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Cronaca Regione

Fabio Savi: 'subisco vessazioni in carcere, è istigazione al suicidio'

di Lucia Renati   
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sab 9 mag 2015 17:33 ~ ultimo agg. 10 mag 14:03
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Vessazioni, controlli e perquisizioni quotidiane, continui cambi di cella. E’ il trattamento che Fabio Savi denuncia di subire in carcere a Spoleto, all’ergastolo per essere stato uno dei capi della Banda della Uno Bianca che uccise 24 persone e ne ferì oltre 100 tra Bologna, Romagna e Marche fra gli anni ’80 e ’90. Fabio, 55 anni, l’unico dei tre fratelli Savi a non essere poliziotto, è in carcere dal 1994, trasferito in Umbria dal 2009. Sta anche scrivendo un’autobiografia: ‘Ancora vivo’.

Scrive di suo pugno, reclami, istanze, ricorsi a giudici di sorveglianza, garante dei detenuti, istituzioni varie per denunciare la sua situazione. In un esposto alla Procura lamenta abuso di poteri d’ufficio: a partire da marzo 2013, vessazioni che “si possono identificare persino in istigazione al suicidio, poiché un uomo condannato all’ergastolo è già ampiamente sconfitto dalla vita”, scrive Savi. Fabio Savi è in attesa della pronuncia della Cassazione dopo il rigetto della richiesta di sconto di pena, assistito dall’avvocato Ada Maria Barbanera.

Da tempo ha chiesto un permesso premio, non accordato.