Indietro
menu
Politica Rimini

Lettera aperta da Gnassi a Monti. A disposizione per vero federalismo

di    
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
sab 18 ago 2012 19:09 ~ ultimo agg. 00:00
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 4 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

E’ la richiesta che il sindaco di Rimini Andrea Gnassi esprime al premier Monti in una lettera aperta in occasione della sua partecipazione alla giornata inaugurale del Meeting.
Mettendo da parte i toni accusatori spesso usati negli ultimi mesi, il sindaco lancia una proposta ispirata allo spirito “adattativo” proprio degli stessi riminesi.
E al premier si rinnova anche la richiesta di cedere al Comune la proprietà del lungomare.
__________________________________________________

La lettera di Gnassi:

Egregio Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri,la Sua visita al Meeting per l’Amicizia tra i popoli e alla Città di Rimini, che fin dalla sua prima edizione lo ospita, rappresenta per noi motivo di soddisfazione oltreché un’occasione per richiamare alla Sua autorevole attenzione alcune questioni vitali per uno dei territori più dinamici dell’Emilia Romagna e del nostro Paese.Egregio Presidente credo che se c’’è un elemento che tiene quasi naturalmente insieme Rimini ed il Meeting è proprio questa capacità “adattiva” appunto che permette di adattarsi al contesto senza, tuttavia, limitarsi a rispecchiarlo ma tentando di spingere lo sguardo fin quando è possibile scorgere all’orizzonte qualcosa che merita di essere raggiunto: un sogno, un traguardo, un obiettivo di sviluppo.In altre parole, nel contesto storico-sociale di epocali cambiamenti e di crisi economica internazionali in cui viviamo, siamo un pezzo del Paese che di fronte a questo scenario non cerca scorciatoie ma cerca vie per interpretare le opportunità di un riscatto.Questa città è cresciuta così e, in qualche decennio, da periferia arretrata dello Stato Unitario è diventata un nome di rango internazionale che, a partire dal turismo, ha saputo aprire un lungo ciclo di innovazione e sviluppo. Egregio Presidente,anche nell’attuale situazione di fortissima difficoltà del Paese questo territorio ha fatto il proprio dovere e con responsabilità si è organizzato per fare la propria parte nell’immediata necessità di risanare i conti pubblici facendo fronte da una parte ai tagli dei trasferimenti e dall’altra parte al reperimento delle risorse per tramite dei nuovi tributi.
E penso di non sbagliare se dico che i risultati, seppur parziali, che fin qui si sono ottenuti sono dovuti anche grazie alla credibilità degli Amministratori locali.Come però abbiamo detto come Sindaci in occasione della nostra ultima iniziativa a Roma se l’Italia è sotto attacco e c’è l’incendio della crisi economica da spegnere, tale incendio non si vince spostando il fuoco in periferia mettendo in crisi gli Enti locali e, al contempo, non offrendo opportunità concrete alle piccole medie imprese.
Gli uni e le altre sono stati elementi di coesione sociale e sviluppo. Ora c’è la necessità di dare un segnale di fiducia al Paese che sia anche in grado di riconciliare i cittadini Italiani con la propria classe dirigente. E’ necessario avviare quella seconda fase della gestione della crisi che, oltre ai tagli e alle tasse, usa le leve delle crescita dando ai territori non soldi ma opportunità di sviluppo.
E con quello spirito “adattivo” di cui ho parlato in premessa, come riminesi, pur stando dentro le compatibilità della crisi, abbiamo già lanciato qualche suggerimento al Suo Governo Signor Presidente. Chiedendo non meno ma più responsabilità con più autonomia organizzativa e fiscale, in una sola parola più federalismo.
E essendo gente concreta, Egregio Presidente, abbiamo indicato anche qualche cosa da poter fare subito e specificatamente concludere l’iter del cosiddetto federalismo demaniale.
