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Progetto in fase finale

Autonomia regionale. Emma Petitti: trampolino per il territorio

In foto: Emma Petitti
Emma Petitti
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 19 feb 2019 16:45
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Un trampolino di lancio per il territorio emiliano romagnolo. Così l’assessore regionale Emma Petitti definisce la richiesta di maggiore autonomia avanzata dalla Regione arrivata ormai alla fase finale. Non senza frizioni politiche all’interno del Governo nazionale. Un progetto, frutto di un anno di lavoro, che punta ad ampliare l’autonomia in settori come la sanità, la scuola, il welfare e l’ambiente. “Non abbiamo scelto la strada del referendum popolare – spiega l’assessore –, perché la nostra richiesta è strettamente legate a obiettivi di governo, di amministrazione, non a questioni di carattere ideologico. La posta in gioco è alta. Avere la possibilità di gestire risorse certe per poter realizzare una programmazione lineare e strategica, rendere i servizi rivolti ai cittadini e alle famiglie ancora più efficienti ed efficaci, rafforzare le politiche industriali, sanitarie, scolastiche, ambientali”.
L’unità nazionale e il principio di solidarietà tra i territori – precisa ancora – sono per noi principi fondamentali, di cui la nostra proposta non costituisce assolutamente una minaccia, come invece qualcuno vuol far credere”. “Non so – conclude Emma Petitti – quali saranno le sorti della richiesta, ma so che se dovesse passare l’Emilia-Romagna si arricchirebbe di un nuovo capitolo”.


L’intervento integrale

La richiesta di maggiore autonomia regionale avanzata dall’Emilia-Romagna, per cui abbiamo lavorato intensamente per oltre un anno, vuole essere un ulteriore trampolino di lancio per il territorio, e di conseguenza per tutto il Paese.

Quella che abbiamo presentato al Consiglio dei Ministri è una proposta organica, realistica, che va ad incidere, nel concreto, su ambiti che toccano la vita dei cittadini: dal potenziamento della sanità alla scuola, dal rafforzamento delle politiche di welfare allo sviluppo delle imprese, dalla realizzazione di infrastrutture alla tutela ambientale. Una proposta che è stata condivisa con tutta la società regionale – enti locali, sindacati, imprese, associazioni, università riunite nel Patto per il Lavoro -, e che abbiamo elaborato ricorrendo all’art.116, comma 3 della nostra Costituzione.

Gli obiettivi che ci hanno spinto a dare attuazione a questo principio della nostra carta fondamentale sono volti a rendere la nostra Regione, che si è distinta per il suo virtuosismo e la sua efficienza, ancora più competitiva e avanzata, per il beneficio non solo degli emiliano-romagnoli, ma di tutti gli italiani.

Non abbiamo scelto la strada del referendum popolare, perché la nostra richiesta è strettamente legate a obiettivi di governo, di amministrazione, non a questioni di carattere ideologico. La posta in gioco è alta. Avere la possibilità di gestire risorse certe per poter realizzare una programmazione lineare e strategica, rendere i servizi rivolti ai cittadini e alle famiglie ancora più efficienti ed efficaci, rafforzare le politiche industriali, sanitarie, scolastiche, ambientali. E altro ancora. Per passare dalla teoria alla realtà, nella nostra richiesta di autonomia chiediamo al Governo centrale il trasferimento di 15 competenze sulle 23 possibili, utilizzando le risorse che giù verrebbero indirizzate al nostro territorio per tali materie. Non chiediamo soldi aggiuntivi per conseguire gli obiettivi che ci siamo posti, ma la gestione diretta di materie fondamentali in diverse aree strategiche per avere piena capacità di organizzare il lavoro, l’istruzione, la ricerca, la sanità, il governo del territorio e ambiente, il rapporto tra imprese e cittadini.

L’Emilia-Romagna è una Regione che si è saputa distinguere per una buona azione amministrativa e l’efficacia del bilancio, tutti risultati che ci permettono di poter avanzare richieste di questo calibro, consapevoli delle nostre capacità, della nostra gestione. In Assemblea legislativa non c’è mai stato un voto contrario da parte delle forze politiche, con anzi correzioni da parte delle opposizioni.

L’unità nazionale e il principio di solidarietà tra i territori sono per noi principi fondamentali, di cui la nostra proposta non costituisce assolutamente una minaccia, come invece qualcuno vuol far credere.
La nostra idea di “116” punta ad accrescere le performance territoriali, ad avere una Regione ancora più competitiva, all’avanguardia. Se cresce una Regione, cresce l’intera Nazione. Come avviene all’interno di una famiglia. Se un padre, una madre o un figlio che lavorano vengono valorizzati nelle loro competenze, ne va a favore di tutti i cari. Il valore della solidarietà è un principio imprescindibile, e le modalità con cui abbiamo costruito la nostra proposta di autonomia differenziata, ovvero attraverso la cooperazione con i corpi intermedi, ne è una dimostrazione.

Non so quali saranno le sorti della richiesta, ma so che se dovesse passare l’Emilia-Romagna si arricchirebbe di un nuovo capitolo.