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Ric. pubblichiamo: riflessioni sul Piano Strategico di Rimini

In foto: Pubblichiamo una lettera inviata da Alfio Fiori sul nuovo Piano Strategico di Rimini: Ai Cittadini di Rimini, Ad Alberto, Sindaco di Rimini A Maurizio, Vice Sindaco, Assessore delegato al Piano Strategico A tutti coloro con cui ho condiviso riflessioni Oggetto: lettera aperta per giocare insieme un ruolo attivo sul Piano Strategico di Rimini. Da alcuni giorni è iniziato l’iter per l’elaborazione del Piano Strategico del Comune di Rimini; come cita il comunicato ufficiale del 27 febbraio, questo nuovo strumento di pianificazione a lunga prospettiva (20 anni) pone al centro dell’azione degli Enti pubblici una visione dell’interesse collettivo, da definire non in modo astratto ma attraverso l’attivo coinvolgimento e la partecipazione di tutti i soggetti del territorio. L’obiettivo principale del Piano Strategico del Comune di Rimini è lo sviluppo della città, da raggiungersi attraverso la riqualificazione ambientale, la valorizzazione delle infrastrutture, il supporto sociale, la promozione del turismo, l’esaltazione dell’identità multiculturale del territorio. Queste note che invio, attraverso gli organi di stampa, a tutti i Cittadini di Rimini sono il frutto di alcune considerazioni sulle priorità cui, a mio parere, il costruendo Piano Strategico del Comune dovrebbe attenersi. Ricordo a tutti che gli impegni presi dall’Amministrazione Comunale sono: entro il mese di settembre 2007 presentazione del documento preliminare ‘Verso il Piano’, frutto di una prima fase dedicata all’analisi di contesto e alla ricognizione di prospettive e criticità territoriali attraverso una larga campagna di informazione e partecipazione, giungere nel primo semestre del 2009 al documento finale di Piano strategico. Nel rispetto degli impegni lunedì 2 luglio ha preso concretamente avvio il processo di elaborazione del Piano Strategico attraverso la sottoscrizione di un Protocollo di intesa da parte degli Enti costituenti il Comitato promotore per il Piano Strategico ossia Comune, Provincia, Camera di Commercio e Fondazione della Cassa di Risparmio. Non avendo potuto assistere al momento pubblico ho provato a cercare sul sito del Comune di Rimini traccia di quanto sottoscritto al fine di valutare gli argomenti trattati e come partecipare attivamente al lavoro. Non trovando ad oggi nulla, provo a sollecitare pubblicamente quella reale apertura, dichiarata in ogni occasione, di un dibattito che possa permettere l’effettiva partecipazione a tutti coloro che, non potendo rappresentare qualcuno che ha diritto a sedersi al tavolo del Forum (Amministratori Eletti, Partiti Politici, Associazioni di Categoria, Sindacati), si sentono di poter dare un libero contributo all’importante atto che, come dichiarato il Sindaco, ha il compito di “individuare le prossime vocazioni, e dunque il futuro, di una realtà trainante e non declinante come Rimini” attraverso “una discussione ampia e partecipata nella città per poi aprirci al dialogo con le migliori intelligenze internazionali” Il 27 giugno alla tavola rotonda organizzata da Legacoop di Rimini, insieme ad altri cooperatori, ho ascoltato, non essendo previsto il dibattito, la comunicazione del Coordinatore del Forum per il Piano Strategico e gli interventi di molti esponenti del mondo economico riminese, del Presidente della Provincia e del Vice Sindaco. Ho letto inoltre quanto apparso sulla stampa in questi giorni in materia, compresa la lettera del Coordinatore del Forum che invitava i giovani alla partecipazione, e le note dell’Architetto Felicia Bottino, Coordinatrice del Comitato scientifico del Piano stesso. Le prime anticipazioni ascoltate mi preoccupano; la dichiarazione del Coordinatore del Forum che i modelli di riferimento sono Montecarlo e le Maldive, le dichiarazioni di alcuni referenti delle Categorie Economiche che fanno intravedere una difesa corporativa degli interessi di parte, l’esplicita dichiarazione del Vice Sindaco, Assessore delegato che la politica deve fare un passo indietro (per lasciare il passo a chi?) e che da più parti si usa il termine sviluppo sostenibile ma si pensa ancora ad una ulteriore antropizzazione del territorio (sia richiedendo, adducendo motivazioni poco condivisibili, incrementi di indici di edificazione ove prevista e/o trasformazioni in edificabile, sia per residenziale che per produttivo/direzionale, di terreni con destinazioni agricole o, addirittura, a verde pubblico) e non invece ad un’analisi delle necessità reali e future del territorio affiancate a attente letture di capacità di carico socio-ambientali, l’assenza ad oggi dal dibattito di soggetti portatori di attenzioni sociali mi impensieriscono. Alla luce di quanto sopra, ritengo, come ci ricorda Don Luigi Ciotti, sia il momento di impegnarsi. La sensazione che vivo è che a Rimini stia venendo alla luce in modo ancora più esplicito, se ce ne era bisogno, che spesso chi governa da l’impressione di guardare prioritariamente l’economia e gli interessi di pochi