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Cronaca Rimini

False certificazioni, Guardia Costiera sequestra barche e uffici

In foto: repertorio
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di Redazione   
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ven 18 set 2015 16:08 ~ ultimo agg. 19 set 15:14
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La Guardia Costiera di Rimini, organizzata in più squadre, ha effettuato questa mattina un servizio nell’ambito di un’indagine coordinata dal Sostituto Procuratore di Rimini Luca Bertuzzi sulle procedure di certificazione di sicurezza adottate per alcune imbarcazioni da parte dell’Istituto Giordano.
L’attività, svolta in coordinamento con altri Comandi di Capitaneria di porto, dà esecuzione al Decreto di sequestro preventivo con cui il Giudice delle Indagine Preliminari del Tribunale di Rimini ha disposto il sequestro di cinque unità da diporto affette da gravi irregolarità e la cui libera circolazione – spiega la Guardia Costiera – è potenzialmente compromettente per il traffico marittimo, per la sicurezza della navigazione, la salvaguardia della vita umana in mare e la tutela dell’ambiente marino. Le imbarcazioni non erano in possesso di quei requisiti essenziali stabiliti dalla normativa nazionale e internazionale che ne garantiscono la sicurezza.

Alcune delle unità, per le quali sono stati già individuati i rispettivi proprietari, erano sul territorio nazionale e mentre per altre all’estero sono state formulate rogatorie internazionali.

Le misure preventive hanno inoltre coinvolto i locali dell’istituto, in particolare la Divisione Nautica, posta sotto sequestro preventivo dai militari della Capitaneria di Porto di Rimini, dove secondo l’accusa materialmente venivano rilasciate le false certificazioni alle imbarcazioni in tempi celeri, in modo da abbattere i costi connessi che l’esecuzione di controlli effettivi richiede ottimizzando in tal modo i profitti dell’Istituto.

Le ipotesi di reato configurano i reati di abuso di ufficio in concorso con circostanze aggravanti, falso ideologico, attentati alla sicurezza dei trasporti per sottoscrivere e rilasciare a favore dei committenti privati i previsti Certificati di sicurezza attestanti la conformità alla normativa comunitaria in materia alle predette unità da diporto, arrivando fino alla truffa aggravata ipotizzata a carico di un noto cantiere nautico delle Marche ai danni di un ente pubblico.