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Deroga concessioni demaniali in dubbio, balneari sul piede di guerra

In foto: repertorio
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di Daniela Cornacchia   
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ven 24 ott 2014 18:09 ~ ultimo agg. 25 ott 14:38
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Nella seconda giornata del Sun, in corso a Rimini Fiera fino a domani, a tenere banco è stata la polemica sulle concessioni demaniali. Partecipata oltre ogni aspettativa questa mattina, la tavola rotonda organizzata dall’associazione nazionale Donnedamare con la partecipazione degli avvocati Ettore Nesi e Roberto Righi autori del saggio sull’applicazione della direttiva servizi alle concessioni di beni demaniali marittimi. Se come previsto, le nuove aste di aggiudicazione dovessero scattare nel 2016 e non nel 2020, si prospetta una guerra legale a colpi di ricorsi.

La proroga delle concessioni demaniali marittime dal 2015 al 2020, decisa dal governo Monti, è stata messa in dubbio da un pronunciamento del Tar Lombardia. Il tribunale ha ritenuto che la ‘proroga della proroga’ fosse incompatibile col diritto comunitario. La questione è passata così alla Corte di Giustizia Europea.

“Dal 2006 il nostro ordinamento ha iniziato a dare un’interpretazione estensiva della direttiva Bolkestein, che sarebbe la direttiva servizi, ritenendo che sia applicabile anche agli stabilimenti balneari con la conseguenza che tutti gli stabilimenti dovrebbero essere messi a gara” – spiega l’avvocato Ettore Nesi – “La tesi che sosteniamo è che in realtà le gare non possono riguardare beni che incidono sul demanio marittimo perché sono beni privati e l’ordinamento comunitario tutela la proprietà”.

Se non si dovesse trovare una soluzione per i concessionari demaniali sembra profilarsi l’espropriazione senza indennizzo del compendio aziendale.

“Le prospettive sono tutte di difficile soluzione perché purtroppo si prospetta una soluzione in via contenzioso che impone di fare vagliare le nostre tesi ad un giudice con quel che ne consegue in termini di giustizia e incertezza del processo. Soluzioni a livello politico sono possibili perché un’interpretazione comunitariamente orientata della direttiva è possibile.” conclude l’avvocato Nesi

“Il settore balneare è allarmatissimo da qui vogliamo uscire con una risposta certa per il nostro futuro”  – afferma Monica Fornari di Donnedamare – “Siamo 30mila imprese e il Governo ci deve aiutare”