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Politica Rimini

Gnassi su fusione: delibera avrà suo iter, Hera sia azienda del territorio

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mar 9 ott 2012 13:54 ~ ultimo agg. 00:00
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Se l’operazione non risulta convincente agli occhi dei cittadini, spiega Gnassi, è anche perché la stessa multiutility non è riuscita a rispondere in passato alla fiducia dei cittadini, che oggi si sentono delusi. E cita due richieste specifiche ancora senza risposta: gli investimenti sul sistema fognario e la riduzione dei compensi dei manager.
Anche in questo caso, un intervento in linea con quello del presidente della Provincia Vitali, che su Facebook ha parlato di investimento interessante ma che andava spiegato con tutt’altro tipo di dibattito, sempre alla luce dell’immagine “affaristica” che buona parte dell’opinione pubblica ha di Hera.
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L’intervento del sindaco Gnassi:

“Non è la giunta che nè tanto meno il Sindaco che non vuole portare la questione al dibattito del Consiglio.
Le cose sono andate diversamente, la Giunta ha depositato la delibera al Consiglio per la discussione prima in Commissione e poi in Aula. La commissione, come nelle sue facoltà, ha deciso di approfondire ulteriormente, considerato il tenore della decisione da assumere, rinviando a nuova seduta. Conclusa la discussione e gli approfondimenti richiesti in Commissione la delibera avrà il suo iter.

Detto questo, per amor di verità, per quanto riguarda le questioni tecniche vengo ora alle questioni politiche.

Non è un segreto che fin dai primi giorni del mio mandato ho sempre posto ad Hera spa, sia direttamente che all’interno del Patto di Sindacato che lega i soci pubblici, la necessità che Hera recuperasse lo spessore di Azienda del territorio che, insieme al vincolo di maggioranza pubblica, è (forse oramai tocca dire era), uno degli elementi qualificanti la scelta dei vari Enti di superare le aziende locali aderendo all’aggregazione in Hera spa.

Già il 7 giugno 2011, dopo 8 giorni dall’insediamento, alla presentazione del bilancio sociale del Gruppo Hera, quando il management illustrava i successi di performance economica e di customer satisfaction, in una sala dell’Arengo gremita, ho avuto l’occasione di dire che il ritorno che personalmente avevo avuto durante la campagna elettorale appena conclusasi era segnatamente diverso. Già in quel primo confronto conclusi, appunto, invitando Hera a porre la stessa attenzione che poneva per Piazza Affari alle esigenze dei territori, ma anche al clima di crisi che già si cominciava a respirare. Da li è cominciato un rapporto dialettico, a tratti anche polemico, che ha avuto il suo culmine in due richieste: investimenti sul sistema fognario di Rimini ( e questo è noto a tutti); e, con i Sindaci di Forlì e Cesena, la riduzione dei compensi del top management del Gruppo. Due questioni che, se assecondate, avrebbero consentito di recuperare le critiche che man mano si sono fatte invece più stringenti.

Ecco perché personalmente non mi sorprendono, fino a dir che in parte le condivido, le difficoltà che sta incontrando il progetto di fusione con HERA-ACEGAS-APS. Queste difficoltà sono dovute, appunto, alla delusione per la fiducia che era stata riposta all’epoca della costituzione di Hera nella capacità di una Azienda di essere al contempo grande, solida ma comunque “domestica”. In questo capitolo si potrebbe poi aprire il ragionamento sulla progressiva verticalizzazione organizzativa dell’Azienda che certo non aiuta l’aderenza territoriale.

Certo lo so qualsiasi operatore economico e finanziario può in 20 righe spiegare che dal punto di vista industriale questa è una operazione che ha senso, ma non è sufficiente perché l’idea alla base della costituzione di Hera spa era quella che le fortune dell’azienda dovessero essere le fortune di un territorio; se le fortune di territorio e azienda si dividono è il disegno originario che viene messo in crisi.
Anche qui, forse, siamo in presenza della contraddizione tra una Azienda che nasce come strumento e chi la vede come un Fine.

Mi rendo conto che quanto fin qui affermato chiama direttamente in causa il significato della maggioranza pubblica e dello stesso ruolo del Patto di Sindacato dove, evidentemente, l’essere tutti Enti Pubblici forse non è più sufficiente per dire che c’è un idem sentire.
Non è un mistero che le posizioni diverse degli Enti soci sono correlate al diverso peso azionario e quindi alle diverse “contropartite” in termine di utili ed investimenti. Se la nostra minima quota azionaria non ci colloca tra i “decisori” la nostra specificità territoriale dal sistema fognario in relazione alla balneazione ; all’efficienza e decoro del sistema di gestione dei rifiuti non possono se si vuole ragionare come sistema essere pesati con il bilancino delle azioni né da Hera né dal Patto”.

(nella foto, Gnassi e Minarelli)