e non i bisogni della maggior parte dei cittadini, siano essi lavoratori, imprenditori, studenti, pensionati, donne o uomini. Se a questo affianchiamo anche la vergogna riminese che la città, alla luce dei redditi ufficiali dichiarati, è alla soglia della povertà (nonostante le esplicite anomalie che presentiamo: altissima concentrazione di Istituti di credito, tenore di vita di molti che necessita di notevoli disponibilità economiche) e che questa è un’offesa a coloro che sono realmente in difficoltà e che spesso si vedono scavalcati nei diritti da chi non ha scrupoli, penso sia giunto il momento che gli onesti si mobilitino. Il pericolo che abbiamo di fronte è quello che il Piano Strategico privilegi gli aspetti economici a quelli sociali. Il rischio di progettare un modello riminese che veda ospiti e cittadini come “tubi digerenti”, usando le parole di Padre Zanotelli, è concreto. Una società che lascia indietro gli ultimi non ha futuro. E’ ora di attivarsi. Per me, uomo di sinistra che ha la fortuna di avere una formazione economica e turistica, di aver fatto importanti esperienze cooperative, aziendali, formative e nel settore pubblico, sia da eletto che da quadro, di essere nel momento di maturità personale e professionale, come ci insegnano altri Paesi Europei, avendo 39 anni e, soprattutto, di avere solidi principi etici, è inimmaginabile osservare che le forze politiche del Centrosinistra accettino servilmente questa strada e che ognuno di noi accetti passivamente la situazione. Chi vive tutti i giorni a contatto con coloro che soffrono e che fanno fatica, che dialoga con chi incontra quotidianamente sia in ambiti lavorativi che di tempo libero, che si impegna per provare ad invertire la tendenza predominante di vedere che il futuro possa essere solo peggiore del presente, che è consapevole dei disagi sociali crescenti in ogni fascia di età, partendo dalle generazioni più giovani, non può tacere, estraniarsi dal dibattito. In questi anni ho conosciuto molti degli attuali Amministratori Pubblici e dei Rappresentanti dei Partiti dell’Unione. Ho più volte ed in ogni occasione, fino a pensare di essere visto come un rompiscatole, provato a sollecitarli sui temi sociali, sul mettere al centro dell’agenda politica un dibattito su come trovare concretamente strade di dialogo e di partecipazione, in una società che inevitabilmente cambia, che possano favorire la cittadinanza attiva e non il ricorso a scelte ottuse e proibizioniste dove prevale l’io al noi, l’interesse individuale a quello collettivo, il facile rinchiudere invece del difficile prevenire. Penso che la Politica debba tornare a svolgere il ruolo indispensabile che le compete e che merita. Oggi è divenuto imprescindibile tornare ad ascoltare tutti i cittadini, interpretare le loro richieste, praticare esperienze di Democrazia Partecipata, sia nei Partiti che durante momenti pubblici di dibattito su argomenti che riguardano la coesione sociale. Se non troviamo luoghi di discussione e non otteniamo risposte, tocca a noi provare ad attivare gli interlocutori politici, auspicando che le nostre voci possano essere ascoltate e meditate; nel momento in cui i cittadini stanno sempre più allontanandosi dalla politica, i molti politici locali che svolgono il proprio compito con un reale spirito di servizio, e non di tornaconto personale, dovrebbero cogliere l’occasione che abbiamo davanti con grande entusiasmo e passione. Rimini è sempre stata e sarà capace di trovare la strada in grado di poter giocare quel ruolo importante che sappia coniugare equità e giustizia tra le generazioni attuali e quelle future. L’unica strada percorribile nel lungo periodo è quella di saper fare ospitalità senza costruire barriere; solo accogliendo tutti saremo in grado di mantenere una qualità della vita alta. Abbiamo intelligenze, capacità e intraprendenza. Bisogna saperle attivare, saperle coinvolgere. Bisogna avere voglia di mettersi in gioco in prima persona, senza timore di essere giudicati. Bisogna avere l’umiltà di ascoltare, di saper individuare le priorità per gli interessi dell’intera città, del nostro futuro. Avviamo realmente momenti di Democrazia Partecipata dove sia possibile confrontarsi e crescere. Ognuno si adoperi per la propria parte: gli Organi di Stampa mettano a disposizione spazi predefiniti dove chi ha delle idee le può renderle pubbliche, i Partiti Politici costruiscano momenti di formazione e di dibattito per informare e far maturare tra i propri iscritti ed elettori l’opportuna coscienza politica e civile, il Sindaco, la Giunta e la “macchina comunale” creino luoghi dove è possibile avere in modo esaustivo e completo le informazioni necessarie. La partecipazione attiva della città darà la forza al Sindaco ed ai Rappresentanti del Consiglio Comunale per aumentare la consapevolezza e rafforzare le convinzioni per esercitare a pieno titolo quel ruolo fondamentale cui sono stati democraticamente delegati dagli elettori. Alfio Fiori alfio.fiori@libero.it
Pubblichiamo una lettera inviata da Alfio Fiori sul nuovo Piano Strategico di Rimini:


