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Le parole di Beatriz Colombo

Violenza donne. Colombo: mettere subito al sicuro chi denuncia

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
dom 25 nov 2018 11:28
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I centri Antiviolenza non bastano, serve l’istituzione di un centro d’ascolto sia per le donne che per gli uomini maltrattanti“. A dirlo è Beatriz Colombo, responsabile Regionale del dipartimento tutela vittime, dopo la notizia della donna che si è tolta la vita all’indomani dell’udienza per la conferma del provvedimento di allontanamento del 57enne da lei e dalla figlia (minacciata di morte) denunciato per maltrattamenti in famiglia (vedi notizia). Le due donne erano seguite dall’associazione Rompi il Silenzio. “L’obiettivo che ci poniamo come Dipartimento Tutela Vittime – scrive Beatriz Colombo – è quello di portare risultati concreti, con proposte di legge presentate grazie ad un filo diretto sia con la Camera che con il Senato, ed all’opera di un’equipe specializzata (avvocati, psicologi, criminologi, assistenti-sociali…). Il punto di partenza per noi è la prevenzione, di concerto con enti ed istituzioni scolastiche, educando le persone ed i più piccoli al rispetto della Persona anche con il reinserimento dell’educazione civica e non solo parlando di genere e sesso (tematiche, queste ultime, che sembrano negli ultimi anni ricoprire invece il massimo interesse).
L’impegno nel favorire la certezza della pena e della effettività della pena per chi commette reati violenti. Poi ancora, la promozione della Proposta di Legge presentata da Fratelli d’Italia sulla modifica del Codice di Procedura Penale Art.90, che prevede l’obbligo di fornire adeguata informazione alla vittima sulla cessazione della carcerazione o della misura di sicurezza disposta nei confronti dell’autore di un crimine violento, con una raccolta firme effettuata anche nel comune di Rimini nella primavera scorsa. L’impegno a prestare attenzione ed a garantire tutela anche agli uomini vittime di abuso, fenomeno che dinanzi alla frequenza dei casi di violenza sulle donne rischia di passare in secondo piano.
Accompagnamento a coloro che denunciano, in modo che siano messi in sicurezza fin da subito. Le donne hanno paura di denunciare per il “dopo”, ed il caso del suicidio, ne è la conferma. E’ ora di porre attenzione sui maltrattanti fin da subito, durante le indagini, di far dialogare i centri antiviolenza con le strutture carcerarie e di mettere al centro delle priorità non il castigo ma la dignità della vittima, una diversa comprensione del reato e la riparazione del danno, con conseguente riconciliazione delle parti (dove possibile) ed il rafforzamento del senso di sicurezza collettivo, che può essere attuato solo attraverso la cosiddetta giustizia riparativa“.