Egregio Presidente, se lo Stato, come già previsto, decidesse di cedere al Comune la proprietà dei lungomare, per Rimini, si tratterebbe di una opportunità straordinaria di innovazione e di riposizionamento nel mercato del proprio settore economico trainante, e con esso di tutto l’indotto dall’edilizia ai servizi che vi ruotano attorno.Il nostro non è un gesto di egoismo o di rivendicazione. La nostra è una proposta concreta di ottimizzazione dell’l’utilizzo del patrimonio pubblico statale che può rappresentare il lato più virtuoso di interpretazione della revisione della spesa.
Più virtuoso perché quello che proponiamo non è una sterile valorizzazione economica di un bene, ma piuttosto la possibilità di mettere quel bene, che oggi è semplicemente una strada nel cuore della città turistica, al servizio dello sviluppo della città stessa.Se ciò avvenisse nella più alta espressione di leale collaborazione istituzionale potremmo superare gli ostacoli che ci vengono dall’Agenzia del Demanio dalla quale attendiamo ancora risposte concrete.
Egregio Presidente noi crediamo di poter continuare a dare un contributo importante all’Italia e chiediamo di essere messi nelle condizioni di farlo. Non ci mancano il coraggio, la volontà ed il senso di responsabilità.Questa stessa Fiera che oggi ha l’onore di ospitarLa è frutto di un investimento di risorse tutte locali, risorse che restituiscono puntualmente una quota di ricchezza al nostro territorio ed al Paese.Il punto però, Signor Presidente, è che oggi fare da soli è diventata una missione impossibile.Un sistema industriale complesso com’è quello turistico, che tiene insieme ambiente, qualità urbana, comunicazione, servizi e impresa, ha bisogno di una politica attiva e di strumenti che permettano di dispiegarne tutte le potenzialità. In altre parole il turismo occorre una vera e propria politica industriale.
In un momento in cui l’Enit riavvia il proprio percorso ed appare necessaria una politica nazionale del turismo, dalla quale dipendono le stesse performances della nostra bilancia dei pagamenti, noi rispondiamo “presente”. Da qui il nostro appello al Governo da Lei presieduto perché il turismo venga considerato un settore industriale almeno e concretamente al pari di altri (dalla metalmeccanica al tessile al chimico).Rimini con il suo tessuto economico e sociale si mette al servizio per colmare questa carenza di politiche industriali per il nostro turismo.Egregio Presidente avrà compreso che per noi federalismo non è una parola vuota e restiamo fortemente convinti che dopo il “singolo” intervento di riordino delle province debba arrivare un intervento legislativo di seria e profonda riforma in senso federalista dell’architettura dello Stato.
E’ la condizione che ci può permettere di mettere in campo le nostre energie e di risolvere anche contraddizioni, a partire dal rispetto del patto fiscale che deve legare i cittadini allo Stato, che oggi finiscono invece per generare ingiustizie sociali difficilmente tollerabili.In questo senso lo stesso processo di riordino istituzionale contenuto nella “Spending Review” reclama un’attenzione particolare dello Stato per la realtà, davvero particolare, del nostro territorio.Un territorio che ospita milioni di cittadini pro-tempore ai quali corrisponde attenzione e servizi, un territorio che confina e per alcuni versi è integrato con uno Stato sovrano con le caratteristiche della Repubblica di San Marino, un territorio al contrario che con il singolo intervento di riordino delle Provincie rischia il grande paradosso di non poter contare sul ruolo di coordinamento della Prefettura e sulla presenza dei comandi provinciali delle Forze di polizia.
Condannato pertanto ad essere sguarnito sul fronte di un diritto fondamentale per noi e nostri ospiti quale quello della sicurezza.
Da ultimo, Signor Presidente, ribadisco che noi ci sentiamo di mettere a disposizione dell’Italia la nostra storia, la nostra esperienza e la nostra capacità continua di ripensare l’industria dell’ospitalità. Consapevoli che il destino comune che ci lega reclama anche una generosità nel rendere disponibile quello che sappiamo fare meglio al servizio del Paese.

Il Sindaco
Dott. Andrea Gnassi