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Lavoro Rimini

Ikea. Sciopero, è guerra sui numeri: secondo la Cisl 80%, secondo Ikea adesione scarsa

In foto: Il presidio dei lavoratori Ikea a Rimini (foto Migliorini)
Il presidio dei lavoratori Ikea a Rimini (foto Migliorini)
di Roberto Bonfantini   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
sab 11 lug 2015 15:29 ~ ultimo agg. 12 lug 12:25
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Anche i lavoratori del punto vendita di Rimini hanno aderito al primo sciopero nazionale dei dipendenti Ikea, proclamato per oggi dai sindacati Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs dopo la rottura delle trattative per la definizione del nuovo contratto integrativo. Davanti ai punti vendita presidi e sit in dei lavoratori, con un’adesione media alla giornata di astensione dal lavoro, secondo la Fisascat Cisl, dell’80%. Il prossimo tavolo di confronto è previsto per il 22 luglio.

Ikea scrive in una nota che oggi tutti i punti vendita hanno aperto regolarmente e che in buona parte dei negozi l’adesione allo sciopero è stata scarsa o nulla.

“Nonostante i toni accesi delle manifestazioni odierne su alcune piazze, IKEA si augura ora che il dialogo con le parti sociali possa ripartire sui binari della trattativa, a cui IKEA non è mai venuta meno, e di un confronto improntato a rispetto e correttezza – si legge nella nota di Ikea -.

Purtroppo dopo due anni di incontri in cui IKEA ha spiegato al Sindacato quanto il quadro del mercato sia radicalmente cambiato negli ultimi anni, la proposta delle parti sociali per affrontare la difficile congiuntura è stata una piattaforma con richieste di aumenti del 30%, senza una proposta innovativa a supporto della competitività o della creazione di nuovi posti di lavoro.

Malgrado negli ultimi tre anni le perdite di bilancio dovute alla crisi abbiano prodotto un disavanzo di oltre 53 milioni di euro, IKEA ha dato prova di gestire con responsabilità questa congiuntura attraverso una forte spending review interna e senza arrivare ne’ a chiudere punti vendita, ne’ a tagliare la forza lavoro, come invece è purtroppo capitato ad altre realtà del settore, che sono arrivate anche a registrare un calo di oltre il 34% del fatturato.

Purtroppo la decisione di indire lo sciopero nazionale è andata nella direzione opposta a quella del dialogo, cui IKEA crede da sempre, come da sempre ha manifestato la volontà di arrivare a un accordo sul Contratto Integrativo.

La volontà di dialogo di IKEA era già ben chiara a maggio 2014, quando l’azienda aveva accettato di prolungare di un anno la durata del Contratto Integrativo, che altrimenti sarebbe andato a naturale scadenza ad agosto 2014. Il CIA di IKEA è sempre stato migliorativo delle condizioni del Contratto Nazionale e fra i migliori del settore. Vogliamo che continui ad esserlo, proprio grazie a 4 proposte presentate ai Sindacati, tutte accomunate dalla necessità di assicurare un futuro solido, equo e sostenibile alla presenza di IKEA in Italia e di poter continuare il piano di espansione attraverso l’apertura di nuovi punti vendita:
1. trattamenti più equi per il lavoro domenicale e festivi, che oggi presentano differenze sia da negozio a negozio, che all’interno dello stesso punto vendita;
2. un sistema di valorizzazione della parte di retribuzione variabile;
3. un innovativo sistema di gestione dei turni;
4. la volontà di migliorare l’attuale sistema di welfare.

Tutto questo per IKEA non significa smantellare i diritti di chi lavora con passione ed entusiasmo. Attraverso la valorizzazione della parte di retribuzione variabile (per la quale IKEA negli anni ha pagato premi importanti) e un sistema partecipativo di gestione dei turni, vogliamo anzi rendere ancora più tangibile l’importanza ed il riconoscimento del contributo di ogni collaboratore, all’interno però di un quadro di sostenibilità ed equità di trattamento. Valori che – conclude Ikea – invece sembrano non interessare ai Sindacati”.