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Referendum, i commenti. Biagini: "bastonata", ora lavorare per cittadini. Gnassi: ripartire da cambiamento.

In foto: Renzi a Rimini il 1 ottobre
Renzi a Rimini il 1 ottobre
di Redazione   
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lun 5 dic 2016 13:29 ~ ultimo agg. 6 dic 11:51
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L’esito del voto rappresenta una soddisfazione particolare per l‘ex assessore Roberto Biagini, anima nelle ultime settimane del gruppo dei sostenitori del No all’interno nel PD riminese anche con un costante lavoro “ai fianchi” sui social network. All’interno del PD in tanti anche se non lo hanno detto pubblicamente si sono espressi per il no, dice Biagini alla nostra trasmissione “Tempo Reale”. E usa il termine “bastonata” per il risultato, ma invita ora a mettere da parte le divisioni per lavorare alle risposte di cui i cittadini hanno bisogno. Il sindaco di Rimini Andrea Gnassi prende atto del netto risultato ma si dice convinto della necessità di ripartire dal cambiamento e dai progetti. E invita il PD a ripartire da una dialettica che metta da parte le dinamiche correntizie. Il paese ha bisogno di risposte concrete, sottolinea l’assessore regionale Emma Petitti che prenderà parte alla direzione nazionale del PD.

Graziano Urbinati per la CGIL, sostenitrice del NO, sottolinea anche il profondo strappo che una “pessima” campagna elettorale ha prodotto nel territorio e inserisce nel dibattito anche le “scelte neoliberiste” che l’Amministrazione di Rimini ha compiuto su scuole e trasporto pubblico.

Carlo Rufo Spina di Forza Italia, dopo una lunga analisi delle cause del fallimento di Renzi, invita il suo partito a cogliere l’occasione per un vero rinnovamento a livello di rappresentanza nazionale in vista delle prossime sfide, individuando la data del possibile voto tra un anno più o meno . Il capogruppo della Lega Nord Marzio Pecci invoca addirittura le dimissioni del sindaco Gnassi per il “fallimento su tutta la linea”. Gennaro Mauro di Uniti si vince si augura invece che Gnassi porti a termine il suo mandato ma con un atteggiamento di confronto e apertura, alla luce dell’indebolimento con cui esce dal voto. Anche a Rimini, annuncia Mauro, partirà una raccolta firme per una legge che istituisca un’Assemblea Costituente per riscrivere entro due anni le norme costituzionali.


L’intervista a Roberto Biagini:

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L’intervento di Andrea Gnassi

Per il Sì è stata una sconfitta netta, indiscutibile, dolorosa nelle proporzioni. Questo va detto subito e a scanso di ogni possibile interpretazione, tra quelle interessate e quelle ‘para…le’ tese a prendere le distanze a risultato ancora caldo. Questo voto non si presta a equivoci, va detto chiaramente. Così come inequivocabile è l’enorme partecipazione, dato questo che va letto e preservato come un valore vero in tempi di relazioni tra politica e cittadini improntati al completo disincanto. Viene respinta una riforma costituzionale per cui anche personalmente, come migliaia di altri sindaci in Italia, mi ero speso, considerandone i vantaggi almeno per i territori e per le città, spina dorsale del Paese ma senza alcuna voce e funzione a Roma.

Un Paese che continuo a ritenere debba uscire dalla stagnazione e dalla paura.

