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Politica Rimini

Piani urbanistici, in Consiglio divisi tra acceleratori e coordinatori

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ven 5 ott 2012 16:44 ~ ultimo agg. 00:00
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L’ordine del giorno presentato dal PDL sollecitava tempi brevi per favorire il bilancio dell’edilizia. I tempi lunghi, dettati anche dalla miriade di osservazioni da valutare, per il PD rientrano invece in un obiettivo coerente, come ha ribadito la Petitti, anche per capire meglio come piano strutturale e piano strategico possano valorizzarsi.
Il sindaco ribadisce la necessità di riallineare i vali livelli di pianificazione nell’idea di città del programma di mandato. E lo stop al cemento, ribadisce, non è solo legato alla crisi, ma di una precisa volontà di ridisegnare l’idea di città (di passaggio, anche un commento su alcuni piani particolareggiati non proprio virtuosi dal punto di vista fognario).
Il PDL però vede incoerenze tra la linea di Biagini, che parte dalla necessità di sbloccare i piani, e quella del sindaco, più legata alla visione finale. Il capogruppo Ravaglioli invita Gnassi, Biagini e Petitti a chiarirsi fra di loro, e accusa il sindaco di avere fatto un discorso per diversi aspetti pure condivisibile, ma rispetto al quale il piano strutturale “parla un linguaggio completamente diverso”.
L’ordine del giorno è stato respinto con il no della maggioranza ma anche del 5 Stelle, che invita a tenere in considerazione le osservazioni dei cittadini in particolare per la Statale, e di SEL-FC. A votare a favore col PDL, invece, la Lega Nord.

(Newsrimini.it)
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L’intervento di Luigi Camporesi – Movimento 5 Stelle

La Nostra Posizione e le Ragioni
Il MoVimento 5 Stelle nasce con alcuni punti di programma ben definiti. Fra questi, lo stop al
consumo del territorio. Questo punto non è ovviamente frutto di un capriccio, ma di una serie di valutazioni e considerazioni, che sono ben riassunte dal pensiero del professor Settis.
Salvatore Settis è storico dell’arte, archeologo, direttore del Getty Research Institute di Los Angeles,
direttore della Scuola Normale di Pisa, titolare della Càtedra del Prado e presidente del Comitato
Scientifico del Louvre.
Nel suo ultimo libro, “Paesaggio, Costituzione, Cemento” parla di, cito: “tre milioni e seicentomila
ettari in meno di suolo agricolo dal 1990 al 2005. Ovvero 161 ettari al giorno di cementificazione.
Oltre due milioni di appartamenti invenduti in Italia, con una popolazione con tassi
d’invecchiamento che crescono inesorabilmente. E si continua a costruire. Con follia disinvolta,
stiamo costruendo 33 vani per ogni nuovo nato.”
Per queste ragioni ho aderito qualche tempo fa all’iniziativa del Forum Italiano dei Movimenti per la
Terra ed il Paesaggio che ha alcuni obiettivi, fra cui quello del censimento del patrimonio edilizio
esistente, in relazione ad abitazioni e fabbricati produttivi vuoti, sfitti o non utilizzati e delle aree
edificabili residue e nuove. Ricordo che ho presentato circa un mese fa un’interrogazione in merito
[http://www.rimini5stelle.it/wp-content/uploads/2012/09/02082012.pdf] e rispetto alla quale sono in
attesa di una risposta scritta.
Economia & Sicurezza del Sistema Bancario
Fatta la premessa sull’opinione del MoVimento 5 Stelle, desidero affrontare ora un tema immagino
inusuale nel contesto del Consiglio Comunale, eppure ritengo estremamente importante per la
discussione. Questo tema è l’Economia e la Sicurezza del Sistema Bancario. Vedo quindi di illustrare quali sono le attinenze, i collegamenti con l’oggetto del consiglio odierno.
Il sistema bancario e gli attori esterni ma ad esso collegati, altri portatori di interesse, fra cui costruttori edili, professionisti del settore, commercialisti, notai, funzionari pubblici, pubbliche amministrazioni, ecc., hanno tutti tratto vantaggio da un enorme attacco al sistema bancario stesso,
attacco perpetrato utilizzando l’industria immobiliare come una formidabile arma. Questo, ha avuto
l’effetto di depredare l’economia internazionale, nazionale ed anche locale, ed ha distrutto i risparmi
dei cittadini. Il caso dei mutui subprime negli Stati Uniti d’America è da studio, ma da noi è
successo molto di peggio anche se su scala diversa.
Come è stata utilizzata l’industria immobiliare per derubare i cittadini? Faccio qualche esempio per
meglio rendere l’idea.
Le banche hanno erogato mutui e finanziamenti, oltre misura, per realizzare nuove costruzioni, e le
amministrazioni hanno concesso nuovi permessi edificatori, inflazionando presto il mercato
immobiliare.
Quando il mercato immobiliare si è saturato, e sono arrivati gli effetti di quella che chiamiamo a
mio avviso impropriamente, “crisi finanziaria”, molti (ma non tutti) fra gli attori citati sono rimasti
con i guadagni. Le banche sono rimaste con crediti inesigibili, ed il conto è stato presentato agli
azionisti e a tutti i cittadini. Agli azionisti con il deprezzamento dei loro titoli come per il caso di Banca Carim. Ai cittadini sotto altre forme, per esempio con la difficoltà di accesso al credito per altre attività economiche e l’impoverimento generale. Ricordo che a Rimini sono state
commissariate tre banche su cinque, e il loro debito è in buona parte riconducibile al mercato
immobiliare.
Le ragioni per cui tutto questo è accaduto sono sicuramente complesse, tuttavia una causa fra le
altre emerge chiaramente. Come il caso Carim ben mostra, coloro che hanno concesso allegramente
finanziamenti e che dovevano invece vigilare, non lo hanno fatto causando il disastro. Dal punto di
vista della loro economia personale non pagano nulla per il danno causato. Fino a che non vi
saranno meccanismi sanzionatori diretti a carico dei funzionari e del management bancario, il ciclo
depredatorio ai danni dei cittadini continuerà.
Alla stessa stregua, può essere considerato l’altro importante regolatore del mercato immobiliare, l’amministrazione locale. Gli amministratori sono parimenti colpevoli, per non avere compiuto il loro dovere, tuttavia non ne hanno riportato alcun danno economico diretto, ma ottenuto solo vantaggi. Per le soluzioni vale il discorso appena fatto per il settore bancario. Gli amministratori pubblici devono pagare di tasca loro per i danni arrecati alla comunità.

