Indietro
menu
Cronaca Riccione

Architetto sopravvissuto alla tragedia sulle Alpi svizzere

In foto: dal web
dal web
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 1 mag 2018 11:45 ~ ultimo agg. 2 mag 12:44
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min Visualizzazioni 2.583
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Sto bene. Mi hanno appena dimesso dall’ospedale“. Tommaso Piccioli è uno dei partecipanti alla spedizione finita in tragedia sulle alpi svizzere nella haute route Chamonix-Zermatt, dove sono morti 5 italiani, compresi tre amici di Bolzano di Tommaso, architetto che lavora per uno studio di Riccione, coordinato da padre. Entrambi originari di Pisa, il papà vive a Rimini, mentre Tommaso da tempo vive in Australia, con la moglie. Il giovane è stato raggiunto al telefono dall’Ansa.

Alla famiglia ha telefonato ieri. “Mi ha detto ‘sto bene’ – racconta il papà Stefano, anche lui stimato architetto -. Sono all’ospedale. E’ successa una cosa gravissima e sono sopravvissuto grazie alla mia esperienza”. Prima di chiamare il padre, riporta l’Ansa Tommaso aveva già telefonato alla madre e alla moglie australiana. In Italia è tornato per votare, e anche per questa escursione. La sua è una vera passione per l’avventura. “Ma questa esperienza – spiega il padre Stefano, che coordina lo studio di architetti di Riccione per cui lavora anche Tommaso – è stata terribile. I suoi amici di Bolzano sono tutti morti“.

Lui – dice il papà – è rimasto sveglio tutta la notte. Non so come ha fatto. Spronava anche gli altri, a muoversi a non dormire ma nel buio non li vedeva. Non sapeva dov’erano. Quando ha albeggiato Tommaso e un’escursionista tedesca hanno visto dall’altro lato della vallata, dove c’è il rifugio, due sciatori e hanno iniziato ad urlare con quanta voce ancora avevano in gola «help». Loro hanno avvisato il soccorso alpino che è arrivato con l’elicottero. «Ma non poteva atterrare, quindi si è calato un infermiere con il verricello – prosegue Stefano – e li ha portati su uno a uno”.

Sul momento Tommaso non sapeva le condizioni degli altri anche se temeva il peggio, dato che aveva visto qualcuno riverso a faccia in giù. In serata, mentre era ricoverato in ospedale a Visp, è stato anche interrogato dalla polizia cantonale “avevano l’elenco ma non glie l’hanno fatto vedere. Adesso – conclude il papà – saprà anche lui dei morti“.

 

(Ansa)