Il No al 60 per cento mette in luce invece un giudizio negativo su questa proposta, molto probabilmente un giudizio politico nazionale più largo, e di ciò bisogna responsabilmente prenderne atto. Subito e senza indugi. Perché se c’è un pericolo immediato e reale del voto di ieri è quello di affrontare da oggi una fase politica e istituzionale molto difficile, con possibili/probabili effetti sull’economia e sul presente e il futuro del sistema Paese. A cominciare da subito, con la necessità di approvare la legge di bilancio, cui anche Rimini guarda con concreto interesse. Occorre un gigantesco senso di responsabilità, innanzitutto da parte di tutti i soggetti che fanno politica, ad ogni livello, per gestire questo periodo avendo come obiettivo esclusivo l’interesse dell’Italia e non il tornaconto partitico o corporativo o semplicemente proprio. Le domande dei cittadini, che in primo luogo si rivolgono a Comuni e Sindaci, hanno bisogno di risposte, oggi, subito. Mi auguro che la Legge di Bilancio, i provvedimenti per la costruzione di nuove scuole, le misure contro il dissesto idrogeologico, tutti i temi che toccano in concreto le città, Rimini compresa, non siano gettati nel frullatore del dibattito eterno su ‘quale riforma fare’ con il risultato della paralisi. Dico questo anche e soprattutto per il Partito Democratico: la dialettica interna post voto, necessaria, non può essere l’occasione per una mera, semplice, esclusiva dinamica congressuale e correntizia. Essere il partito ormai unico perno di un sistema squassato e sfiancato significa adesso responsabilità e una lucidità assoluta. A Roma come a Rimini, a Milano come a Bologna. E’ stata bocciata una riforma attraverso la somma di tutti i No che ci sono nel Paese, ma resta ferma l’urgenza di cambiarlo radicalmente questo Paese. Se c’è un punto che accomuna Si e No è che l’Italia debba cambiare: ciò che non può allora fare questo Paese è restare fermo, non cambiare.

Soprattutto non va smarrito il senso originario della missione del PD, quello di una forza riformista e moderna, che fa proposte per cambiare in meglio il Paese e le sue città. Una forza che, ad esempio a Rimini, proprio in virtù dei programmi e dei fatti è stata riconfermata con risultato pieno e nettissimo al Governo della città appena cinque mesi fa. Si può e si deve ripartire (anche) da qui: dalle scelte e non dalla paralisi, dal cambiamento e non dalla palude, dalla forza di un progetto.

 


Il commento del segretario provinciale del PD Juri Magrini:

L’ampia affluenza è un bel segnale per la nostra democrazia, oltre 33 milioni di elettori si sono espressi e il giudizio è chiaro e va rispettato. Gli Italiani hanno bocciato questa proposta di riforma  della carta costituzionale. Penso inoltre che il voto abbia con tutta evidenza  espresso anche un giudizio politico sul Governo Renzi. La situazione in cui versa il nostro Paese e le difficoltà che gli italiani affrontano quotidianamente  e a cui la proposta di riforma provava a dare una prospettiva nuova, si sono manifestate invece in un voto contro il Governo, di questo bisogna esserne consapevoli. Nonostante le tante iniziative lodevoli dell’esecutivo, legge sul caporalato, il dopo di noi, le unioni civili, solo per citarne alcune, il giudizio emerso dal voto è stato duro. Ho apprezzato molto le parole del Premier ieri notte, un discorso chiaro ed onesto. In provincia di Rimini in tutte le città principali a partire da Rimini, il NO  ha prevalso, confermando il trend nazionale, mentre il si ha prevalso in zone che storicamente non sono ad appannaggio del PD, ma su questo ci torneremo una volta avuti tutti i dati delle sezioni elettorali.

Un ringraziamento lo voglio fare a tutti i militanti ed elettori del PD, che si sono spesi in questi mesi per spiegare la nostra proposta, li ringrazio per la generosità e l’impegno perché sapevamo che la sfida era ardua ma allo stesso tempo entusiasmante. Ora si apre una fase delicata , sia per la tenuta del Paese che deve ancora approvare la legge di stabilità, sia sulle future elezioni, con la spada di damocle di una legge elettorale, l’Italicum, valida solo per la Camera, che rischia di produrre una ingovernabilità tra le due Camere, ma di questo ne discuteremo a partire dalla Direzione Nazionale che il Segretario ha già convocato”.

L’intervista a Juri Magrini nella trasmissione Tempo Reale
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Il commento di Graziano Urbinati, segretario CGIL Rimini

La CGIL, in piena autonomia, coerentemente con la propria storia e con il giudizio espresso nel merito della Riforma, ha preso una posizione critica e contraria alle modifiche della Costituzione proposte dal Governo. Sulla base di questo ha dato indicazione a votare NO e oggi giudica con soddisfazione il risultato del voto a partire dalla grande partecipazione delle persone. Ci hanno chiesto perché un sindacato debba occuparsi del referendum abbiamo risposto insieme all’ANPI e insieme all’ARCI che modifiche sbagliate avrebbero avuto effetti gravi per l’equilibrio dei poteri, per la rappresentanza, per l’esercizio della sovranità popolare, in sostanza per la stessa democrazia, che invece va rafforzata, potenziata e difesa con la piena attuazione della Costituzione repubblicana.