Ai Cittadini di Rimini,

Ad Alberto, Sindaco di Rimini
A Maurizio, Vice Sindaco, Assessore delegato al Piano Strategico
A tutti coloro con cui ho condiviso riflessioni

Oggetto: lettera aperta per giocare insieme un ruolo attivo sul Piano Strategico di Rimini.

Da alcuni giorni è iniziato l’iter per l’elaborazione del Piano Strategico del Comune di Rimini; come cita il comunicato ufficiale del 27 febbraio, questo nuovo strumento di pianificazione a lunga prospettiva (20 anni) pone al centro dell’azione degli Enti pubblici una visione dell’interesse collettivo, da definire non in modo astratto ma attraverso l’attivo coinvolgimento e la partecipazione di tutti i soggetti del territorio.
L’obiettivo principale del Piano Strategico del Comune di Rimini è lo sviluppo della città, da raggiungersi attraverso la riqualificazione ambientale, la valorizzazione delle infrastrutture, il supporto sociale, la promozione del turismo, l’esaltazione dell’identità multiculturale del territorio.

Queste note che invio, attraverso gli organi di stampa, a tutti i Cittadini di Rimini sono il frutto di alcune considerazioni sulle priorità cui, a mio parere, il costruendo Piano Strategico del Comune dovrebbe attenersi.

Ricordo a tutti che gli impegni presi dall’Amministrazione Comunale sono: 
entro il mese di settembre 2007 presentazione del documento preliminare ‘Verso il Piano’, frutto di una prima fase dedicata all’analisi di contesto e alla ricognizione di prospettive e criticità territoriali attraverso una larga campagna di informazione e partecipazione,
giungere nel primo semestre del 2009 al documento finale di Piano strategico.

Nel rispetto degli impegni lunedì 2 luglio ha preso concretamente avvio il processo di elaborazione del Piano Strategico attraverso la sottoscrizione di un Protocollo di intesa da parte degli Enti costituenti il Comitato promotore per il Piano Strategico ossia Comune, Provincia, Camera di Commercio e Fondazione della Cassa di Risparmio.
Non avendo potuto assistere al momento pubblico ho provato a cercare sul sito del Comune di Rimini traccia di quanto sottoscritto al fine di valutare gli argomenti trattati e come partecipare attivamente al lavoro. Non trovando ad oggi nulla, provo a sollecitare pubblicamente quella reale apertura, dichiarata in ogni occasione, di un dibattito che possa permettere l’effettiva partecipazione a tutti coloro che, non potendo rappresentare qualcuno che ha diritto a sedersi al tavolo del Forum (Amministratori Eletti, Partiti Politici, Associazioni di Categoria, Sindacati), si sentono di poter dare un libero contributo all’importante atto che, come dichiarato il Sindaco, ha il compito di “individuare le prossime vocazioni, e dunque il futuro, di una realtà trainante e non declinante come Rimini” attraverso “una discussione ampia e partecipata nella città per poi aprirci al dialogo con le migliori intelligenze internazionali”