Le Amministrazioni Precedenti
Qualche parola sull’operato delle amministrazioni precedenti. Ovviamente il settore immobiliare è
stato ed è ancora un’arma multiuso.
Per esempio è stata utilizzata da sempre come arma per il consenso elettorale. Il Partito
Democratico si è sempre distinto in questo: false promesse prima delle elezioni ai singoli cittadini, casa per casa, promesse poi puntualmente disattese una volta risaliti al comando. Il caso del Villaggio Primo Maggio è da manuale.
Un noto commentatore politico locale, parla invece di settanta ed oltre varianti al Piano Regolatore
negli anni passati, come di altrettanti potenziali spunti di indagine per la magistratura. Potrebbe
sembrare esagerato, ritengo invece che l’affermazione sia del tutto fondata dal punto di vista probabilistico.
Signor sindaco, segua bene la seguente ipotesi. I dati della Corte dei Conti dicono che in Italia la
corruzione vale 60 miliardi di euro/anno. I dati di Transparency International, la più importante
ONG internazionale per le attività di prevenzione e contrasto della corruzione, dicono che l’Italia è,
dato 2011, al 69° posto nelle classifiche internazionali, fra Ghana e Macedonia.
Da un punto di vista matematico, da un punto di vista meramente probabilistico, è praticamente
impossibile che nel nostro territorio non siano circolate abbondanti mazzette per la concessione dei titoli edificatori negli ultimi trenta o quaranta anni.