Fin da subito ci sentiamo impegnati in una operazione che mira a ricucire le profonde lacerazioni che questa pesantissima campagna referendaria ha prodotto. Uno strappo perseguito in maniera sciagurata da alcune forze dell’uno e dell’altro schieramento, anche nel nostro territorio, con finalità estranee rispetto ai temi costituzionali.

E da qui vogliamo ripartire per rilanciare la proposta di legge sulla Carta dei Diritti e i referendum abrogativi sul lavoro promossi dalla CGIL.

Nella riflessione che questo voto impone spero che anche nel nostro territorio si considerino con molta attenzione le conseguenze che possono provocare scelte neoliberiste fatte da Amministrazioni di centro sinistra, che danneggiano lavoratori e pensionati (come le vicende riminesi di questi giorni dimostrano vedi per esempio scuole infanzia e trasporto pubblico). Noi come sempre, con coraggio, staremo al merito.


Il commento dell’assessore regionale Emma Petitti (PD)

L’alta affluenza è intanto un segnale chiaro e positivo: il Paese crede nella democrazia e vuole essere partecipe. E questo Paese ha bisogno di risposte concrete, spostando la riflessione delle riforme da un terreno meramente istituzionale, economico, finanziario a quello sociale.
Nella prossima direzione nazionale del Partito Democratico, a cui prenderò parte, avremo occasione sicuramente di fare riflessioni più approfondite e prendere anche le decisioni più opportune.
Nel frattempo ringrazio i circoli di Rimini per l’impegno profuso, che resta il nostro inestimabile capitale. Abbiamo superato già assieme tante forti mareggiate. Dobbiamo partire dalla nostra forza per riconquistare la fiducia di quella parte di elettorato che negli anni abbiamo trascurato o perso lungo il percorso. Spero che il Pd con i suoi gruppi dirigenti non perda molto tempo nelle auto-analisi ma che compia una riflessione profonda e onesta. Non dobbiamo drammatizzare le sconfitte o caricarci l’intera responsabilità del mancato risultato atteso, si riparte dai territori e dalle periferie che in Italia come negli Stati Uniti, e come in Gran Bretagna, manifestano da tempo segnali di disagio. E noi a questi segnali dobbiamo rispondere. Con la stessa chiarezza posta in evidenza ieri da chi si è recato alle urne.


Il commento di Giulio Mignani (Forza Italia Rimini)
Come Responsabile di Forza Italia Rimini desidero esprimere la mia più grande soddisfazione per lo splendido risultato che il “NO” ha conquistato anche nella nostra Provincia.
Rimini (insieme a Parma, Ferrara e Piacenza) ha visto prevalere il NO, nonostante la grande presenza di elettori e amministrazioni PD, praticamente in tutti i Comuni, compreso il capoluogo.
Tra queste spiccano anche gli ottimi risultati di Bellaria (53,29%) e Riccione (52,48%).
Un ringraziamento va al coordinamento regionale di FI, nelle persone dell’On. Palmizio e della vicecoordinatrice Anna Borsarelli e al Comitato del NO, coordinato da Enrico Sirotti Gaudenzi a livello regionale e Pierre Orsoni a quello provinciale.
Un grasie anche ai quasi 100 militanti (che ringrazierò uno per uno) che hanno lavorato per allestire banchetti e convegni affiggere diverse centinaia di manifesti.
Negli ultimi 3 mesi sono stati allestiti più di 50 banchetti informativi, anche in collaborazione con le forze politiche alleate, che hanno distribuito circa 500 volantini per ogni evento.
Sulle nostre pagine web e social il numero di contatti medi giornalieri negli ultimi 2 mesi si aggira intorno ai 3000.
Sono inoltre stati organizzati 5 convegni tematici con ospiti quali il nostro coordinatore regionale on. Massimo Palmizio, il Vicepresidente della Camera on. Simone Baldelli,  l’on. Elisabetta Gardini, il sindaco di Ascoli Piceno Guido Castelli, Stefania Craxi e tanti altri relatori.
Questo sforzo, che ha evidentemente dato i suoi frutti, è stato effettuato dai nostri volontari e militanti, senza le disponibilità finanziare dei comitati avversari e questo rende ancora maggiore la soddisfazione per una vittoria storica.
Da qui si riparte, abbiamo dimostrato di avere ricostruito una macchina in grado di lavorare e di ottenere risultati.
Il voto di ieri lascia inalterata la Costituzione, ma è una grande iniezione di fiducia e per Forza Italia e tutto il centrodestra.
Grazie a tutti.

