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Parte "Casa accoglienza don Gallo". Ma Casa Madiba rivendica un altro welfare

In foto: una manifestazione di Casa Madiba. Repertorio
una manifestazione di Casa Madiba. Repertorio
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mer 23 dic 2015 15:49 ~ ultimo agg. 17:15
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Si chiamerà Casa di accoglienza don Andrea Gallo, in memoria del prete di strada genovese scomparso nel 2013, il progetto in partenza domani che è stato affidato dall’Amministrazione Comunale di Rimini alle associazioni Rumori Sinistri e No Border all’ex stamperia di via De Warthema. Un’assegnazione che però, fanno sapere gli attivisti di Casa Madiba Network (altra realtà nata nell’ambito del Laboratorio Paz) non mette assolutamente fine al dibattito sulle risposte a povertà ed emergenza casa.

“Crediamo che l’assegnazione del progetto alle nostre associazioni – recita una nota di Casa madiba – sia una piccola conquista (non ancora sufficiente) delle lotte che abbiamo portato avanti sul tema del diritto all’abitare attraverso la “Campagna Una casa per tutti” e che hanno avuto una dimora degna all’interno di tre laboratori/avamposti del welfare auto organizzato e del mutualismo nella crisi prima Casa Madiba Network e Villa Florentina ed Eva e poi il Villino Ricci”.

Una risposta che, per Casa Madiba, nasce dalle politiche dell’Amministrazione più attente al welfare “mediatico”.: “non ci riferiamo non solo al fatto che la richiesta progettuale risponde ad una politica emergenziale come quella del dormitorio per l’emergenza freddo, ma anche al misero contributo economico: 15mila euro divisi per 4 mesi sono 125 euro al giorno per la gestione della CASA. Una miseria!!!”

Pur criticando il progetto all’ex stamperia, Casa Madiba ha accettato la sfida. “Perché pensiamo che la RIMINI DEGNA che abbiamo visto in questi mesi attivarsi dopo i tre sgomberi e i due sequestri delle strutture che abbiamo occupato per rispondere alla problematica abitativa, sarà con noi nel supportarci al meglio per rispondere ai bisogni materiali delle 40 persone che incontreremo e che abiteranno con noi nello spazio dell’ex stamperia”.

Ma con la precisa volontà di continuare a difendere e promuovere i propri ideali di solidarietà, che superino i concetti di emergenzialità e temporaneità. Come avveniva prima dello sgombero al Villino Ricci, una realtà “che rispondeva in maniera dignitosa non solo alla necessità di un posto sicuro e riparato dove pernottare, ma anche all’esigenza di avere una cucina, un bagno personale, degli spazi di intimità. Tutte cose che per le persone come noi sono la normalità ma che vengono negate a tante tantissime persone in questo territorio”.

Da Fabio Pazzaglia di Fare Comune il sostegno a “questo progetto che vede in prima fila gli attivisti delle associazioni “Rumori sinistri” e “No border” insieme agli ex abitanti del Villino Ricci e a tante altre persone che lottano ogni giorno per dare risposte concrete sul terreno delle nuove povertà, dell’emergenza abitativa e del disagio sociale, in forte crescita anche a Rimini, ci porta a ribadire quanto detto più volte dai banchi del Consiglio Comunale: Rimini ha bisogno di liberarsi dalle attuali logiche che dettano legge anche nell’ambito delle politiche sociali. Dobbiamo lottare per la costruzione di un welfare diverso da quello portato avanti fino ad oggi dall’Amministrazione Comunale”.

Sinistra Ecologia e Libertà di Rimini, per voce del coordinatore provinciale Luigino Garattoni, ribadisce la propria contrarietà alla politica degli sgomberi di strutture che cercano invece di dare soluzioni all’emergenza casa, e sostiene il nuovo progetto invitando tutta la comunità a farsene carico: “Oggi a Rimini come altrove non serve nascondere le conseguenze  che la crisi ancora produce,  quello che serve   è  giustizia  e coesione sociale, è  cercare  di realizzare ponti di solidarietà , soprattutto in un momento in cui si ricostruiscono muri e si fa leva sulla paura. Invitiamo le associazioni sociali, culturali, le forze politiche  e le singole persone a sostenere concretamente questa esperienza, con il contributo volontario di materiale, risorse economiche e soprattutto con la disponibilità di parte del proprio tempo. Serve, poi,   coinvolgere positivamente  gli abitanti del quartiere in questo percorso . Noi tenteremo di  fare, con  modestia, la nostra parte”.