Cosa Chiediamo
Come MoVimento 5 Stelle non possiamo che chiedere che vengano attuate le linee guida del nostro
programma.
A titolo personale conosco i nuovi strumenti urbanistici poco oltre le informazioni comunicate
dall’Assessore e dai Tecnici in una loro presentazione alla cittadinanza. Posso quindi fare delle segnalazioni di cittadini e tecnici sentiti nel tempo.
Nella proposta di delibera si scrive di portare velocemente in discussione i nuovi strumenti urbanistici. Noi riteniamo che si debbano invece valutare con calma ed attenzione le centinaia di
osservazioni consegnate da numerosi cittadini.
Particolare attenzione deve essere posta sulle osservazioni relative alla realizzazione della nuova Statale 16. Come abbiamo più volte segnalato vi è in atto un tentativo di elusione delle norme che prevedono chiaramente che venga tenuto in conto il cumulo degli effetti sulle emissioni di polveri sottili PM10 del traffico di Statale 16 ed Autostrada A14. Per dirla in termini semplicistici: le due arterie non possono essere realizzate parallelamente senza prevedere l’abbattimento delle polveri sottili con sistemi efficaci, sistemi che non possono ovviamente essere la pagliacciata della plantumazione spesso citata dall’Assessore all’Ambiente.
Dal nostro programma, chiediamo che vengano fissati chiaramente i confini dell’agglomerato
urbano. All’esterno in generale non devono essere rilasciati titoli edificatori, a meno che non si tratti di esigenze particolari per le quali devono essere predisposti gli opportuni strumenti.
Chiediamo che la Giunta si adoperi per favorire quanto più possibile la ristrutturazione del patrimonio immobiliare esistente, in ottica di efficienza energetica e adeguamento anti sismico.
Segnaliamo il caso dell’Ospedale Infermi, che riteniamo debba avere priorità per quest’ultimo tipo di adeguamento.
Chiediamo che si individuino gli strumenti per fare si che gli appartamenti di grande metratura nel centro urbano possano essere suddivisi in unità dalle dimensioni inferiori.
Chiediamo che vengano realizzati dei controlli efficaci successivi alla realizzazione degli edifici in merito alla classificazione energetica, controlli strumentali per verificare la rispondenza alle caratteristiche dichiarate.
Infine, chiediamo che l’Amministrazione eserciti finalmente in maniera asettica, imparziale e soprattutto nell’interesse di tutti i cittadini, il ruolo di regolatore del mercato che le spetta, senza cadere negli errori deliberati e non che sono stati commessi in passato.
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La traccia dell’intervento di – Popolari Liberali nel PDL:

Le conclusioni del Piano Strategico erano “strategicamente” importanti: esse proponevano una città più’ bella e più “grande”, con la qualità della vita e le persone al centro di tutto………..
Ma sul PSC, portato avanti dalla maggioranza precedente, era fin troppo evidente la mancanza di nessi col Piano Strategico.
Mancava una vision di bene comune, che attraversasse tutta la città.
Mancava conseguentemente una mission per la quale operare.
Si volle l’adozione del PSC a ridosso delle elezioni comunali, un atto che, per sua natura, non definisce diritti edificatori, ma comporta prevalentemente vincoli: e che ha determinato una sostanziale paralisi …. un monumento alla sconfitta dell’ urbanistica , ed un” inno alla periferia universale”
Un’adozione fatta per non impaurire chi sarebbe dovuto andare a votare e, per lo stesso motivo, l’ approvazione del maggior numero possibile di PUA, peraltro improbabili nella loro realizzazione.
Piani che, e l’avevamo spiegato a suo tempo, avrebbero malamente condizionato il PSC perché comportavano uno scollamento fra le reciproche previsioni urbanistiche.
Un dimensionamento maggiore di 5.000 alloggi previsti dal PSC che, a questo punto, doveva essere decurtato della capacità insediativa dei piani approvati.
Quindi un propagandato dimensionamento che non rispondeva al vero.
Abbiamo fatto al Sindaco Gnassi una sola domanda: a che serve, a chi giova il PSC e cosa ne vuol fare?

1) Forse la grande operazione Rimini 2 che presuppone e richiede elevatissime sinergie organizzative, imprenditoriali ed economiche?

2) Oppure affrontare gli effetti paralizzanti che le norme adottate hanno comportato ?

Ieri sera, abbiamo intravisto, l’intenzione del Sindaco di cambiare registro, mentre all’inizio del mandato egli aveva addirittura ringraziato il PdL che non aveva proceduto al TAR per bloccarne l’adozione, che invece sarebbe stata la cosa più opportuna da fare.
E’ ormai chiaro che un PSC che non si lancia verso uno sviluppo sostenibile non serve a un bel niente, serve solo a gestire interessi clientelari, quando Rimini ha bisogno di altro, e gli attuali ritardi, e le montanti perplessità, sono evidenti.
Occorre una “governance” nuova, occorre muovere processi diffusi di sussidiarietà, non serve attardarsi nei retrobottega dei piccoli interessi di partito, fossero anche quelli del mio.
Il Piano Strategico è stato quello di gente che si è mossa per il bene di tanti.
Il Piano strutturale va riveduto profondamente e corretto, perché deve lanciarsi oltre le vecchie logiche, se no non serve a un bel niente.
E non vorremmo che anche Lei fosse capace di farlo!
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L’intervento di Emma Petitti – PD

