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Rimini

Alcol e minori. Vitali: Non si può spegnere la città. Serve consapevolezza

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gio 12 lug 2012 13:45 ~ ultimo agg. 00:00
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Dichiarazione del Presidente della Provincia di Rimini, Stefano Vitali:

“Proprio oggi un autorevole quotidiano nazionale pubblica un articolo in merito al fenomeno dilagante tra i giovani del cosiddetto ‘pub crawl’, sorta di tour etilico notturno e organizzato che ha come scenario le grandi metropoli. Al di là delle modalità, quello che colpisce di queste cronache- a livello nazionale e locale- è il riaffiorare in maniera drammatica del rapporto tra giovani e consumo di alcool. Sono solitamente le tragedie vere e quelle solo sfiorate che riportano all’attenzione della pubblica opinione il tema. Con un seguito consueto di colpe e colpevoli, da ricercare all’interno di uno specifico episodio, una specifica occasione, uno specifico contesto, uno specifico evento. Purtroppo non è così. Chi, come me, è genitore di ragazzi in età adolescenziale, conosce molto bene l’ansia, la preoccupazione e il timore che accompagnano le sere dei fine settimana quando i nostri figli escono andare a divertirsi con gli amici, e il percorso ad ostacoli tra ragazzini stesi per terra o barcollanti per il troppo alcool, per riuscire a raggiungerli e riportarli a casa. E questo accade il 12 febbraio, o il 5 dicembre o il 20 ottobre: il consumo eccessivo di alcol non conosce stagioni. Siamo dunque di fronte ad un problema diffuso a cui non tanto un’Istituzione ma l’intera nostra società non ha saputo ancora trovare anticorpi efficaci. Quello dell’alcool e della sua pericolosità è infatti un fenomeno ancora sottovalutato e, per certi versi, meno conosciuto anche da parte dei genitori Le ultime vicende sono solo una punta dell’iceberg di un fenomeno molto più diffuso, complesso e preoccupante. Siamo di fronte ad un problema che sta assumendo tratti sempre più strutturali all’interno della nostra società. E’ un problema dunque che non si può ne associare ad un solo periodo dell’anno o a una sola particolare occasione o circoscrivibile ad un singolo territorio. Qui non siamo di fronte al “bicchiere di rosso” a pranzo o cena, non stiamo parlando nemmeno della birra con gli amici dopo una partita di calcetto, ma di un fenomeno assai più complesso, che nulla a che spartire con la gioia dello stare insieme, e tanto ha a che fare con dinamiche legate allo sballo tipiche del mondo delle droghe.

Certo è che per il territorio di Rimini, da sempre collegato nell’immaginario collettivo ai concetti di festa, divertimento e vacanza, tutto ciò ha un risvolto ancora più delicato. Gli eventi estivi e l’offerta culturale, ricreativa e di spettacoli del nostro territorio sono da sempre orientati alla promozione del piacere dello stare insieme, del divertimento sano, dello sviluppo di una socialità positiva. Nonostante questo, il grandissimo numero di presenze che richiama la nostra riviera nella stagione estiva e la grande diffusione e varietà dei locali di divertimento presenti nelle nostre località, amplia esponenzialmente la possibilità che si verifichino anche fenomeni di abuso e di sballo. Di questo è doveroso averne la consapevolezza, cercando il più possibile di evitare e contrastare quelle situazioni appositamente create per sviluppare e commercializzare l’abuso di alcool e stupefacenti. Non è facile proprio perché si rischia di avere lo stesso effetto paragonabile allo svuotare il mare con una cannuccia. Si possono chiedere più controlli, sapendo però che le forze dell’ordine hanno sempre più campi d’azione da curare ‘prioritariamente’ e possono contare su sempre meno personale. Si potrebbero uniformare, con un gentlemen agreement, orari e regolamenti per i pubblici esercizi, i market e i distributori automatici in modo da evitare il nomadismo etilico tra una città e l’altra. Si dovrebbe pretendere il coinvolgimento dei locali e degli operatori privati nel controllo degli eccessi, convincendoli a investire in personale e sistemi che abbiamo effetti deterrenti. Quello che, a mio avviso, non si dovrebbe fare è cadere nella tentazione del ‘coprifuoco’, dello spegnere le città. Otterremmo solo l’effetto opposto.

Da tutto ciò se ne può uscire solo attraverso una presa di consapevolezza comune, non illudiamoci che esistano scorciatoie o soluzioni a tavolino. Al di là delle citate proposte, che potrebbero rivelarsi solo palliativi, esiste invece un lavoro culturale ed educativo da fare nelle Istituzioni, nella Scuola e nelle famiglie, nessuno escluso. Sapendo che su di esso si è sempre misurata e si misura ancora la nostra capacità di essere buoni genitori e buoni cittadini”