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Il Rimini salvo sul campo, adesso la palla passa a De Meis

In foto: La coreografia della Curva Est (foto Gilberto Poggi)
La coreografia della Curva Est (foto Gilberto Poggi)
di Roberto Bonfantini   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
dom 29 mag 2016 11:38 ~ ultimo agg. 1 ago 11:13
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Leo Acori ha definito la salvezza conquistata dal Rimini dopo la doppia sfida di play out con L’Aquila (1-1 all’andata e 3-1 al ritorno) il risultato più grande della sua storia riminese. E stiamo parlando del tecnico che ha riportato i biancorossi in C1 quando sembravano “condannati” ad una vita “da C2”. Poi in B, quindi a sfiorare i play off per la promozione in A, miglior risultato di sempre della ultracentenaria storia del sodalizio biancorosso. Non a caso il tecnico di calcio più vincente sotto l’Arco d’Augusto ha voluto ricordare il presidentissimo Vincenzo Bellavista, e l’applauso nella sala stampa del “Romeo Neri” è partito spontaneo.

“È stato anche quello che mi ha portato via più energie” ha aggiunto il condottiero di Tordandrea. Il perché è noto a tutti. Ed i giocatori, presentatisi compatti in sala stampa, lo hanno sottolineato: “nessuno ci ha mai dato una mano, a parte quando è arrivata la Lega un po’ in nostro sostegno. Ma a livello societario veramente poco, anzi niente. Ci è mancato tutto. Oggi a dimostrazione addirittura non c’era (in riferimento al presidente Fabrizio De Meis, ndr), chissà perché, dov’era”.

Al di là dell’astio, travestito da ironia, palesato dai giocatori biancorossi subito dopo l’impresa, comprensibile per chi ha passato mesi di incertezza, adesso la nave va portata in porto (per continuare sull’onda della splendida coreografia della Curva Est) anche a livello societario.

E se il risultato del campo era tutt’altro che scontato, ed i biancorossi hanno stupito soprattutto per la “leggerezza mentale” con la quale hanno affrontato la partita della vita, giocando forse la migliore gara della stagione, la salvezza della società è una faccenda ancora più complicata.

Lo stesso Acori a fine gara ha detto che non ci sono le condizioni perché lui possa restare a Rimini (“qui non si può fare più di così”) e ha invitato il presidente De Meis a farsi da parte: “l’unica cosa che gli rimprovero – ha continuato – è di non aver ceduto il Rimini dopo la chiusura della sua attività. Da solo non ce la può fare, penso debba lasciare”.

Entro il 30 giugno il Rimini dovrà adempiere le pratiche per l’iscrizione al prossimo campionato di LegaPro. In soldoni, dovrà depositare una fidejussione di 350mila euro e surplus da depositarsi se il monte ingaggi supererà 1.5, due o tre milioni di euro, dimostrare l’assenza di debiti e depositare la somma iniziale quale garanzia. Un mese di tempo, quindi, a disposizione del presidente De Meis per trovare la soluzione e soprattutto i soldi per garantire al Rimini un futuro tra i professionisti.

Adesso la palla passa a lui. Il dissequestro del 30% delle quote sociali decretato dal Tribunale gli permette di poter parlare con tutti, e non più solo con Luukap. Adesso che il Rimini sul campo ha conquistato il diritto a partecipare alla LegaPro 2016-2017 è sicuramente più appetibile rispetto ad una società di serie D. Ma il tempo è tiranno.

Se c’è qualcuno che vuole veramente aiutare il Rimini lo faccia adesso o mai più. Sarebbe un delitto vanificare l’impresa dei “gladiatori” biancorossi.