“Sono convinta che tutti noi oggi qui presenti siamo consapevoli del fatto che si è aperta una fase nuova e che nessuno ha mai vissuto prima nella nostra storia. Di più: è iniziata un’epoca nuova. Un’epoca in cui la crisi ci ha posti di fronte a sfide e problemi che non possiamo più affrontare e risolvere con gli strumenti fino ad oggi a disposizione. La crisi è strutturale, di sistema: è in questo contesto complesso che dobbiamo e dovremo operare e lavorare nel realizzare la nostra idea di città.
Sono cambiati gli elementi costitutivi: dall’insediamento dell’attuale amministrazione ai mesi che ci attendono, il nostro compito è passare da una attività di gestione del modello attuale alla programmazione strategica e all’attuazione di un nuovo modello di sviluppo. La strada è tracciata: dobbiamo riqualificare un distretto economico e turistico che va convertito. La riqualificazione e la qualità urbana sono la chiave non solo di questo sviluppo, ma anche della coesione sociale della nostra comunità.
La nostra guida è il Piano strategico. E’ la prima volta che Rimini può contare su un documento che delinea una strategia fondata su un approccio integrato ai temi della città, frutto di un percorso partecipativo concreto e approvato all’unanimità. Il Piano strategico è uno strumento di governance europeo di società complesse. Disegna la visione e le condizioni per programmare e avviare la realizzazione della città che vogliamo.
Oggi siamo nella seconda fase della programmazione strategica. La sfida è che il processo del Piano strategico si incroci con la Pianificazione territoriale (il PSC e il RUE e poi il POC), ovvero calare la vision del Piano Strategico negli strumenti di Pianificazione territoriale. Proprio per rendere sempre più interconnesse le coordinate del Piano Strategico e gli strumenti della Pianificazione territoriale, la giunta a questo fine ha deciso di prolungare il tempo per la presentazione delle osservazioni al PSC, sia per rispondere alle richieste che provenivano dalla comunità, sia per valutare le potenzialità e le coerenze del PSC con l’idea di città e comunità che abbiamo in mente. La stessa valutazione l’abbiamo creduta opportuna anche per i Piani Particolareggiati e i permessi di costruire in corso di istruttoria alla data di adozione del PSC.
La Rimini che abbiamo in mente passa da una città frazionata e fratturata ad una città coesa e circolare. Il centro storico che si apre all’anello dei borghi, l’anello più largo del tessuto urbano che trova percorsi protetti per il centro e i borghi con una cerniera di parcheggi, l’anello più largo ancora che passa dalle frazioni individuando per esse delle funzioni caratterizzanti…
Si tratta di rendere la nostra città più vivibile e fruibile dai cittadini e dagli ospiti. Si tratta di ricomporre le fratture perché così un luogo della città può usufruire del valore aggiunto rappresentato da un altro luogo della città. Lo si deve fare realizzando percorsi di mobilità leggera, ciclopedonale che colleghino il centro con quell’80% del territorio urbanizzato che oggi non ha questo tipo di collegamenti.
L’Anello Verde è il progetto che vuole dare vita a tutto questo. Nasce sulla base delle sugge­stioni e degli obiettivi del Piano Stra­tegico e definisce una procedura condivisa con gli enti sovraordinati, Provincia di Rimini e Regione Emilia-Romagna, per convo­gliare l’attuazione per stralci dei diversi progetti scaturiti dal Piano. Significa costruire un nuovo patto di innovazione sulla pianificazione strategica e passare dalla visione alla progettazione.
L’Anello Verde è il progetto unitario di riqualificazione e riconnessione delle parti significative della città. Sulla base del sistema degli spazi pubblici e delle reti verdi definiti dal Piano Strategico, il progetto dell’Anello Verde è il sistema che vuole riquali­ficare, rigenerare e rivitalizzare le parti rilevanti della città connettendone i luoghi più significati­vi, innalzando la qualità della vita e puntando sul trasporto lento e le relazioni urbane, per una cit­tà connessa e circolare.
L’Anello Verde è anche il fulcro di un nuovo modello di mobilità sostenibile, che colleghi le parti nevralgiche della città di Rimini con i suoi quartieri periferici e con il resto delle città grazie ad un sistema anulare aperto e ricongiunto alla città da sistemi a rete.
E’ un progetto diviso in 14 stralci, in modo che ciascuno sia attuabile con procedure e tempi differenti. Tra le aree già da oggi riconosciute come parte del progetto sono tutti i lungomare, l’area del porto ca­nale, il parco Marecchia, il deviatore Ausa, com­prendendo tutto il parco dell’Ausa fino la mare e attraversando l’area della stazione.
