Indietro
menu
Attualità Rimini

Ponte di Tiberio, tra nuovi lavori al via ed errori dal passato

In foto: il render del progetto
il render del progetto
di Maurizio Ceccarini   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 15 feb 2016 14:12 ~ ultimo agg. 16 feb 15:32
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min Visualizzazioni 3.232
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Avanzano i lavori di riqualificazione in zona Ponte di Tiberio a Rimini. Dei vari stralci di intervento si è discusso questa mattina in commissione consiliare, su mozione di Marco Fonti del Movimento 5 Stelle, con l’assessore ai lavori pubblici Roberto Biagini e il dirigente Daniele Fabbri.

Il punto sui lavori nell’area: partita la nuova circolazione su Piazzale Vannoni, sono in corso i lavori per il completamento dei percorsi ciclabili e l’ampliamento dei parcheggi, che al termine degli interventi porterà a 338 i posti auto disponibili, 176 saranno completati a breve.

Partiranno all’inizio dell’estate i lavori per la Piazza sull’acqua che prevede la risagomatura delle due scarpate ai lati del bacino, da dove sarà possibile vedere il ponte da una nuova prospettiva. Dalle scarpate affacciate sull’invaso si otterrà una sorta di gradinata rivolta alla scena naturale costituita dall’invaso e dal Ponte di Tiberio e che diventerà un’arena all’aperto per eventi e incontri. L’intervento da 900mila euro sarà finanziato da risorse europee del Por Fesr e dovrebbe completarsi entro ottobre. Sgr, nell’ambito di Art Bonus, finanzierà con 120mila euro un piccolo parco archeologico i cui lavori partiranno in primavera: saranno collocate le pietre di un’arcata del ponte crollata e rinvenuta durante gli scavi degli anni ’90, che al momento si trovano nel parco Marecchia.

Ci sarà poi un importante intervento sulle banchine tra il Ponte di Tiberio ed il Ponte dei Mille: saranno realizzate delle passerelle che collegheranno le sponde e un percorso ciclopedonale che correrà lungo la banchina.

Ma nella discussione di oggi è emerso anche un errore di progettazione del 1976, quando il livello delle banchine, a seguito di uno studio sulle maree, è stato progettato 60 centimetri troppo in basso causando i ripetuti allagamenti. Un’area, quella delle banchine, che probabilmente anche a causa di questo vizio di partenza non è mai stata valorizzata e oggi è alle prese con problemi di degrado, documentato fotograficamente dallo stesso Fonti. Il consigliere del 5 Stelle pensa che invece l’area delle banchine possa avere importanti potenzialità: “Vorrei che diventasse una banchina vera, con servizi per i diposrtisti, e che possa essere vissuta da cittadini e turisti”. Da Fonti anche la richiesta che il secondo stralcio di interventi sia prolungato fino al ponte della Resistenza e non solo al ponte dei Mille. I tecnici oggi hanno presentato una prima bozza dei progetti, entro un mese dovrebbe arrivare una versione più puntuale.

La commissione sulla sua mozione di Fonti avrà un seguito nelle prossime settimane. “Non ho intenzione di la

sciare perdere, o che la situazione resti irrisolta”, assicura Fonti. sul Ponte di Tiberio, Il suo collega Tamburini parla anche del ponte di Tiberio, dove “ancora transitano furgoni e auto senza che sia possibile ipotizzare una data per sua pedonalizzazione. Legata ad una alternativa viaria che ancora non c’è, nemmeno sulla carta”. A questi temi il Movimento 5 Stelle dedicherà l’assemblea di questa sera alle 21 all’ex sala di quartiere delle Celle.

Storica voce critica sugli interventi tra invaso, ponte e bacino è il consigliere di Fratelli d’Italia Gioenzo Renzi: fu il primo a sostenere la necessità di rimuovere la diga mobile (“Ci sono voluti dieci anni dopo che è stata approvata la mia mozione, nel ’99”). Renzi ricorda come il primo e fondamentale intervento da fare sia “rinaturalizzare il corso lungo il vecchio alveo dal ponte dell’Incile al bacino del ponte. C’è già un progetto approvato che non si sa che fine abbia fatto”. E solo dopo questo intervento se ne possono fare altri “Purchè siano compatibili”.  E sull’errore di quaranta anni fa: “Bastava guardare l’altezza delle maree”.