Il Crocifisso non é un segno condiviso? Anche da Rimini il disaccordo
Per il giudice dell’Aquila Marco Montanaro il crocifisso non rappresenta un patrimonio condiviso da tutti i cittadini. Una sentenza che fa discutere e che ha mobilitato, in primis, il mondo cattolico.
Il Cardinal Camillo Ruini, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha definito la decisione sorprendente. “Il crocifisso – ha dichiarato – esprime l’anima del nostro paese e non va rimosso”.
La sentenza è stata contestata anche dal Minisitero alla Pubblica Istruzione: il ministro Moratti ha annunciato che presenterà ricorso e che nelle aule rimarranno esposti i crocifissi come previsto dalla legge del 1923, mai abrogata, che obbliga ad esporre i crocifissi nelle scuole e nei tribunali.
Il dibattito sulle radici cristiane dell’Europa é anche al centro dei lavori dell’Unione Europea, spiega
Antonio Marra, dirigente scolastico provinciale.
Anche la maggior parte delle forze politiche, da ambo gli schieramenti, si sono dette indignate di fronte alla decisione. C’è anche chi cerca di andare al di là del caso specifico, alla ricerca di nuovi processi d’integrazione, dettati dai cambiamenti di una società sempre più multietnica, come
Arrigo Albini, assessore all’Istruzione del comune di Rimini.
Non c’è di mezzo solo la fede, ma anche l’identità culturale di un paese, che se vuole confrontarsi con altre culture deve radicarsi nelle proprie.
Don Guido Benzi direttore dell’Ufficio Catechistico diocesano, rivendica la legittimità del crocefisso come simbolo delle radici religiose culturali e religiose del nostro paese e ricorda che non é giusta far pesare queste polemiche sulla testa dei bambini.