L’Anello Verde racchiude quindi gli obiettivi che ci poniamo per mettere a sistema una serie di progetti e di azioni del Piano Strategico:
– innovare l’immagine turistica di Rimini con la riqualificazione dei suoi lungomare;
– riqualificare porzioni della città storica e consolidata;
– passare da una città fratturata ad una città coesa e circolare, riconnettendo la marina e il forese alla città, superando le attuali fratture;
– riconnettere le frazioni al centro, attraverso collegamenti protetti e attraverso l’attribu­zione di funzioni forti in grado di attribuire identità autonoma alle frazioni;
– recuperare un rapporto forte con il mare, at­traverso il recupero e la valorizzazione di luoghi identitari (il porto, il mercato del pesce, il ponte di Tiberio come porta di accesso alla città storica, Piazza Malatesta,…).
A questa idea di città circolare dovranno essere perciò coerenti i progetti di riqualificazione urbana. Con questo obiettivo impostiamo e valutiamo gli strumenti di pianificazione e attuazione urbanistica. La qualità urbana è l’orizzonte della nostra attività. La riqualificazione urbana è il motore della rigenerazione della città e della rinascita economica e sociale di Rimini.
Per il Partito Democratico l’affermazione “basta consumo di territorio” non è uno slogan, ma parte fondante della nostra impostazione per una nuova fase di gestione del territorio.
Serve per questo una cultura diffusa che mandi in soffitta l’equazione “edilizia uguale nuove costruzioni e consumo del territorio”; occorre fare ripartire l’edilizia puntando non sul consumo del territorio, ma sulla riqualificazione dell’esistente. Vale anche per l’innovazione nella parte turistica della città, di cui la riqualificazione delle strutture ricettive è un aspetto fondamentale. Il Partito democratico propone politiche nazionali di sostegno all’innovazione, proseguendo ad esempio sulla strada degli incentivi fiscali per il recupero del patrimonio edilizio esistente. Proprio recentemente, alla festa nazionale PD del turismo a Milano Marittima, il segretario Pier Luigi Bersani ha proposto di estendere anche al settore ricettivo il beneficio della detrazione del 55%.
La parola d’ordine è sviluppo sostenibile. L’obiettivo è la riqualificazione del territorio e del nostro prodotto economico, motore dello sviluppo e della coesione sociale nei prossimi anni. In questi mesi passeremo dalla vision del Piano strategico alla realizzazione di tale vision. L’Anello verde è la risposta. E’ questa la sfida, non solo urbanistica, ma culturale, che vogliamo vincere per la città.
Ecco perché mi sembra che, in definitiva, il dibattito sollevato dall’opposizione in consiglio comunale sia un tentativo – neanche ben riuscito – per dire che l’opposizione incalza la giunta su temi strategici per la comunità a fronte di un presunto immobilismo. Ma in questo modo l’opposizione ripropone un vecchio copione di gestione delle politiche del territorio che ha fatto il suo tempo.
Come dicevo in apertura, siamo oggi in un’epoca nuova. L’adozione del PSC e del RUE risalgono non solo alla passata legislatura ma anche a un altro periodo dell’economia italiana.
Già nell’adozione vi erano i punti principali per noi irrinunciabili. Ricordo uno dei presupposti fondamentali: “Il nostro territorio non può più essere considerato motore dello sviluppo come lo è stato per decenni”. Questo principio comporta una nuova elaborazione dello sviluppo che tenga non solo conto di questo principio, ma individui anche nuove modalità di crescita sostenibile e di innovazione.
È in questo senso il lavoro importantissimo che l’amministrazione sta facendo per aggiornare il nostro bagaglio culturale e di gestione urbanistica ai nuovi tempi. D’altra parte abbiamo la solidità di avere alle spalle un ottimo lavoro sul Piano strategico, e non è un caso che farà parte del comitato promotore anche la Regione Emilia-Romagna. Lavoriamo al nuovo masterplan della città dove rendere coerenti gli interventi di ricucitura e riqualificazione con gli strumenti di pianificazione urbanistica.
Per questi motivi si poteva evitare questo dibattito. Lo stesso odg proposto ricalca vecchie logiche ampiamente superate dai fatti.
Serve forse ricordare che le sofferenze delle banche spagnole derivano dall’avere circa un milione di abitazioni di cittadini che, non potendo pagare più il mutuo, si sono trovati senza casa, e le banche con un valore nettamente inferiore a quello stabilito alla data di concessione del mutuo?
Quel modello è finito e non saremo certamente noi a riproporlo sotto forma di altre soluzioni mascherate”.