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Casa della Pace, tregua armata col Comune. Al vaglio via Brighenti e Astoria

Un problema politico ancor prima che logistico: per le tante anime della Casa della Pace, essere decentrate, smembrate o comunque penalizzate – hanno spiegato oggi alla stampa – sarebbe un segno preciso della volontà di negare spazi di integrazione e confronto tra culture diverse. L’edificio di via Tonini, che da 20 anni ospita associazioni culturali e sociali di vario tipo, è stato richiesto dal Comune per destinarlo ad attività di turismo scolastico. A scapito di un punto di riferimento per l’associazionismo, che ospita importanti archivi e che, dalle scuole di italiano alle consulenze di vario tipo, grazie al volontariato svolge servizi sociali a costo zero per l’amministrazione. Eppure, dopo la notizia dello sfratto, l’avvio di trattativa è stato brusco: alla Casa della Pace parlano di frasi poco felici di funzionari comunali che rivendicavano come quella fosse proprietà loro. Poi un paio di ipotesi oggi sono emerse. Il recupero di una palazzina in via Brighenti, per conservare la posizione centrale, o spazi nell’ambito della riqualificazione dell’ex cinema Astoria. Ma, al di là della sede, la vicenda apre a un dibattito più ampio: “Fare cultura non può voler dire solo una cultura istituzionale – spiega Giovanni Ceccarelli, presidente della Casa della Pace – ma incontrare tutte le culture che ci sono in questa città. Un uso diverso degli spazi significa che gli spazi che questo Comune amministra devono essere risorse per tutta la città, non solo per le istituzioni. E dobbiamo cercare di arricchire il centro storico con proposte culturali importanti, perchè è di questo che oggi ha bisogno”.
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