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Palestina: convivenza o distruzione

In foto: 52 anni di lotte rischiano di far perdere la fiducia nel dialogo DOMENICA 24 giugno, terminato il periodo di riposo trascorso a Sogliano mons. Pietro Sambi torna in Terra Santa. Da più di trent’anni svolge la sua "missione" nel mondo e da tre anni è Nunzio Apostolico in Israele e Cipro e delegato in Gerusalemme e Palestina. Una terra che raccoglie la storia e la sofferenza di una convivenza difficile tra Cristiani, Ebrei e Palestinesi.
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lun 25 giu 2001 11:30 ~ ultimo agg. 00:00
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Non traspare stanchezza dall’espressione di mons. Sambi, ma la fermezza e la serenità di chi guarda il futuro con gli occhi della fede.

“Io considero la mia missione in Terra santa un vertice. Sento, come cristiano, che devo fare tutto il possibile per aiutare la pace e devo assumermi tutte le sofferenze dei Cristiani che vivono su quella terra. D’altra parte si può passare per Gerusalemme senza soffermarsi nel luogo di sofferenza di Getsemani?”.

Dal 1971 al ‘75 è stato in Terra Santa come segretario della Delegazione Apostolica e nel ‘98 è tornato come Nunzio. Quali cambiamenti sono avvenuti?

“Gerusalemme si è estesa enormemente, si è lasciato spazio al verde, si sono costruite strade e le case, in pietra, conferiscono anche una certa bellezza sotto l’aspetto architettonico e paesaggistico. Sotto l’aspetto religioso sono molto migliorati i rapporti tra le diverse Chiese cristiane.

Di negativo c’è che dopo trent’anni i rapporti tra popolazione Araba e Israeliana sono molto più tesi, c’è un deterioramento creato dalla lotta politica.

Fino a settembre dell’anno scorso ci si aspettava la firma di un accordo globale e quindi un periodo di pace.

Poi c’è stato un fal limento e il prevalere di un desiderio di vendetta tra i due popoli, accompagnato da paura. Oggi la situazione è negativa per entrambi. E’ impressionante come la guerra disumanizzi: pur di far male all’altro non si guarda al male che si fa a se stessi.

La geografia ha messo Ebrei e Palestinesi accanto, ognuno può scegliersi gli amici, ma non i vicini, e con questi o si trova il modo pacifico di convivere o si arriva a distruggersi”.

A che punto sono, se ci sono, le trattative di pace?

“Nella situazione di questi giorni appare chiaro che i due leaders politici non riusciranno a sedersi allo stesso tavolo per trattare la pace. È vero che devono essere i diretti interessati ad impegnarsi per la pace, ma per raggiungere questo obiettivo ci vogliono degli aiuti esterni. Dal punto di vista morale, spirituale, e umano la Chiesa ha un grande ruolo da giocare; per l’aspetto politico, economico, e di sicurezza l’impegno tocca alle grandi potenze del mondo. In questi ultimi giorni la Santa Sede, gli Stati Uniti, l’Unione Europea, la Russia si sono mossi, perché la situazione non precipiti nell’orrore totale. È stato fatto un piccolo passo; la firma di un accordo per la cessazione dello stato di belligeranza. Solo il tempo ci dirà se reggerà, ma al momento le violenze continuano. A questo primo accordo dovrebbe seguire un periodo di calma per ristabilire la fiducia tra Israeliani e Palestinesi, poi dovrebbero riprendere i negoziati di pace”.

È solo una situazione di responsabilità ai vertici o anche la popolazione può avere un suo ruolo determinante?

“La cosa più grave è che i popoli stessi hanno perduto la fiducia di raggiungere la pace attraverso il dialogo. È una situazione difficile e delicata ci sono alle spalle 52 anni di lotte. In questo piccolo fazzoletto di terra ci sono i cuori di circa due miliardi di Cristiani, un miliardo e duecento m ilioni di musulmani e diciassette milioni di Ebrei. Proprio per questo interesse mondiale la pace in Terra Santa è un elemento fondamentale e determinante per la pace nel mondo. Anche verso le altre grandi religioni come Buddismo e Induismo appare uno spettacolo demoralizzante che tre religioni monoteiste che hanno in Gerusalemme la loro Città Santa, non riescono a trovare un accordo e convivere nella pace. Vorrei che tutti gli appartenenti alle tre religioni, da vicino e da lontano si impegnassero per creare un movimento di pace. Quella è una Terra che ha una particolare predilezione di Dio. È impressionante come in quella Terra Gesù abbia lottato moltissimo col maligno. Sono tentato a pensare che là sia particolarmente attivo satana per danneggiare nel cuore degli uomini l’opera di Dio.

C’è un antico canto liturgico che dice: “Dove c’è carità e amore lì c’è Dio”, ma è anche vero il contrario dove c’è violenza, vendetta e distruzione lì non c’è Dio” o almeno non c’è spazio per Dio”.

Marisa Arrigoni