Indietro
menu
Economia Rimini

Fermare il declino del commercio. Zanzini chiede un tavolo

In foto: repertorio
repertorio
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 17 ott 2016 13:42 ~ ultimo agg. 16:13
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Sostenere e tutelare il commercio di qualità a Rimini prima che sia troppo tardi. Giammaria Zanzini: presidente di Federmoda Rimini, membro della giunta di Confcommercio Rimini, presidente Associazione Nuova Marina Centro chiede “Un tavolo comune tra amministrazione comunale, associazioni di categoria, esercenti per fermare la desertificazione del tessuto urbano. Nuove norme locali sulla concessione di licenze e cambi di destinazione d’uso degli esercizi commerciali, facilitazioni per chi investe in qualità dei prodotti, dei servizi e crea ricaduta positiva sulla vita sociale e economica della città”.

Zanzini parte da un quadro desolante:Dal 2013 al 2015 in provincia hanno chiuso i battenti 1.024 tra imprese e esercizi commerciali. Nel primo trimestre di quest’anno abbiamo già raggiunto 143 cessazioni di attività. Mille posti di lavoro in meno in 36 mesi (dati Registro delle imprese Camera di Commercio RN). Tutto questo è sostituito da attività “mordi e fuggi”, prive di progetti di medio o lungo periodo e con un’offerta improbabile e di bassissima qualità. Un fenomeno, che incide negativamente sulla qualità del tessuto urbano, su l’offerta di beni e servizi di buon livello che, una città a vocazione turistica come Rimini, deve necessariamente mantenere”.

Poi le proposte, ispirate anche da altre esperienze in Italia: Si può partire dai criteri di concessione delle licenze commerciali, alle norme su arredo urbano, dalle autorizzazioni ai cambiamenti di destinazione d’uso del locale, per arrivare alle agevolazioni fiscali per chi affitta i suoi locali a attività commerciali di qualità. Ad Asti sono stati applicati canoni calmierati per i negozi del centro. Contratti che garantiscono i proprietari dei locali con fideiussione, li premia con una riduzione dell’IMU e abbassa drasticamente i costi fissi del commerciante. A Pistoia il nuovo regolamento sul commercio vieta l’apertura di nuovi minimarket nel centro cittadino sia stranieri sia a italiani. Unica eccezione quelli per la vendita di prodotti tipici locali e regionali. Anche a Lucca e Pisa stesse norme. A Firenze il Comune vuole fuori dalla zona più bella della città, 200 tra minimarket con alcolici, internet point, pizzerie a taglio e money transfer. In riva d’Arno no vendita per asporto di alcolici dopo le 21 e obbligo per i minimarket di essere grandi almeno 40 mq e dotarsi di servizi igienici accessibili anche ai disabili. Mentre, un esercizio “storico” della città non può cambiare destinazione d’uso, senza un parere della giunta”.