Omicidio addestratrice delfini. Confermata in appello condanna Alessandro Doto
Con la loro decisione i giudici felsinei hanno confermato, in pieno, la sentenza emessa il 9 maggio del 2008 dal Gup di Rimini.
Chiamato a dirimere la questione con rito abbreviato il magistrato riminese, Lorena Mussoni, aveva condannato Doto a 14 anni di reclusione e tre di ospedale psichiatrico giudiziario da scontare prima del carcere.
Oggi, nel rigettare le richieste della difesa – che puntava alla totale infermità di mente per l’omicida – la Corte emiliana ha confermato il vizio, solo parziale, già stabilito in primo grado.
Adesso – e’ stato spiegato dai difensori di Doto -verrà presentato ricorso in Cassazione. A giudizio dei legali, sia in primo grado che in appello, infatti, non si sarebbe tenuto conto di un elemento “decisivo”. L’osservazione clinica in carcere – è stato puntualizzato – ha evidenziato stati di delirio da parte di Doto: questa condizione, secondo la difesa, denoterebbe, in maniera evidente, il vizio totale di mente – ossia l’incapacità di intendere e di volere – e non il semplice vizio parziale come sostenuto, invece, dai giudici di Rimini e Bologna.
In primo grado il Pubblico ministero aveva chiesto una condanna a 30 anni, ma le perizie
psichiatriche non erano state univoche e, così, il Gup aveva deciso per una pena ridotta.
L’omicidio di Tamara aveva generato forte commozione non solo in Riviera ma in tutto il Paese. La giovane – che venne attesa sotto casa dal suo omicida, un vicino che si lamentava del continuo abbaiare dei suoi cani – era originaria di Cantu’ e si sarebbe dovuta sposare con Robert Gojceta, un ragazzo belga-croato conosciuto proprio addestrando delfini, e con il quale divideva ancora il lavoro quotidiano con i cetacei al parco Oltremare.
Proprio il giorno dell’omicidio Tamara e Robert avrebbero dovuto cominciare il trasloco in una nuova abitazione, piu’ grande, con un giardino per il bassotto e il meticcio che avevano adottato.
(Newsrimini.it)