Il 27 giugno alla tavola rotonda organizzata da Legacoop di Rimini, insieme ad altri cooperatori, ho ascoltato, non essendo previsto il dibattito, la comunicazione del Coordinatore del Forum per il Piano Strategico e gli interventi di molti esponenti del mondo economico riminese, del Presidente della Provincia e del Vice Sindaco. Ho letto inoltre quanto apparso sulla stampa in questi giorni in materia, compresa la lettera del Coordinatore del Forum che invitava i giovani alla partecipazione, e le note dell’Architetto Felicia Bottino, Coordinatrice del Comitato scientifico del Piano stesso.
Le prime anticipazioni ascoltate mi preoccupano; la dichiarazione del Coordinatore del Forum che i modelli di riferimento sono Montecarlo e le Maldive, le dichiarazioni di alcuni referenti delle Categorie Economiche che fanno intravedere una difesa corporativa degli interessi di parte, l’esplicita dichiarazione del Vice Sindaco, Assessore delegato che la politica deve fare un passo indietro (per lasciare il passo a chi?) e che da più parti si usa il termine sviluppo sostenibile ma si pensa ancora ad una ulteriore antropizzazione del territorio (sia richiedendo, adducendo motivazioni poco condivisibili, incrementi di indici di edificazione ove prevista e/o trasformazioni in edificabile, sia per residenziale che per produttivo/direzionale, di terreni con destinazioni agricole o, addirittura, a verde pubblico) e non invece ad un’analisi delle necessità reali e future del territorio affiancate a attente letture di capacità di carico socio-ambientali, l’assenza ad oggi dal dibattito di soggetti portatori di attenzioni sociali mi impensieriscono.

Alla luce di quanto sopra, ritengo, come ci ricorda Don Luigi Ciotti, sia il momento di impegnarsi.

La sensazione che vivo è che a Rimini stia venendo alla luce in modo ancora più esplicito, se ce ne era bisogno, che spesso chi governa da l’impressione di guardare prioritariamente l’economia e gli interessi di pochi e non i bisogni della maggior parte dei cittadini, siano essi lavoratori, imprenditori, studenti, pensionati, donne o uomini.
Se a questo affianchiamo anche la vergogna riminese che la città, alla luce dei redditi ufficiali dichiarati, è alla soglia della povertà (nonostante le esplicite anomalie che presentiamo: altissima concentrazione di Istituti di credito, tenore di vita di molti che necessita di notevoli disponibilità economiche) e che questa è un’offesa a coloro che sono realmente in difficoltà e che spesso si vedono scavalcati nei diritti da chi non ha scrupoli, penso sia giunto il momento che gli onesti si mobilitino.

Il pericolo che abbiamo di fronte è quello che il Piano Strategico privilegi gli aspetti economici a quelli sociali. Il rischio di progettare un modello riminese che veda ospiti e cittadini come “tubi digerenti”, usando le parole di Padre Zanotelli, è concreto. Una società che lascia indietro gli ultimi non ha futuro.

E’ ora di attivarsi.

Per me, uomo di sinistra che ha la fortuna di avere una formazione economica e turistica, di aver fatto importanti esperienze cooperative, aziendali, formative e nel settore pubblico, sia da eletto che da quadro, di essere nel momento di maturità personale e professionale, come ci insegnano altri Paesi Europei, avendo 39 anni e, soprattutto, di avere solidi principi etici, è inimmaginabile osservare che le forze politiche del Centrosinistra accettino servilmente questa strada e che ognuno di noi accetti passivamente la situazione.

Chi vive tutti i giorni a contatto con coloro che soffrono e che fanno fatica, che dialoga con chi incontra quotidianamente sia in ambiti lavorativi che di tempo libero, che si impegna per provare ad invertire la tendenza predominante di vedere che il futuro possa essere solo peggiore del presente, che è consapevole dei disagi sociali crescenti in ogni fascia di età, partendo dalle generazioni più giovani, non può tacere, estraniarsi dal dibattito. 

