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Nelle terre confiscate alla camorra per scoprire la vera bellezza

In foto: foto di Fabio Borra
foto di Fabio Borra
di Silvia Sanchini   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mer 1 ago 2018 15:41 ~ ultimo agg. 11 ago 13:52
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Cosa resta di una settimana di volontariato nelle terre confiscate alle mafie? Non hanno dubbi gli educatori: sta nell’idea di bellezza la chiave per comprendere questa esperienza. Quindici ragazzi, tra il 16 e il 22 luglio, a Sessa Aurunca (in provincia di Caserta) ospiti della cooperativa sociale Al di là dei sogni.

Una proposta di Libera – associazioni, nomi e numeri contro le mafie, accolta dall’associazione Sergio Zavatta Onlus e dall’Aps Alternoteca grazie al finanziamento del Comune di Rimini (Piani sociali di zona distretto nord) e del Comune di San Giovanni in Marignano (per la gestione del Centro giovani White Rabbit).

“Crediamo molto in questa opportunità, partiamo per i campi di E!State liberi! da ormai 5 anni – spiega Alice Gaudenzi, una delle educatrici dell’associazione S. Zavatta che ha accompagnato il gruppo – e facciamo in modo che anche ragazzi che per vari motivi non potrebbero permettersi questa esperienza possano partecipare. È un’occasione per formarsi, per avvicinarsi al tema della legalità e svegliare le coscienze, responsabilizzandosi nelle scelte quotidiane”.

A Maiano di Sessa Aurunca, nel bene confiscato intitolato alla vittima innocente della camorra Alberto Varone, persone vulnerabili e appartenenti a fasce deboli possono trovare dignità attraverso nuovi percorsi di vita. Qui vivono sette ex ospiti di Opg (Ospedali psichiatrici giudiziari) e, da qualche tempo, collaborano tre giovani accolti nell’ambito del sistema Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Con loro i ragazzi riminesi, insieme ad altri gruppi di giovani che arrivano a Maiano da ogni parte d’Italia, hanno condiviso sette giorni di lavoro, testimonianze, vita e la partecipazione al Festival dell’impegno civile.

Dalla preparazione di zucchine sott’olio alle pulizie, dalla cura del giardino alla raccolta di verdure nell’orto: ogni azione assume un valore molto speciale.

“È stato strabiliante ritornare in questi luoghi a distanza di cinque anni”, aggiunge Alice. “Dove c’erano solo quattro pilastri oggi c’è una palestra, utilizzata per accogliere i giovani volontari. Al posto della stalla sta per sorgere un piccolo ristorante. L’impianto di trasformazione che era ancora in costruzione, ora funziona a pieno regime. Si stanno riorganizzando gli spazi lavorativi e di vita per offrire un’accoglienza sempre migliore agli ospiti. Verrà inaugurato un bed and breakfast”.

“Ad accompagnarci in questa avventura c’erano Antonia, Zio Bruno, Mario, Enrico e soprattutto Erasmo. Un uomo da sempre classificato come soggetto socialmente pericoloso. Sordomuto e spastico, rinchiuso in struttura per 25 anni, autolesionista. Oggi Erasmo è uno dei soci attivi della cooperativa Al di là dei sogni. Da quando lavora nel campo confiscato alle mafie non si fa male e non fa male”.

Siamo partiti dall’idea di bellezza: la bellezza di questi luoghi, delle persone incontrate, dell’esperienza vissuta insieme.

Lunida Ruli, educatrice, ci racconta qualcosa in più: “In questo luogo magico abbiamo incontrato custodi e promotori di bellezza. Piccole formiche che hanno scelto di non tacere e oggi fanno grandi cose. Contadini che investono sulla semina più che sul raccolto. Persone innamorate della loro terra e dell’idea di giustizia. Abbiamo conosciuto Dora e Giovanni che hanno deciso di colorare il grigio di Valogno, un borgo arroccato sulle colline che era disabitato e ora si sta rianimando grazie a splendidi murales. O Simmaco Perillo, che di questi luoghi è l’anima, con la sua grinta e grande umanità. Insieme a sua moglie, a Raffaele e ad altri amici hanno difeso questo posto, anche dormendo in un sacco a pelo per proteggerlo quando necessario”.

“Sono orgogliosa dei ragazzi che hanno vissuto con noi queste giornate”, conclude Lunida. “La loro curiosità, capacità di mettersi in gioco, voglia di capire e ascoltare mi hanno commosso e dato speranza”.

Altrettanto entusiasta Fabio Borra, vicepresidente di Alternoteca (l’associazione che gestisce il Centro Giovani “White Rabbit” di San Giovanni in Marignano): “Penso che il nostro territorio sia molto fortunato nel dare la possibilità ai giovani di riportare a casa e nelle proprie realtà quotidiane un’esperienza fortissima come quella appena trascorsa. Mi auguro che tutta questa carica ci possa aiutare ogni giorno in ogni cosa che facciamo a dare il meglio di noi con uno sguardo nuovo verso il futuro. Le parole sono importanti come le scelte che ne conseguono”.

E i ragazzi? Cosa è rimasto loro impresso? Ci risponde Aurora: “Molto spesso si crede che per combattere la mafia bisogna essere degli eroi. Questa esperienza ti convince del contrario: alla fine del campo senti di aver fatto la tua parte e sei ansioso di continuare a vivere con lo stesso spirito anche ritornato a casa”.

Proprio così, l’impegno non finisce.

Conclude Alice: “Facciamo in modo che tante persone conoscano questa realtà, che questo racconto diventi virale. Se tanti più giovani potranno vivere un’esperienza come questa avranno molte più possibilità di essere cittadini migliori in futuro”.

foto di Fabio Borra