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La Caritas per il terremoto di Haiti: come contribuire

In foto: La Caritas diocesana di Rimini ha raccolto in un mese 80.000 euro per le popolazioni terremotate di Haiti. Si raccolgono ancora donazioni ed offerte nelle seguenti modalità:
La Caritas diocesana di Rimini ha raccolto in un mese 80.000 euro per le popolazioni terremotate di Haiti. Si raccolgono ancora donazioni ed offerte nelle seguenti modalità:
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mer 17 feb 2010 18:45 ~ ultimo agg. 00:00
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Tramite la Caritas di Rimini:

C/c postale n. 13243472 intestato alla Caritas diocesana Rimini
CODICE IBAN CARITAS: IT 24 I 06285 24229 CC0027459084 presso Carim, filiale Matteotti conto Caritas specificando nella causale: ‘Emergenza terremoto Haiti’.

Ufficio Caritas presso la Curia, via IV Novembre 35.

Sede Caritas diocesana di Rimini, via Madonna della Scala, 7.

Direttamente alla Caritas Italiana:

UniCredit Banca di Roma Spa, via Taranto 49, Roma Iban: IT 50 H 03002 05206 000011063119 specificando nella causale: ‘Emergenza terremoto Haiti’

La Caritas per Haiti:

Haity è il paese più povero dell’America Latina. Si registrano circa 9 milioni di abitanti dei quali oltre la metà vive con meno di 1 dollaro al giorno. Da anni Caritas Italiana sostiene la chiesa locale, in particolare per le emergenze, per gli interventi di promozione della donna e di economia solidale, sostegno ai minori, all’agricoltura e al microcredito.

In seguito al sisma del 12 gennaio, la Caritas haitiana, grazie al coordinamento con 58 sacerdoti e responsabili di comunità attivi in 32 parrocchie, al sostegno dell’intera rete Caritas, di un team giunto appositamente a Port-au-prince e di migliaia di volontari, è riuscita a distribuire in modo mirato quanto già c’era nei diversi centri Caritas e a far arrivare generi di prima necessità.

Caritas Italiana, per prima fase di emergenza, ha messo a disposizione 1 milione di euro per assicurare assistenza sanitaria, igienica e alimentare, di sopravvivenza per 20 mila famiglie con bambini. Grazie ai suoi team sanitari con medici, infermieri e psicologi, in coordinamento con il Ministero della Salute, Caritas interviene già in otto campi. Solo nell’ultima settimana sono stati distribuiti 3 mila kit per l’allestimento di alloggi temporanei, in grado di ospitare 18 mila persone.

È stato anche istituito un piano bimestrale per circa 31 milioni di euro che comprende precisi settori di intervento: aiuti alimentari, indumenti e coperte, medicinali e servizi sanitari di prima necessità, acqua e materiale igienico di base, sostegno psicologico, assistenza sanitaria nei campi di sfollati. In ogni campo la Caritas ha allestito due tende dove si svolgono attività di ascolto ed orientamento per gli adulti e dove ci si prende cura dei bambini attraverso attività ludico-didattiche e recupero psicologico.

L’intervento Caritas non si esaurisce nella fase di emergenza. È stato avviato anche un processo di sviluppo di attività lavorative e di impiego al fine di stimolare l’economia locale e fornire servizi utili alla collettività assistendo: attività per le quali si prevede di avviare al lavoro circa 10 mila persone.

In coordinamento con la Caritas di Haity, l’intervento pluriennale della Caritas Italiana si articola, quindi, su alcune direttrici: sostegno finanziario per l’attuazione di un piano di prima emergenza; assistenza psicologica alle persone traumatizzate, con attenzione anche all’accompagnamento pastorale e spirituale; valutazione dei bisogni effettivi e predisposizione di un piano di riabilitazione, ricostruzione e sviluppo con invio di animatori di Caritas Italiana; finanziamento di progetti di ricostruzione; sostegno a progetti in fasi successive per la riabilitazione della capacità lavorativa anche con strumenti come il microcredito.

Don Vittorio Nozza, direttore di Caritas Italiana, ha sottolineato che insieme alla pietà e al bisogno di reagire sono necessarie azioni concrete. “Non c’è dubbio che la natura ci può cogliere troppo spesso impreparati. Così come non c’è dubbio che i paesi e le genti più esposti alla furia imprevedibile degli eventi nelle aree equatoriali e in quelle a forte rischio sismico del pianeta sono anche quelli più poveri”.