In questi anni ho conosciuto molti degli attuali Amministratori Pubblici e dei Rappresentanti dei Partiti dell’Unione. Ho più volte ed in ogni occasione, fino a pensare di essere visto come un rompiscatole, provato a sollecitarli sui temi sociali, sul mettere al centro dell’agenda politica un dibattito su come trovare concretamente strade di dialogo e di partecipazione, in una società che inevitabilmente cambia, che possano favorire la cittadinanza attiva e non il ricorso a scelte ottuse e proibizioniste dove prevale l’io al noi, l’interesse individuale a quello collettivo, il facile rinchiudere invece del difficile prevenire.

Penso che la Politica debba tornare a svolgere il ruolo indispensabile che le compete e che merita. Oggi è divenuto imprescindibile tornare ad ascoltare tutti i cittadini, interpretare le loro richieste, praticare esperienze di Democrazia Partecipata, sia nei Partiti che durante momenti pubblici di dibattito su argomenti che riguardano la coesione sociale.

Se non troviamo luoghi di discussione e non otteniamo risposte, tocca a noi provare ad attivare gli interlocutori politici, auspicando che le nostre voci possano essere ascoltate e meditate; nel momento in cui i cittadini stanno sempre più allontanandosi dalla politica, i molti politici locali che svolgono il proprio compito con un reale spirito di servizio, e non di tornaconto personale, dovrebbero cogliere l’occasione che abbiamo davanti con grande entusiasmo e passione.

Rimini è sempre stata e sarà capace di trovare la strada in grado di poter giocare quel ruolo importante che sappia coniugare equità e giustizia tra le generazioni attuali e quelle future.
L’unica strada percorribile nel lungo periodo è quella di saper fare ospitalità senza costruire barriere; solo accogliendo tutti saremo in grado di mantenere una qualità della vita alta.
Abbiamo intelligenze, capacità e intraprendenza. Bisogna saperle attivare, saperle coinvolgere. Bisogna avere voglia di mettersi in gioco in prima persona, senza timore di essere giudicati. Bisogna avere l’umiltà di ascoltare, di saper individuare le priorità per gli interessi dell’intera città, del nostro futuro.

Avviamo realmente momenti di Democrazia Partecipata dove sia possibile confrontarsi e crescere.
Ognuno si adoperi per la propria parte: gli Organi di Stampa mettano a disposizione spazi predefiniti dove chi ha delle idee le può renderle pubbliche, i Partiti Politici costruiscano momenti di formazione e di dibattito per informare e far maturare tra i propri iscritti ed elettori l’opportuna coscienza politica e civile, il Sindaco, la Giunta e la “macchina comunale” creino luoghi dove è possibile avere in modo esaustivo e completo le informazioni necessarie.

La partecipazione attiva della città darà la forza al Sindaco ed ai Rappresentanti del Consiglio Comunale per aumentare la consapevolezza e rafforzare le convinzioni per esercitare a pieno titolo quel ruolo fondamentale cui sono stati democraticamente delegati dagli elettori.

Alfio Fiori
alfio.fiori@libero.it
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gio 12 lug 2007 13:00 ~ ultimo agg. 30 nov 00:00
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Pubblichiamo una lettera inviata da Alfio Fiori sul nuovo Piano Strategico di Rimini:

Ai Cittadini di Rimini,

Ad Alberto, Sindaco di Rimini
A Maurizio, Vice Sindaco, Assessore delegato al Piano Strategico
A tutti coloro con cui ho condiviso riflessioni

Oggetto: lettera aperta per giocare insieme un ruolo attivo sul Piano Strategico di Rimini.

Da alcuni giorni è iniziato l’iter per l’elaborazione del Piano Strategico del Comune di Rimini; come cita il comunicato ufficiale del 27 febbraio, questo nuovo strumento di pianificazione a lunga prospettiva (20 anni) pone al centro dell’azione degli Enti pubblici una visione dell’interesse collettivo, da definire non in modo astratto ma attraverso l’attivo coinvolgimento e la partecipazione di tutti i soggetti del territorio.
L’obiettivo principale del Piano Strategico del Comune di Rimini è lo sviluppo della città, da raggiungersi attraverso la riqualificazione ambientale, la valorizzazione delle infrastrutture, il supporto sociale, la promozione del turismo, l’esaltazione dell’identità multiculturale del territorio.

Queste note che invio, attraverso gli organi di stampa, a tutti i Cittadini di Rimini sono il frutto di alcune considerazioni sulle priorità cui, a mio parere, il costruendo Piano Strategico del Comune dovrebbe attenersi.

