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Nel giorno della memoria

Stefano Vitali: Sandra un miracolo dentro di me lo ha fatto

In foto: Sandra Sabattini
Sandra Sabattini
di Simona Mulazzani   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
gio 2 mag 2019 22:49 ~ ultimo agg. 3 mag 09:00
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In occasione della memoria della venerabile Sandra Sabattini, ricordata oggi con una messa presieduta dal Vescovo Lambiasi nella parrocchia di San Girolamo a Rimini, Stefano Vitali, che quando si ammalò di tumore si affidò a Sandra, ha pubblicato una riflessione in cui ricorda la paura, la preghiera di don Oreste e della comunità Papa Giovanni XXIII per la sua guarigione, le dolorose cure, la rinascita e il sentiero nuovo che ha preso la sua vita.

Per Sandra è in atto il processo per la beatificazione. Uno dei miracoli al vaglio, avvenuto per sua intercessione, è quello che portò alla guarigione dell’ex presidente della provincia, inspiegabile per la medicina e la scienza.

La riflessione affidata a facebook:

“C’è un momento nella vita in cui tutto gira per il meglio. Ti senti una persona importante, pensi di poter dominare il futuro, insomma ti senti quasi onnipotente.

Poi, d’improvviso, il fisico cede, le forze ti abbandonano. Incontri un medico che ti dice in modo del tutto inaspettato che la tua situazione di salute è molto grave. Ma tu, forte della tua onnipotenza, non ci credi e pensi che comunque una soluzione c’è. Non è possibile che sia così grave da non aver soluzione. La diagnosi e, dopo pochi giorni, l’intervento che ti mette davanti la cruda realtà. Non c’è più speranza. Oppure, per dirla con le parole che il medico dice a tua moglie “Non fatelo girare per ospedali, fatelo morire in pace”.

A questo punto hai davanti un bivio: prendere la strada della disperazione o scegliere di “affidarsi”. Affidarsi al progetto di Dio e cercare di capire, dandosi come obiettivo quello di dimostrare ai tuoi figli che si può finire la vita con il sorriso. Io ho scelto la seconda strada e, prima di farlo, ho voluto confrontarmi ed affidarmi a Don Oreste. Tra le tante cose di quell’incontro, che rimarranno nel mio cuore per sempre, ricordo chiaramente le parole “Ti affido all’intercessione di Sandra e ho chiesto a tutta la Comunità di pregarla per la tua guarigione”.

A me non interessava guarire, non ci pensavo. La diagnosi non lasciava spazio alla speranza. Volevo solo vivere con dignità il tempo che mi rimaneva. Con il senno di poi, ho pensato che la mia rinascita sia cominciata proprio in quel momento. Ho sentito dentro di me un senso di profonda e totale pulizia, di pace. Nessuna persona mi era più nemica, non avevo più tempo di guardare chi avevo davanti con gli occhi del giudizio. Ognuno per me era un dono di Dio. Vivevo qualsiasi cosa, comprese le durissime sedute di chemioterapia, con leggerezza, dignità e serenità. Non solo per me, ma anche per chi come me era costretto a sedersi su quella sedia.

Sentivo che la mia malattia doveva in qualche modo essere messa a disposizione. Sembrerà forte dirlo, ma per me la malattia e il modo di viverla erano diventati quasi una missione. Poi, nel giro di due mesi, ad una visita di controllo il dottor Ravaioli mi disse “Non chiedermi perché, ma i tuoi valori sono tornati nella norma”. La malattia, come rapidamente mi aveva colpito, altrettanto rapidamente mi aveva lasciato. A 11 anni di distanza ancora oggi mi chiedo il perché, perché tra tanti Dio ha scelto di salvare proprio me e non i tanti, anche giovani, che ho incontrato nel cammino della malattia e che oggi non ci sono più. Da allora la mia vita è cambiata. Mi porto dentro uno strano senso di colpa che non mi lascia mai e che ha influenzato profondamente il mio modo di vivere. A guarigione avvenuta, avrei potuto riprendere la vecchia strada e tornare come prima. Dopo tutto avevo raggiunto importanti traguardi sia a livello personale che professionale e la gente aveva stima di me. Prima della malattia la mia vita era bella e non mi sarebbe poi andata così male.

Messo di fronte al bivio, ho però scelto di seguire un sentiero diverso, poco battuto nella mia precedente esistenza, quello della “restituzione”. Mi era stato dato ed ora ero io a dover dare. Qualsiasi cosa fosse capitata dopo, volevo viverla in funzione degli altri, ancora più come servizio. Mi era stato concesso del tempo e quel tempo non era e non è più mio. Doveva essere capitalizzato innanzitutto come segno di speranza per le tante persone colpite dalla malattia e poi doveva essere speso con un nuovo modo di relazionarsi sia nelle situazioni familiari che in quelle lavorative. Una vita diversa, spesso non facile, che mi ha portato ad affrontare sfide inattese e non sempre positive. Tanto che a volte, alla fine di una brutta giornata, mi viene da discutere con Dio e da chiedergli “Perché tutto questo?”.

Ma è un pensiero che mi sfiora solo, durante il cammino. E allora il sorriso e la positività, i doni più belli che posso fare agli altri, tornano ad essere il centro della mia quotidianità. Tutto questo è stato un miracolo? Non posso essere io a dirlo. Posso solo dire che Sandra un miracolo dentro di me comunque lo ha fatto.”

 

Sandra:

Sandra nasce a Riccione il 19 agosto 1961, respirando fede fin da piccolina e ancor più quando, insieme ai genitori, Giuseppe Sabattini e Agnese Bonini, e al fratellino Raffaele, va a vivere nella canonica dello zio don Giuseppe Bonini, a Misano Adriatico.
A 12 anni incontra don Benzi e la Comunità “Papa Giovanni”; due anni dopo già partecipa ad un soggiorno per adolescenti sulle Dolomiti con disabili gravi, dal quale ritorna con le idee estremamente chiare: «Ci siamo spezzati le ossa, ma quella è gente che io non abbandonerò mai».
Il 29 aprile 1984, Sandra sta andando all’assemblea annuale della Comunità con il fidanzato Guido e un amico. Scende dalla macchina, ma viene investita da un’altra auto. Ricoverata all’ospedale Bellaria di Bologna, entra in coma. Muore il 2 maggio 1984; non ha ancora 23 anni.