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Emergenza casa, allarme CGIL: servono alloggi ad affitto calmierato

Per una provincia che ha costruito la propria fortuna sull’ospitalità e di conseguenza sulla capacità di edificare alloggi temporanei per i vacanzieri, il concetto di casa è naturale che appaia spesso distorto. Casa che diventa albergo, investimento, bene rifugio, rendita fondiaria, motore immobiliare. La casa come dimora per cittadini stanziali, necessità primaria e fattore di coesione sociale è argomento poco ghiotto per i poteri economici forti. Tra l’altro lo spostamento di cospicue liquidità sulla rendita immobiliare non aiuta il sistema economico produttivo ad investire su stesso e a rinnovarsi e qualificarsi.
Nella provincia di Rimini le famiglie proprietarie dell’abitazione in cui vivono sono il 75%. Se si considera che il costo medio di un affitto è di 600-700 euro mensili è facile comprendere che sia più “economico” fare un mutuo, magari ventennale o trentennale.
Più economico perché non si può fare altrimenti, ma quanti ben volentieri rinuncerebbero a questo debito a vita se si trovassero alloggi con facilità, a prezzo equo e senza anticipazioni di diverse mensilità? Attualmente però è impensabile che la rotta possa essere invertita e solo una forte presenza di edilizia residenziale pubblica potrebbe regolare il mercato. L’ERP provinciale presenta la percentuale più bassa di tutta la Regione con 1800 alloggi circa (pari al 3,5% del patrimonio ERP regionale). La sua incidenza sul sistema casa è solo dell’1,5% e non riesce a calmierare né il prezzo né gli affitti a fronte di una domanda di 2.154 alloggi ERP.
I dati dell’ultimo censimento dicono che il numero delle famiglie è aumentato del 16,5% e che è diminuita la composizione dei nuclei familiari (in media 2,6 per nucleo) con più anziani soli, più single, più famiglie monogenitore. Gli immigrati regolari, circa 20.000, rappresentano l’8% della popolazione e vivono per il 72% in condizioni di sovraffollamento.
Altro elemento che altera un mercato già distorto è quello rappresentato dagli studenti, circa 5.000 costretti a pagare per un posto letto 250-300 euro.
Il caso della nonna senza tetto che chiede di essere adottata non è che il coperchio di una pentola dentro la quale molti non vogliono vedere cosa si nasconde realmente. Come possiamo considerarci una società civile e sviluppata sapendo che migliaia di persone vivono in alloggi fatiscenti e sovraffollati? La vergogna sociale spesso si consuma nelle chiacchiere dei vicini casa, e in qualche caso arriva sulle pagine dei giornali quando le forze dell’ordine scoprono gli invivibili “laboratori cinesi” o le stanze dove stanno ammassati tanti “vu cumprà”. Accanto al controllo del territorio da parte di chi, a vario titolo, ne ha la responsabilità, è urgente che i Comuni investano sulle politiche abitative innanzi tutto recuperando e riqualificando il patrimonio immobiliare esistente sia pubblico che privato. Inoltre vanno definiti appositi dispositivi sanzionatori per assicurare la stabilità abitativa, penalizzando fiscalmente le case sfitte e salvaguardando la legalità contrattuale e fiscale.
Riteniamo e proponiamo che tutti i soggetti a responsabilità sociale coinvolgibili: amministrazioni, imprese, banche, fondazioni, attraverso una programmazione concertata anche con le parti sociali, debbano darsi l’obiettivo minimo, per i prossimi anni, oltre all’ERP che va ampliata, di 1000 alloggi a 300 euro di affitto al mese e senza che per questo vengano realizzati nuovi insediamenti.
Ciò, considerando i tagli effettuati dal governo Berlusconi all’edilizia popolare e la svendita del patrimonio pubblico, favorirebbe il bisogno di alloggi dei lavoratori in mobilità, delle giovani coppie, di anziani, studenti, immigrati e di tutti coloro che ne hanno bisogno. Auspichiamo che tale obiettivo venga inserito nei programmi di legislatura per le prossime elezioni amministrative comunali.

Graziano Urbinati
Segreteria CGIL Rimini