Ricordo a tutti che gli impegni presi dall’Amministrazione Comunale sono:
entro il mese di settembre 2007 presentazione del documento preliminare ‘Verso il Piano’, frutto di una prima fase dedicata all’analisi di contesto e alla ricognizione di prospettive e criticità territoriali attraverso una larga campagna di informazione e partecipazione,
giungere nel primo semestre del 2009 al documento finale di Piano strategico.

Nel rispetto degli impegni lunedì 2 luglio ha preso concretamente avvio il processo di elaborazione del Piano Strategico attraverso la sottoscrizione di un Protocollo di intesa da parte degli Enti costituenti il Comitato promotore per il Piano Strategico ossia Comune, Provincia, Camera di Commercio e Fondazione della Cassa di Risparmio.
Non avendo potuto assistere al momento pubblico ho provato a cercare sul sito del Comune di Rimini traccia di quanto sottoscritto al fine di valutare gli argomenti trattati e come partecipare attivamente al lavoro. Non trovando ad oggi nulla, provo a sollecitare pubblicamente quella reale apertura, dichiarata in ogni occasione, di un dibattito che possa permettere l’effettiva partecipazione a tutti coloro che, non potendo rappresentare qualcuno che ha diritto a sedersi al tavolo del Forum (Amministratori Eletti, Partiti Politici, Associazioni di Categoria, Sindacati), si sentono di poter dare un libero contributo all’importante atto che, come dichiarato il Sindaco, ha il compito di “individuare le prossime vocazioni, e dunque il futuro, di una realtà trainante e non declinante come Rimini” attraverso “una discussione ampia e partecipata nella città per poi aprirci al dialogo con le migliori intelligenze internazionali”

Il 27 giugno alla tavola rotonda organizzata da Legacoop di Rimini, insieme ad altri cooperatori, ho ascoltato, non essendo previsto il dibattito, la comunicazione del Coordinatore del Forum per il Piano Strategico e gli interventi di molti esponenti del mondo economico riminese, del Presidente della Provincia e del Vice Sindaco. Ho letto inoltre quanto apparso sulla stampa in questi giorni in materia, compresa la lettera del Coordinatore del Forum che invitava i giovani alla partecipazione, e le note dell’Architetto Felicia Bottino, Coordinatrice del Comitato scientifico del Piano stesso.
Le prime anticipazioni ascoltate mi preoccupano; la dichiarazione del Coordinatore del Forum che i modelli di riferimento sono Montecarlo e le Maldive, le dichiarazioni di alcuni referenti delle Categorie Economiche che fanno intravedere una difesa corporativa degli interessi di parte, l’esplicita dichiarazione del Vice Sindaco, Assessore delegato che la politica deve fare un passo indietro (per lasciare il passo a chi?) e che da più parti si usa il termine sviluppo sostenibile ma si pensa ancora ad una ulteriore antropizzazione del territorio (sia richiedendo, adducendo motivazioni poco condivisibili, incrementi di indici di edificazione ove prevista e/o trasformazioni in edificabile, sia per residenziale che per produttivo/direzionale, di terreni con destinazioni agricole o, addirittura, a verde pubblico) e non invece ad un’analisi delle necessità reali e future del territorio affiancate a attente letture di capacità di carico socio-ambientali, l’assenza ad oggi dal dibattito di soggetti portatori di attenzioni sociali mi impensieriscono.

Alla luce di quanto sopra, ritengo, come ci ricorda Don Luigi Ciotti, sia il momento di impegnarsi.

La sensazione che vivo è che a Rimini stia venendo alla luce in modo ancora più esplicito, se ce ne era bisogno, che spesso chi governa da l’impressione di guardare prioritariamente l’economia e gli interessi di pochi e non i bisogni della maggior parte dei cittadini, siano essi lavoratori, imprenditori, studenti, pensionati, donne o uomini.
Se a questo affianchiamo anche la vergogna riminese che la città, alla luce dei redditi ufficiali dichiarati, è alla soglia della povertà (nonostante le esplicite anomalie che presentiamo: altissima concentrazione di Istituti di credito, tenore di vita di molti che necessita di notevoli disponibilità economiche) e che questa è un’offesa a coloro che sono realmente in difficoltà e che spesso si vedono scavalcati nei diritti da chi non ha scrupoli, penso sia giunto il momento che gli onesti si mobilitino.

