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dopo i divieti

I cacciatori denunciano attacco al mondo venatorio

In foto: (repertorio)
(repertorio)
di Simona Mulazzani   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 1 nov 2019 09:42
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Con una lettera all’assessore regionale Simona Caselli, l’Ambito Territoriale di Caccia riminese denuncia quello che considera “un attacco al mondo venatorio senza precedenti“. Nella missiva viene ricordato che sono cinque i Comuni che hanno emesso ordinanze di divieto di esercizio dell’attività venatoria nelle aree adiacenti ai “percorsi storico-naturalistici”  lungo i fiumi Marecchia e Conca. Il primo è stato il Comune di Rimini, che già aveva emesso la stessa ordinanza nella scorsa stagione venatoria nei mesi di dicembre e gennaio, poi a ruota i Comuni di Verucchio, Santarcangelo di Romagna, Poggio Torriana e Morciano di Romagna.

Di colpo – scrivono nella lettera a firma del presidente Michele Grasssembra che il cacciatore, colui che pratica legittimamente un’attività severamente regolamentata e pianificata, sia divenuto il primo tra i pericoli che possono turbare l’ ordine pubblico. È vero che Rimini era una delle Province in Regione con il più alto indice di densità venatoria, ma è anche altrettanto vero che nell’ultimo ventennio i cacciatori si sono numericamente dimezzati e che è sempre esistita una convivenza pacifica tra l’attività venatoria e tutte le altre attività”. L’ente che rappresenta i cacciatori spiega che saranno impugnati al TAR tutti i provvedimenti emessi.

Si chiedono “se in passato il presunto pericolo proveniente dalla caccia, quando a Rimini c’erano quasi 7.000 “doppiette”, non era percepito dalla popolazione, come potrebbero esistere oggi così gravi motivi di contrasto se siamo rimasti poco più di 3.000 cacciatori?” e imputano il cambiamento ad attacchi politici e mediatici. Atc, spiegano, non è mai stati interpellato né informato delle situazioni di pericolo.

Dopo l’emissione delle ordinanze “i cacciatori si sono dimostrati anche in questo caso rispettosi delle regole e prudenti nel non rischiare di cadere anche involontariamente in una sanzione penale, hanno abbandonato le aree in questione” e soprattutto gli anziani più in difficoltà a spostarsi in collina “hanno anticipatamente terminato la loro stagione venatoria“.

C’è poi l’aspetto “dei danni da fauna selvatica, in particolare il cinghiale, che si configureranno in quei territori. Ma non è solo il cinghiale a preoccupare, ma anche altra selvaggina stanziale come lepri e caprioli. Già lo scorso anno a causa dell’ordinanza del Comune di Rimini che vietava l’attività venatoria lungo il percorso adiacente al Fiume Marecchia, si sono verificati ingenti danni da lepre alle colture orticole”

La conclusione è che il Consiglio Direttivo dell’ATC RN1 non si riterrà responsabile di tutti i danni che si evidenzieranno lungo tutta l’asta fluviale dei comuni interessati, demandandone quindi il loro risarcimento e in più non daranno il loro contributo nel prelievo selettivo dei cinghiali. “In quelle aree si dovrà sospendere ogni forma di prelievo selettivo agli ungulati, in attesa che venga chiarito dalla Regione se la caccia in selezione che viene praticata 11 mesi all’anno, in orari che consentono il prelievo un’ora prima del sorgere del sole e un ora dopo il tramonto (dunque in condizioni di scarsa visibilità), nelle forme previste dal calendario venatorio regionale (alla cerca o all’aspetto), possa essere considerata in quel particolare contesto ammissibile e sicura e non costituente criticità di pubblica incolumità e sicurezza, a differenza di quella in forma vagante che svolta in pieno giorno e per pochi mesi all’anno viene ritenuta pericolosa. Per lo stesso principio di ammissibilità e sicurezza faremo in modo che tutti i nostri Coadiutori, iscritti all’ATC RN1, non vi prendano parte