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Attualità Cesena

Camere di Commercio, Rimini e Forlì Cesena verso l'accorpamento. A regime nel 2017

In foto: Fabrizio Moretti, presidente della Camera di Commercio di Rimini
Fabrizio Moretti, presidente della Camera di Commercio di Rimini
di Andrea Polazzi   
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mar 10 nov 2015 14:47 ~ ultimo agg. 11 nov 12:51
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Di quattro Camere di Commercio che nel luglio 2014 avevano avviato il dialogo per un’eventuale fusione, ne sono rimaste due: Rimini e Forlì – Cesena. Ravenna e Ferrara si sono perse per strada e, forse, si uniranno tra loro.

Intanto però le prime due fanno sul serio visto che i rispettivi consigli camerali hanno approvato l’accorpamento, il primo a livello regionale. La nuova realtà, che dovrebbe andare a regime nel 2017, anticipa di fatto i contenuti di una norma di legge che a breve imporrà la fusione tra gli enti con meno di 75mila imprese iscritte.

Alcuni numeri del nuovo ente: 56 comuni, 730mila abitanti e quasi 100mila imprese per un valore aggiunto prodotto ogni anni di 19,5 miliardi (circa 9 da Rimini). La sede legale sarà a Forlì, ma naturalmente resteranno anche le sedi di Rimini e Cesena. Nessun taglio di personale, visto che a regime l’ente dovrebbe avere, compresi gli organi dirigenziali, 140 dipendenti e attualmente le due camere di commercio ne hanno 70 l’una.

I risparmi arriveranno però dalle economia di scala sulle spese di funzionamento che consentiranno di recuperare, almeno in parte, i tagli delle entrate dai diritti camerali decisi dal Governo: si tratta del 35% per l’anno in corso, del 40% per il prossimo fino ad arrivare al 50% nel 2017.

I dati accorpati dei due enti evidenziano che le entrate passeranno dai 16 milioni del 2015 a 12,4 nel 2017 mentre le economie di scala permetteranno di recuperare un milione e mezzo alla voce spese (da 5,4 a 3,9). E coi diritti camerali, spiega il direttore della Camera di Commercio di Rimini Maurizio Temeroli, non si può parlare neanche di spending review visto che le camere di commercio non ricevono nulla dallo Stato. Si tratta solo di un risparmio per le imprese, anche se relativo visto che mediamente in Italia un’azienda spende appena 110 euro all’anno per i diritti camerali e ne riceve ben di più in servizi.

. La dichiarazione del presidente della Camera di Commercio di Rimini Fabrizio Moretti 