Il pericolo che abbiamo di fronte è quello che il Piano Strategico privilegi gli aspetti economici a quelli sociali. Il rischio di progettare un modello riminese che veda ospiti e cittadini come “tubi digerenti”, usando le parole di Padre Zanotelli, è concreto. Una società che lascia indietro gli ultimi non ha futuro.

E’ ora di attivarsi.

Per me, uomo di sinistra che ha la fortuna di avere una formazione economica e turistica, di aver fatto importanti esperienze cooperative, aziendali, formative e nel settore pubblico, sia da eletto che da quadro, di essere nel momento di maturità personale e professionale, come ci insegnano altri Paesi Europei, avendo 39 anni e, soprattutto, di avere solidi principi etici, è inimmaginabile osservare che le forze politiche del Centrosinistra accettino servilmente questa strada e che ognuno di noi accetti passivamente la situazione.

Chi vive tutti i giorni a contatto con coloro che soffrono e che fanno fatica, che dialoga con chi incontra quotidianamente sia in ambiti lavorativi che di tempo libero, che si impegna per provare ad invertire la tendenza predominante di vedere che il futuro possa essere solo peggiore del presente, che è consapevole dei disagi sociali crescenti in ogni fascia di età, partendo dalle generazioni più giovani, non può tacere, estraniarsi dal dibattito.

In questi anni ho conosciuto molti degli attuali Amministratori Pubblici e dei Rappresentanti dei Partiti dell’Unione. Ho più volte ed in ogni occasione, fino a pensare di essere visto come un rompiscatole, provato a sollecitarli sui temi sociali, sul mettere al centro dell’agenda politica un dibattito su come trovare concretamente strade di dialogo e di partecipazione, in una società che inevitabilmente cambia, che possano favorire la cittadinanza attiva e non il ricorso a scelte ottuse e proibizioniste dove prevale l’io al noi, l’interesse individuale a quello collettivo, il facile rinchiudere invece del difficile prevenire.

Penso che la Politica debba tornare a svolgere il ruolo indispensabile che le compete e che merita. Oggi è divenuto imprescindibile tornare ad ascoltare tutti i cittadini, interpretare le loro richieste, praticare esperienze di Democrazia Partecipata, sia nei Partiti che durante momenti pubblici di dibattito su argomenti che riguardano la coesione sociale.

Se non troviamo luoghi di discussione e non otteniamo risposte, tocca a noi provare ad attivare gli interlocutori politici, auspicando che le nostre voci possano essere ascoltate e meditate; nel momento in cui i cittadini stanno sempre più allontanandosi dalla politica, i molti politici locali che svolgono il proprio compito con un reale spirito di servizio, e non di tornaconto personale, dovrebbero cogliere l’occasione che abbiamo davanti con grande entusiasmo e passione.

Rimini è sempre stata e sarà capace di trovare la strada in grado di poter giocare quel ruolo importante che sappia coniugare equità e giustizia tra le generazioni attuali e quelle future.
L’unica strada percorribile nel lungo periodo è quella di saper fare ospitalità senza costruire barriere; solo accogliendo tutti saremo in grado di mantenere una qualità della vita alta.
Abbiamo intelligenze, capacità e intraprendenza. Bisogna saperle attivare, saperle coinvolgere. Bisogna avere voglia di mettersi in gioco in prima persona, senza timore di essere giudicati. Bisogna avere l’umiltà di ascoltare, di saper individuare le priorità per gli interessi dell’intera città, del nostro futuro.

Avviamo realmente momenti di Democrazia Partecipata dove sia possibile confrontarsi e crescere.
Ognuno si adoperi per la propria parte: gli Organi di Stampa mettano a disposizione spazi predefiniti dove chi ha delle idee le può renderle pubbliche, i Partiti Politici costruiscano momenti di formazione e di dibattito per informare e far maturare tra i propri iscritti ed elettori l’opportuna coscienza politica e civile, il Sindaco, la Giunta e la “macchina comunale” creino luoghi dove è possibile avere in modo esaustivo e completo le informazioni necessarie.

La partecipazione attiva della città darà la forza al Sindaco ed ai Rappresentanti del Consiglio Comunale per aumentare la consapevolezza e rafforzare le convinzioni per esercitare a pieno titolo quel ruolo fondamentale cui sono stati democraticamente delegati dagli elettori.

Alfio Fiori
alfio.fiori@libero.it