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Attualità Economia

Poltrona in affitto. La proposta di parrucchieri ed estetisti

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 15 dic 2014 14:50 ~ ultimo agg. 22:24
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Attività che chiudono, concorrenza cinese, abusivismo. Un’affollata assemblea di acconciatori ed estetisti aderenti a Confartiginato ha preso in esame i problemi del settore, provando a cercare possibili soluzioni.

Tra le ipotesi per ammortizzare i costi “la poltrona in affitto” che un salone può concedere ad un altro professionista per seguire i propri clienti. Un esperimento si sta facendo a Riccione.

E’ una prospettiva interessante – spiega Paolo Lo Gioco, Presidente della categoria in Confartigianato – perché consente a professionisti che non riescono a sopportare i costi dell’impresa di restare in un alveo di legalità. In Veneto, nelle marche e in Toscana sono partiti da tempo, ma anche nella nostra regione a Bologna, Imola e Riccione ho notizia dei primi casi. A Rimini non abbiamo ancora un regolamento, abbiamo chiesto di velocizzare l’iter ma pare che prima della Primavera non sarà possibile. Ecco, aiutare le imprese significa anche essere più rapidi nell’assecondare le loro necessità

Lavoro in nero: “Aumentano a dismisura – spiega Paolo Lo Gioco, Presidente della categoria in Confartigianato – le attività in nero a domicilio”. “Abbiamo siglato dei protocolli coi comuni della Provincia, che prevedono da parte nostra la segnalazione e poi il controllo conseguente. La piaga è diffusa, ad ulteriore danno di chi paga tasse pesantissime, ha costi fissi sempre più insostenibili e deve sottostare a un’enormità di prescrizioni”.

Saloni cinesi. Se rispettano le stesse nostre leggi, pagano le stesse nostre tasse e rispettano le stesse nostre regole – conclude Lo Gioco – non c’è alcun problema. Anzi, sono uno stimolo per la nostra categoria a sviluppare nuove iniziative. In seno a Confartigianato ci siamo dati una prospettiva di lavoro comune, pianificando iniziative promozionali. Loro lavorano instancabilmente senza riposarsi mai, stanno facendo quello che le nostre precedenti generazioni di parrucchieri facevano nei momenti di crisi. Noi possiamo fare scelte alternative, abbiamo una professionalità diversa e la qualità non è nemmeno confrontabile. Però non possiamo solo demonizzarli”.