Le Camere di Commercio di Rimini e Forlì – Cesena hanno assunto ieri, al termine di un lungo e
costruttivo processo di dialogo e confronto, una decisione di portata storica, prime Camere di
Commercio nella Regione Emilia Romagna, deliberando l’avvio del loro processo di accorpamento
su area vasta.
Il sistema camerale a livello nazionale, avviando spontaneamente processi di accorpamento tra
Camere di commercio, ha anticipato quanto previsto dalla legge di delega al Governo di
riorganizzazione della pubblica amministrazione, approvata lo scorso mese di agosto, che prevede
la riduzione del numero complessivo delle Camere di commercio dalle attuali 105 a non più di 60.
Sulla base di questo processo di autoriforma, nel nostro Paese sono già stati approvati 12
accorpamenti che coinvolgono 28 Camere di commercio. In particolare la legge delega, per la quale
devono essere ancora emanati i decreti attuativi, prevede l’obbligo di accorparsi per le Camere che
hanno meno di 75.000 imprese iscritte al proprio registro. In Emilia-Romagna solo le Camere di
commercio di Bologna e Modena raggiungono questo numero e quindi possono mantenere l’attuale
circoscrizione territoriale che coincide con l’ambito provinciale, tutte le altre devono avviare
processi di accorpamento tra loro superando gli attuali confini provinciali.
Ancor prima dell’approvazione di questa legge, nella convinzione ed intento che un processo di
accorpamento su area vasta potesse essere realizzato come un’opportunità e non come un problema
per le Camere di Commercio, da luglio 2014 era già cominciato il dialogo tra la Camera di
commercio di Rimini e le Camere di Forlì-Cesena, Ravenna ed anche Ferrara, trovando fin
dall’inizio del percorso una visione comune d’intenti e un accordo convergente con la confinante
Camera di commercio di Forlì-Cesena. Per questo motivo, nella giornata di ieri, 9 novembre, i
Consigli delle due Camere di commercio hanno approvato l’accorpamento tra i due enti camerali, il
primo a livello regionale.
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La nuova Camera di commercio si chiamerà “Camera di commercio della Romagna- Forlì-Cesena e
Rimini”, avrà sede legale a Forlì, la sede di Rimini e quella territoriale di Cesena.
Si tratta di un accordo strategico di grande rilevanza che va ben oltre il mero rispetto degli obblighi
previsti dalla legge di riforma che prevede anche la riorganizzazione del sistema camerale, un
accordo che coglie positivamente le sollecitazioni del nuovo Presidente di Unioncamere Nazionale,
Ivanhoe Lo Bello, di avviare i processi volontari di accorpamento nello spirito di autoriforma, per
prevenire un intervento governativo che sarebbe, per i territori e le sue classi dirigenti, uno
svilimento dei ruoli, autonomia e valori territoriali.
L’ambito sul quale la nuova Camera di commercio eserciterà le proprie importanti funzioni
nell’interesse delle imprese e dell’intero sistema economico, comprende 56 Comuni, oltre 730.000
abitanti, quasi 100.000 imprese e un valore aggiunto prodotto ogni anno dalle diverse attività
economiche e produttive di 19,5 miliardi di euro. Sono sufficienti questi dati per comprendere
l’importanza che il nuovo ente camerale avrà a livello regionale.
Dopo l’avvenuta approvazione da parte dei due Consigli camerali, bisognerà attendere il Decreto
istitutivo della nuova Camera di commercio da parte del Ministero dello sviluppo economico, poi
cominciare a realizzare, nel corso del prossimo anno, il vero e proprio processo di fusione che si
concluderà con la nomina e l ‘insediamento degli organi camerali rappresentati dal Consiglio, dal
Presidente, dalla Giunta e dal Collegio dei revisori.
Le motivazioni che hanno portato all’accorpamento tra le due Camere di commercio, sono da
ricercare, come già ricordato, non solo nell’evoluzione della normativa, ma nel vantaggio
conseguibile dall’integrazione di due sistemi economici complementari, caratterizzati dalla
diffusione delle PMI e in particolare delle piccole imprese, dalla presenza di forti specializzazioni
nella produzione di beni e servizi nei settori del turismo, del commercio, dell’artigianato, della
manifattura e dell’agro-alimentare.
Nella costituzione della nuova Camera di commercio, verranno tutelate e valorizzate le
rappresentatività dei diversi territori, riorganizzando le funzioni e i servizi tradizionali e
prevedendone altri innovativi, realizzando economie di scala nel rispetto di una sostenibilità
economica e finanziaria che deve tenere conto della riduzione progressiva, nel triennio 2015/2017,
delle entrate da diritto annuale secondo quanto previsto da una norma entrata in vigore nel 2014.
La nuova Camera di commercio potrà comunque contare, sia pure in misura ridotta, sulle risorse
provenienti dal diritto annuale pagato da tutte le imprese che hanno sede principale e unita’ locali
nel territorio di competenza, che coincide con quello delle attuali province di Forlì-Cesena e Rimini,
oltre che sulla cospicua dotazione patrimoniale detenuta dai due enti camerali, rappresentata
soprattutto dalle partecipazioni azionarie in numerose società’ di interesse pubblico locale.
Molto importante sarà anche il ruolo istituzionale che potrà esercitare la nuova Camera di
commercio, sia nei confronti delle altre Istituzioni locali, a cominciare da Regione e Comuni, sia
nell’ambito di un sistema camerale regionale e nazionale che uscirà profondamente trasformato dal
processo di riforma in atto.
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Questo cambiamento e’ necessario perché’ le nuove Camere di commercio possano continuare a
rappresentare un fondamentale supporto per le imprese e per un’ economia che dopo tanti anni di
crisi deve e può ricominciare a crescere.
La nuova Camera, nel contesto di un’economia globale ogni giorno sempre in profonda
trasformazione, rappresenta un’opportunità importante per sviluppare e moltiplicare la possibilità di
accedere a risorse significative, renderne ancora più efficiente l’utilizzo con investimenti che
valorizzino le potenzialità del sistema imprenditoriale dei territori, creando nel contempo un nuovo
modello di sviluppo per realizzare un ecosistema sociale ed economico sempre più competitivo ed
attrattivo.