Dal commento di Carlo Rufo Spina (Forza Italia Rimini)

Renzi si dimette pronunciando il suo discorso più bello, un messaggio vero, non costruito, da statista. La riforma era fatta male, ammettiamolo; dal punto di vista tecnico creava un brutto Senato, a maggioranze variabili e slegate dalle elezioni politiche, in grado di bloccare le riforme costituzionali elaborate dai vincitori del voto nazionale. Non deve funzionare così. Intendiamoci, non sarebbe stato un dramma se avesse vinto il Sì (almeno si sarebbe tolta la nefasta potestà concorrente) e non è un dramma ora che ha vinto il No (ci teniamo la Costituzione attuale, che dovremo riformare bene). Ma Renzi non ha perso per il merito della riforma, ammettiamo anche questo. Ha perso lui, politicamente, ha perso per la sua arroganza.

Ha perso perché non ha mai fatto politiche coerenti: non ha fatto politiche di sinistra (per fortuna!), ma neanche di destra, non ha soprattutto fatto politiche liberali (Cottarelli è stato gentilmente congedato); in verità ha fatto politiche più che altro populiste (provvedimenti spot, non di sistema, assistenzialismo spiccio, 80 euro qua, 500 euro là, politiche nulle e solo di tamponamento (assistenziale) sul più grave problema dei nostri giorni: l’immigrazione), e qui sta l’ironia: Renzi è molto più simile a Grillo di quanto si possa pensare, è un Grillo “costituzionale”, che non spaventa i mercati, che va bene all’Europa, perché tanto non fa crescere l’Italia, non la cambia, ma la gestisce in modo sostanzialmente accettabile e alla Ue e ai mercati in fondo va bene, anzi va meglio perché un’Italia siffatta non alza mai la voce, non ne è in grado”. (…)

Avrebbe potuto dire al Paese: “guardate: non vi prometto grandi cose, non ci trasformiamo in 100 giorni nella Germania. Vi prometto che la situazione non peggiorerà, vi prometto che il debito non aumenterà. Farò alcune riforme importanti e di sistema: tasse, PA, dismissioni e vendita delle 8000 partecipate e dei relativi CdA (altro che 200 senatori!!), riordino dei ministeri. Non farò provvedimenti spot o assistenzialismo per avere facile consenso. Io non sono stato votato e per questo nei prossimi 4 anni farò in modo di rendere più snella ed efficiente la macchina ordinaria dello stato e degli enti pubblici. Poi alle prossime elezioni mi presenterò con un programma più politico, tutto mio e voi allora deciderete se votarmi o meno”.

Avrebbe potuto (e dovuto) fare così. Non lo ha fatto. Ha usato altre carte: arroganza, facile consenso, nessuna soluzione ai grandi temi, crescita negativa per 2 anni e sostanzialmente zero questo, gravi conflitti di interesse e assoluta “intoccabilità” per il suo ministro più rappresentativo. Ma di che parliamo? Queste cose, queste scelte, questa politica si pagano. Ieri è solo arrivato il conto. (…)

Ora dobbiamo prepararci a un governo sempre Pd + Alfano e Verdini che ci porterà al voto fra un anno, più o meno. Dovremo necessariamente scrivere una nuova legge elettorale, dato che l’Italicum non contempla il Senato e la dovremo scrivere osservando i principi di costituzionalità più volte espressi dalla Corte. Resto dell’idea che ripristinare i collegi sarebbe la scelta più saggia. Io sono da sempre per l’uninominale secco all’inglese, ma so che in Italia è pura utopia.

