza per un cliché che si ripete ed è sempre lo stesso. Il richiamo è anche ad un recente film che parla di Riccione e che, a detta di Elia, non è riuscito ad uscire da quella solita narrazione. Rivendica, inoltre, la possibilità per i ragazzi di ritagliarsi nuove e diverse opportunità e parla di tanti coetanei a cui “l’eterna estate non basta più”.

La riflessione

Venerdì pomeriggio, ore 18.30. Sul regionale Bologna-Riccione quattro giovani chiacchierano accanto a me; hanno la mia età, 25 anni o giù di lì. Camicia sbottonata e pantaloni attillati, portano un bagaglio mezzo vuoto. Arrivati a Riccione la prima cosa che faranno sarà comprare i biglietti di una discoteca, in un ufficio proprio fuori dalla stazione. Il telefono di uno di loro squilla, arrivano notizie sgradevoli dal lavoro. Mostra lo schermo agli altri, come a cercare sostegno, ma i compagni minimizzano: “non ci pensare: stiamo andando a Riccione!”. In un film recentemente uscito, al minuto 47, uno dei protagonisti ascolta un’amica mentre gli parla dell’università. I due si fermano di fronte ad una piscina: proprio in quel momento sta uscendo dall’acqua una bella ragazza. Il giovane rimane a fissare il fisico della tipa e dimenticandosi di tutto commenta con voce sognante: “quanto è bella Riccione!”.
Insomma, una città per giovani. E nella mente di mezza Italia c’è un’intera mitologia del giovane riccionese: è il ragazzo che passa il suo tempo tra feste, aperitivi sulla spiaggia e relazioni brevi, limitate a ciò che può succedere nell’arco di una vacanza. È il giovane spensierato, cioè che “sospende il pensiero”. È il giovane che cerca di attirare l’attenzione del tipo o della tipa, in spiaggia o in discoteca, di portare a casa una conquista; bere e divertirsi. Due parole per descriverlo: spensieratezza e attrazione. Certo – mi si dirà – Riccione è un luogo di vacanza. È proprio per cercare un tempo spensierato che le persone vengono da noi. Inoltre, non vai a Riccione per cercare relazioni serie; nonostante una certa retorica, mediamente i quattro tipi sul treno non progettano grandi amori con la ragazza “rimorchiata” in spiaggia (e la storia vale anche a generi opposti).
Tutto sommato questo immaginario non è un problema per un giovane in vacanza. Ripeto: per chi si prende qualche giorno è legittimo sospendere il pensiero.
Ma i giovani che a Riccione ci vivono? Quei ragazzi che nella città-sospesa ci crescono, che si devono formare un’identità e un pensiero, una cultura. Che ne è di loro? Che ne è di noi?
L’immagine del giovane-Riccionese è qualcosa che ti si appiccica addosso come un vestito e, che tu lo voglia o no, influenzerà il giovane che sarai. È un meccanismo sottile ma potente, e si verifica ogni volta che abbiamo a che fare con questo stereotipo: sei un giovane che “aderisce” a quell’immagine? Ti sentirai adatto al contesto, non giudicato, uno degli altri. E quell’immagine sarà la normalità. Se invece sei un tipo un po’ diverso, che crede in altri valori e possibilità, in questa città non ti sentirai mai davvero libero di esprimerti. L’immagine dominante del giovane inizia a schiacciarti, e tu comincerai a sentirti fuori posto. A quel punto avrai due soluzioni: adeguarti, o chiamarti fuori. Tutto questo, poi, è ancora più grave, quando sei un ragazzo
o una ragazza, un adolescente che sta costruendo la propria identità. In più, c’è la questione delle opportunità. L’immagine dominante, infatti, non può che determinare le proposte che vengono fatte. Anche questo è un meccanismo semplice: dare ai giovani ciò che piace loro; o meglio, ciò che credono ci piaccia. In questa città sembra che esista un solo un modo di essere giovane, e dunque sarà a quello stereotipo che si rivolgeranno le proposte. La narrazione giovanile determina così le occasioni e gli interessi, e questi a loro volta determinano la narrazione. Un circolo vizioso.
Per fortuna, non sempre questo è vero. Ho cercato e ho trovato coetanei che mi hanno fatto ricredere. Ho incontrato giovani simili a me, alla ricerca di qualcosa di diverso. Crescendo molti di noi si sono accorti che l’estate eterna non ti basta più, e che la sospensione dal pensiero ti lascia in mano una cartolina sbiadita. Ma quello stereotipo è ancora così forte, tanto forte da farti sentire inadeguato. Perché in fin dei conti, di fronte a tanti problemi e opportunità, oppure quando si parla di tematiche sociali, culturali, civiche, ci ritroviamo sempre un po’ i soli, e i soliti. Forse dovremmo rivendicare una nuova identità giovanile per questa città. O almeno, smettere di pubblicizzare quello stereotipo.
Mi sono posto il problema: ma le altre città ce l’hanno un immaginario giovanile? Alcune sì, forse diverso da questo. La maggior parte no. Eppure, ritengo che l’assenza di tale immaginario sia una situazione preferibile. Non avere uno stereotipo ti permette di costruirti a modo tuo. “Non ci pensare, vivi a Riccione! Di cosa ti lamenti, avete tutto quello che un giovane possa desiderare”. Salvo chi desidera qualcosa di diverso. Il film mi ha ferito, come giovane e come riccionese, ma ho deciso di non commentarlo. A parte un unico aspetto: tra i protagonisti c’è Furio, il figlio del bagnino, l’unico riccionese. Ciò che lo caratterizza sono i  maldestri tentativi di rendersi piacente agli occhi delle ragazze. Per tutto il tempo del film si comporta esattamente come gli altri protagonisti, la sua rappresentazione è completamente identica a quella di un qualunque giovane in vacanza. Salvo che lui, a Riccione, ci vive. Ecco ciò di cui parlavo: finché ci daranno sempre quel copione da seguire, questa non sarà mai una città per giovani. Al massimo, una città per un certo tipo di giovane.