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Attualità Regione

Festa della donna. I numeri dei centri antiviolenza

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 7 mar 2016 08:23 ~ ultimo agg. 9 mar 11:09
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L’8 marzo: un’occasione per riflettere sullo stato dei diritti delle donne.  In Emilia Romagna, nel 2015 ben 6 donne sono morte uccise dai loro partner ed ex partner.

Sono state 3353 le donne che si sono rivolte ai 13 centri che compongono oggi il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna. A Rimini c’è l’associazione Rompi il silenzio. Rispetto all’anno precedente, il 2014, sono aumentate di 55 unità (+2%). Per la maggior parte (91,1%), si tratta di donne vittime di violenza.

Per quanto riguarda i nuovi contatti, le donne che nel 2015 si sono rivolte per la prima volta a uno dei centri antiviolenza indicati, a motivo delle violenze subite, sono in totale 2410. Rispetto al 2014, subiscono una leggera diminuzione, pari al 2,5%.

Le donne che invece hanno continuato un percorso iniziato in anni precedenti nel 2015 sono state 643, pari al 21,1% di tutte le donne accolte che hanno subito violenza; rispetto al 2014 sono aumentate di 138 unità (+27,3%).

Il leggero aumento nel numero complessivo delle donne accolte è dovuto quindi esclusivamente all’aumento considerevole delle donne in percorso da anni precedenti. Un indicatore della tendenza dei percorsi delle donne a diventare più lunghi rispetto al passato.

Le donne accolte dai centri sono in maggioranza italiane, ma la percentuale di donne straniere è significativa. La presenza delle donne provenienti da altri paesi si attesta sui valori registrati anche negli anni precedenti: le donne straniere rappresentano il 35,6% (840) di tutte le donne nuove accolte che subiscono violenza, le donne italiane il 64,4% (1518). Come sappiamo dalle statistiche regionali, si tratta di una percentuale molto più alta di quella della popolazione straniera residente in regione, che varia dall’8,3% di Ferrara al 14,2% di Piacenza (le donne rappresentano più del 50% degli stranieri residenti, dati ISTAT del 2014). Un risultato che attesta oltre all’accessibilità dei centri come risorsa per queste donne – o almeno per quella parte di loro in grado di muoversi e di comunicare con il territorio – la presenza di una loro forte attivazione nella ricerca di aiuto dentro e fuori le istituzioni.

La violenza non riguarda solo le donne ma coinvolge anche i minori. Nel 2015, le donne con figli/e sono complessivamente 1731, il 77,4% di tutte le donne nuove accolte che subiscono violenza; i figli/e sono 3020. In entrambi i casi si è verificata una leggera diminuzione rispetto all’anno precedente

Nel 2015, poco più della metà dei figli/e delle donne accolte, il 55,6% (1678), assiste o subisce direttamente atti o episodi di violenza, una percentuale superiore di 5 punti rispetto a quella rinvenuta nell’anno precedente. Un risultato che può dipendere da una più accurata rilevazione di questo dato da parte delle operatrici dei centri e che si presenta comunque in linea con quanto emerso nell’ultima indagine epidemiologica condotta dall’ISTAT sulle violenze contro le donne, in relazione alle violenze assistite dai figli/e delle donne che subiscono violenza.

Le donne ospitate nelle case-rifugio e nelle altre strutture dei centri antiviolenza del Coordinamento regionale, nel corso del 2015, sono state 198, i figli/e 213. In entrambi i casi si registra un aumento di 10 unità, rispetto all’anno precedente. Si mantiene quindi la tendenza all’aumento già verificata nel 2014.

Le donne accolte nel 2015 subiscono in larga maggioranza violenze fisiche (il 66,8%) e/o psicologiche (92,7%). Meno spesso violenze economiche (il 42,8%) ma soprattutto violenze sessuali (il 15,0%). Dati che rimangono pressoché invariati rispetto al 2014.