Ora una chiusa da segretario locale di Forza Italia. Finora ci siamo faticosamente rinnovati a livello locale. So che è stato fatto quasi ovunque. Molto bene. E abbiamo anche tenuto agli urti elettorali. Nel prossimo anno dovremo però strutturarci e rinnovarci a livello nazionale. I big del parlamento hanno ormai dato. Basta, da qui non se ne esce. Hanno già dato, si deve cambiare pagina. E cambiando dobbiamo attingere dalle forze dinamiche e solari che ovunque, come un tumulto, stanno risvegliando da Nord a Sud il nostro mondo assopito, disperso e deluso con le politiche liberali e popolari che ci servono e che Renzi ha sempre mancato. Quello dovrà essere il nostro programma. Questa sarà la nostra vittoria di domani.


La nota stampa di Marzio Pecci:

“Le sfilate di Gnassi e della sua Giunta in quest’ultime settimane di campagna elettorale non sono servite a nulla. Questa Amministrazione ha fallito ancora
una volta – all’indomani della debacle referendaria che ha travolto il fronte del SI non soltanto a Rimini città ma, in termini assoluti, in tutto il
comprensorio provinciale, il capogruppo della Lega Nord, Marzio Pecci, attacca la squadra di governo del primo cittadino riminese e ne chiede le dimissioni:
“Gnassi ha perso sia come Presidente della provincia che come Sindaco del Comune capoluogo. Adesso segua l’esempio del “collega” Renzi e se ne vada.»
Il capogruppo del Carroccio si sofferma sui retroscena che hanno condotto a questo risultato: «tutti i nodi vengono al pettine. C’è voluto del tempo ma dopo
cinque mesi di scandali e infuocati dibattiti consiliari, i cittadini riminesi hanno aperto gli occhi sull’Amministrazione Gnassi e hanno detto basta al
sistema clientelare e alla politica degli affari che la fa da padrone a Palazzo Garampi; un intreccio di interessi e favoritismi che noi denunciammo in tempi
non sospetti e di cui adesso hanno preso coscienza anche i nostri cittadini. Ne sono un esempio i recenti consigli comunali che hanno visto la partecipazione
infuocata dei riminesi sulla questione rom, sulle politiche di esternalizzazione dei servizi per l’infanzia e sull’incognita occupazionale dei lavoratori di
Start Romagna.»
Tutte tematiche che Gnassi e compagnia bella hanno affrontato con sufficienza e arroganza, ignorando le forze politiche di opposizione e gli stessi cittadini.
Il risultato quindi non poteva che essere l’ennesima battuta d’arresto per lui e la sua truppa – conclude Pecci – l’auspicio è quello di un’inversione di rotta
che riconsegni ai riminesi questa città”


Il commento di Gennaro Mauro (Uniti si vince)

La vittoria eclatante del NO a Rimini apre nuovi scenari politici anche nel governo della città. il sindaco e il partito democratico ci hanno messo la faccia nel sostenere le ragioni del SI e hanno clamorosamente perso.
nelle prossime settimane c’è da aspettarsi una fuga dal carro dell’ex premier, che determinerà  un cambiamento  degli equilibri anche all’interno del partito riminese.  Gnassi ne esce fortemente indebolito da questa tornata elettorale, e ciò non potrà che incidere sulla sua azione di governo della città, come del resto ci ricorda l’ex assessore all’urbanistica. Ci auguriamo che Gnassi porti a termine il suo mandato cercando un processo di confronto e di condivisione sulle scelte strategiche per la città, attraverso il coinvolgimento dell’intero consiglio comunale senza subire i veti all’interno dei dissidenti del PD.
 
Dal centrodestra percepivamo un entusiasmo in città che da anni non percepivamo, e quindi non siamo rimasti meravigliati dal voto dei riminesi, che ringraziano per la loro massiccia partecipazione al voto per dire No ad una riforma pasticciata e di parte.
Forte del risultato elettorale, Il centrodestra riminese da oggi riparte per costruire un progetto politico alternativo alla sinistra.
 
Nei prossimi giorni a Rimini, come in tantissime città d’Italia, ci faremo promotori di una raccolta di firme per la presentazione di una legge di iniziativa popolare per ottenere che venga istituita  un’Assemblea Costituente, come nel 1946, con membri letti dagli italiani  con il compito di riscrivere entro due anni le norme costituzionali. Il parlamento da decenni non è stato in grado di partorire una riforma costituzionale condivisa, che gli italiani chiedono a gran voce,  allora quale strumento migliore di una nuova Costituente?